Il Tiro con l’Arco è un’attività sportiva nella quale occorrono doti e capacità di estrema destrezza, nella quale si eseguono movimenti precisi, rapidi e armonici ed è richiesto un impegno muscolare, anche se di media entità, determinato quasi esclusivamente dalla tensione dell’arco, ove un carico derivato dalla trazione della corda di un arco al momento dello scoccare può arrivare a 23 kg e anche oltre.
Durante il tiro il corpo deve restare in equilibrio e il mantenimento di un elevato controllo posturale in tutte le fasi è fondamentale.
Anche le risorse mentali ricoprono un ruolo decisivo in questo sport, relativamente alla gestione dell’ansia e soprattutto alla conoscenza che ogni atleta deve avere del proprio livello di “attivazione” psicofisiologico, associato al proprio rendimento ottimale.
La Federazione Italiana Tiro con l’Arco (FITARCO) prevede tre differenti tipologie di competizioni: Tiro alla Targa, Tiro Indoor e Tiro di Campagna.
Tra le modalità di svolgimento delle suddette gare vi sono:
– La gara FITA (Competizione Olimpica) organizzata su un campo livellato dove vengono allineate già alla massima distanza un certo numero di “batti frecce” variabili, a seconda del numero dei partecipanti. I bersagli sono posti alle distanze di 90, 70, 50, 30 metri per gli uomini e a 70, 60, 50, 30 metri per le donne. Le modalità di tiro prevedono una serie di 36 frecce per ogni distanza; il bersaglio ha un diametro di 122cm per le lunghe distanze e di 80 cm per le distanze di 50 e 30 metri ed è formato da cerchi concentrici colorati corrispondenti al valore dei punteggi che vanno da 10 (giallo) a 1 (bianco).
– Il Tiro al chiuso o Indoor si svolge generalmente all’interno di palazzetti sportivi, su una distanza di 18 metri o di 25 metri. In totale vengono tirate 60 frecce su un pannello di 40 cm dai 18 metri e da 60 cm dai 25 metri. Il punteggio viene conteggiato in modo simile alle gare FITA.
– Il Tiro di campagna (Hunter e Field), è una competizione che si svolge in due giorni distinti, rievoca la caccia poiché si svolge su terreni accidentati, in mezzo a boschi o aree di campagna vera e propria. Il percorso viene allestito in precedenza e si dispongono 12 piazzole di tiro per ciascun giorno di gara, oppure 24 piazzole nelle gare a livello internazionale o nei campionati italiani. Le particolari condizioni ambientali rendono questa competizione unica e di grande fascino.
Un po’ di storia
Per secoli e secoli, l’uomo si è servito dell’arco per cacciare, così come accade ancora tra alcune popolazioni aborigene dell’Africa e dell’Amazzonia.
Pitture rupestri datate 20.000-30.000 anni fa, poste sulle pareti di alcune grotte in Francia, Italia, Germania e in Spagna raffigurano uomini impegnati in attività di caccia per mezzo dell’arco, mentre gli antichi Egizi intorno al 3500 a.C. utilizzavano l’arco come strumento di guerra; esso era alto quanto una persona e le punte delle frecce erano di bronzo e pietra.
Gli Assiri intorno al 1800 a.C. crearono un arco più piccolo, composto di pelle, corno e legno, con forma ricurva; materiali e forma consentivano una maggiore potenza e davano loro la possibilità di utilizzarlo mentre montavano i cavalli.
Nella Guerra dei cent’anni tra il Regno di Francia e il Regno di Inghilterra, e più precisamente durante la battaglia di Azicourt del 1415 i veri protagonisti strategici furono proprio gli archi Longbow.
L’utilizzo dell’arco come arma da guerra diminuì rapidamente dopo l’invenzione dell’arma da fuoco nel XVII secolo ma nel secolo precedente se ne era scoperto l’utilizzo ludico. Nel 1537 il Re Enrico VIII promosse infatti il tiro con l’arco sportivo in Inghilterra e venne istituita una società arcieristica. Diverse società vennero fondate durante il corso di tutto il XVII secolo e la nascita di numerosi tornei confermarono il successo del tiro con l’arco come sport da competizione. Nel 1787, quindi, anche le donne furono ammesse in una società arcieristica.
Il tiro con l’arco fu inserito per la prima volta tra le discipline olimpiche nell’edizione di Parigi del 1900 anche per ricordare un fondatore dei primi giochi mitologici, l’arciere Ercole. In assenza, però, di una carta normativa, la disciplina fu accantonata dopo l’edizione del 1920. Nel 1931 nella allora città polacca di Leopoli, alcuni appassionati tiratori misero a punto un regolamento per dare validità alle loro gare. Da lì a breve nacque la FITA (Federazione Internazionale di Tiro con l’Arco) che divenne il punto di riferimento normativo e organizzativo sino a condurre questa attività sportiva a figurare nuovamente e definitivamente tra le discipline olimpiche a partire dalle Olimpiadi di Monaco del 1972.
Nel 1959, intanto, era stata organizzata all’Arena Civica di Milano la prima gara internazionale e nel 1961 era nata in Italia la “FITARCO” (Federazione Italiana Tiro con l’Arco).
Tipologie e caratteristiche dell’arco
Con la regolamentazione olimpica della disciplina, gli archi che in precedenza erano formati da un’unica anima e con una semplice impugnatura posta al centro di esso, mutarono in archi compositi a doppia curvatura. I materiali prescelti furono diversi, dal legno di acero alla fibra di vetro; per l’impugnatura invece furono utilizzate leghe di alluminio e di magnesio pressofuso, poi sostituite da alluminio fresato lavorato con frese particolari a conteggio numerico, programmate elettronicamente mediante computer.
I flettenti, che servono ad imprimere potenza all’arco, sono tenuti insieme e incollati in lamine di carbonio e legno, in grado di trasmettere alte prestazioni di velocità e stabilità.
Ogni arco è costituito da un elemento centrale detto “Riser” e da due flettenti che agli estremi sono provvisti di un incavo per far posto alla corda e sono detti “tip”.
Anche le frecce col passare dei tempi hanno subito importanti trasformazioni: da frecce con l’asta di legno di cedro e con penne naturali di tacchino, si è giunti a quelle di alluminio con rivestimento in carbonio e con penne sintetiche. Le corde, invece, prima costituite da fibre naturali intrecciate, sono ora sintetiche in kevlar.
Nell’ordinamento federale vengono considerate tre tipologie arcieristiche:
1. Arco Olimpico: si può attrezzare il proprio arco per migliorarne la prestazione a livello di stabilità e precisione grazie, ad esempio, ad ammortizzatori di vibrazioni, stabilizzatori e il mirino.
2. Arco Nudo: è vietato all’arciere di attrezzare il proprio arco.
3. Compound: il regolamento è meno restrittivo e consente l’utilizzo di una lente di ingrandimento per migliorare la mira.
A seconda dell’occhio dominante esistono archi per tiratori di destro e archi per mancini. Gli archi destri si impugnano con la mano sinistra e la destra si occupa di mettere in tensione la corda, mentre per i mancini l’impugnatura sarà esattamente speculare.
Come si tira con l’arco
Posizione: Per avere una postura di tiro occorre un buon appoggio sul terreno,con la distanza tra i piedi uguale alla larghezza delle spalle. Il posizionamento del corpo dell’arciere verso il bersaglio viene detto sagittale.
Preparazione per la pre-carica: La fase nella quale viene sistemata la freccia nell’arco e incoccata sulla corda.
La presa dell’arco: Il punto di pressione della mano sull’impugnatura deve trovarsi sempre nella stessa posizione così che l’arco reagisca sempre in uguale maniera e l’uscita della freccia non venga disturbata.
Aggancio della corda: la prima falange del dito indice e dell’anulare vengono posizionati davanti alla corda e la falange del dito medio dietro la stessa.
Trazione: Questo movimento viene svolto a carico dei muscoli scapolo-omerali e toraco appendicolari; deve avvenire in modo lento e fluido, portando il braccio della corda all’indietro in linea retta fino al punto di contatto con il viso.
Ancoraggio: può essere di due tipi, centrale o laterale, a seconda delle caratteristiche antropometriche dell’arciere. In ogni modo il miglior ancoraggio si ha quando la corda tocca tre punti sul viso (mento, labbra e centro naso).
Mira: Può essere fatta con un solo occhio aperto o con entrambi. In assenza di una forte dominanza è possibile mirare con tutti e due.
Rilascio: È una azione naturale che è la conseguenza del rilassamento delle dita dopo essere state in tensione. In questa fase bisogna imparare a non porre attenzione sul rilascio ma farlo avvenire da sé.
Follow-through: consente di mantenere la mira sino al momento dell’impatto della freccia sul bersaglio ed evitare cali di tensione muscolare. Consente di avvertire eventuali errori compiuti.
Oltre al tiro con l’arco come disciplina olimpica esistono altre specialità sportive ed esso legate tra le quali la specialità “ 3D” o “Tiro alla sagoma tridimensionale”. Quest’ultima, di simulazione venatoria, tende a mantenere i valori originari propri del tiro con l’arco. Nella simulazione di situazioni di caccia vengono adoperate sagome tridimensionali raffiguranti animali in materiale sintetico espanso.
Lo ski archery o archery biathlon, anche nell’abbreviazione ski-arc, è uno sport invernale che combina lo sci di fondo con la pratica del tiro con l’arco; è molto simile al biathlon con la differenza che al posto della carabina si usa l’arco. Si pratica in particolar modo in Italia e in Francia.
L’arco viene oggi considerato un attrezzo sportivo con il quale è possibile fare pratica in spazi ampi o relativamente ridotti per cui occorre ricordarne anche l’eventuale pericolosità qualora non si rispettino le fondamentali norme di sicurezza che vengono insegnate a tutti coloro che decidono di intraprendere questo tipo di sport.
Bibliografia:
– Lee K., De Bondt R., Total Archery, Samick Sports Co.
– Casorati G. C., Storia della moderna arcieria italiana e mondiale. Ed. Greentime