“La realtà è che si nasce due volte. La prima quando ti partorisce tua madre, la seconda quando decidi tu cosa vuoi essere.”

Ieri stavo rileggendo l’ottimo articolo di Ana Maria Sepe (Psicoadvisor) “La sola colpa di essere figli: Vivere in una famiglia tossica ha un prezzo molto alto!” e ho provato un profondo orgoglio verso noi stessi: verso me e Arihanna che da 28 anni, mano nella mano, con qualche peloso, piumato e squamato al fianco e frequentando occasionalmente qualche umano, siamo riusciti a metabolizzare e (quasi) a superare gli effetti psicologici, fisici ed economici proiettati sulla nostra esistenza delle nostre origini familiari “tossiche”.

E’, di fatto, un grande orgoglio personale essere (quasi) riusciti, con gran pena e dopo quasi 40 anni, a gestire questa prova senza l’aiuto di soggetti terzi titolati e/o predisposti dalla struttura sociale della quale siamo parte (medici, religiosi, psicologi, counselor, etc.). Non che l’aiuto (diretto) di terzi sia sbagliato, anzi. Rappresenta una grande conquista della comunità umana. Ma io credo che crei dipendenza (bilaterale) e non permetta la piena presa di coscienza da parte del soggetto dell’aver compreso, metabolizzato, superato e “fatto proprio” un processo complesso. E’ un po’ come il “battesimo del volo” su un mezzo aereo o il “primo salto” con il paracadute: puoi fare tutte le simulazioni che vuoi, leggere e documentarti al meglio, provare centinaia di volte col tuo maestro/istruttore… ma sino a quando non sei lì, solo con te stesso, e lo fai… non sai e non sei.

Anni di studi istituzionali e non, anni di lavori e di sacrifici… ma qualche risultato concreto si inizia a vedere: dopo l’indipendenza lavorativa, economica, abitativa e logistica (comunque il vecchio detto “occhio non vede, cuore non duole” ha sempre il suo perchè! 😉) anche l’avere progressivamente elaborato un certo tipo di dieta, definito una certa routine sportiva e compreso (e -soprattutto- messo in pratica) antichi insegnamenti “psicologici, filosofici e spirituali”, mi ha permesso di focalizzare dei concetti cardine per il mantenimeno di una quotidianità “principalmente serana con dei momenti più o meno intensi di felicità“. E dopo tanta ansia, angoscia, rancore e rabbia cosa si può desiderare di più per il compimento della propria esistenza?

In sintesi:

  1. Si deve innanzitutto selezionare le persone che abbiamo vicino. Non può che essere fondamentale privilegiare i rapporti con chi ci fa stare bene e ci permette di affrontare con uno spirito positivo la nostra quotidianità. Chi ci fa soffrire più volte, sia che si tratti del partner sia di un parente, non può che abbassare ulteriormente la nostra autostima e il morale, rompere il rapporto con loro può aiutarci a risalire.
  2. Altrettanto determinante può essere l’atteggiamento con cui affrontiamo quello che ci capita quotidianamente. Si dovrebbe imparare, anche se per qualcuno può sembrare difficile, a gestire le situazioni con più leggerezza, cosa che può evitare di abbattersi e di minare il nostro livello di sicurezza.
  3. Continuare a rimuginare e lasciarsi prendere dalle ansie non può che fare male alla mente, e anche al corpo per chi tende a somatizzare. Non è un caso che molti anziani siano davvero felici, loro sanno apprezzare quello che hanno giornalmente sapendo di non avere molto tempo davanti.
  4. Dieta sana (leggi questo articolo: F@R Dritte Alimentari: la nostra dieta ) 
  5. Attività fisica (leggi questo articolo: MyWeek NOW – Il valore delle routine (dall’11/2022) – Agg. 11/2023
  6. Passioni

Nei prossimi giorni rimetterò mano all’articolo dedicato alla dieta (che ho iniziato a definire ormai 30 anni fa) e a quello dedicato alla “routine” settimanale, aggiornadoli con i frutti delle più recenti riflessioni e poi, se utile, integrerò ulteriormente questo testo.

 


BARBA


 

Appunti per concludere il testo:

Ma significa anche essere giunti, anche grazie all’età, a un livello di consapevolezza molto alto e aver compreso e interiorizzato alcune “verità” importanti

La vita non è sempre giusta

La vita è imprevedibile e complicata e chi ha ormai superato i sessant’anni lo sa bene. Quando si è giovani si spera di trovarsi di fronte un futuro roseo e un percorso di vita lineare e invece crescendo si sperimentano spesso circostanze fuori di controllo e esperienze talvolta anche molto dolorose.

Il successo richiede tempo

Nel mondo frenetico di oggi, il successo è visto come un obiettivo da raggiungere nel più breve tempo possibile.

E invece, l’esperienza insegna che le cose importanti e durature come un successo lavorativo o un avanzamento di carriera richiedono tempo, sacrifici, lavoro, dedizione e, soprattutto, tanta pazienza. Il successo immediato è una rara eccezione, non la regola.

Il cambiamento è inevitabile

La nostra vita è soggetta a tantissimi cambiamenti che possono riguardare tutti gli aspetti della nostra esistenza – fisici, psicologici, economici, sociali.

Possiamo dover cambiare casa o città, veder distrutto il nostro equilibrio familiare prima di trovarne uno nuovo, cambiare lavoro, cambiare aspetto fisico in conseguenza di una malattia o una gravidanza. Accettare che la nostra vita è molto influenzata dai cambiamenti è essenziale per la crescita personale.

Accettarsi è fondamentale

Soltanto crescendo si impara ad accettare se stessi, pregi e difetti, e si comprende che l’accettazione di sé è fondamentale per una vita veramente appagante, per relazioni più sane e per una visione più positiva della vita in generale.

Il denaro non garantisce la felicità

Quando si è giovani, si pensa che fare soldi e diventare ricchi sia la chiave della felicità futura, ma crescendo si comprende che non è affatto così.

La stabilità finanziaria è importante, certo, ma il denaro di per sé non garantisce la felicità: con il passare degli anni si apprezza il piacere derivante da altre cose – come un buono stato di salute, un sano equilibro fra vita privata e lavoro, gli affetti familiari, una relazione sentimentale stabile.

Costruire relazioni forti

Come abbiamo detto, nella vita non conta (solo) il denaro, ma è essenziale dare la giusta importanza alle relazioni sociali e impegnarsi negli anni per costruire una rete di amici fidati attorno a sé.

Non è necessario avere tanti amici, come si potrebbe pensare da giovani. I veri amici, quelli che restano attraverso gli anni, sono davvero pochissimi, ma sono anche quelli che si getterebbero nel fuoco per aiutarci – e ciò non va sottovalutato.

Il dolore fa parte della vita

La vita non è tutta “rose e fiori”: più passa il tempo, più ci si rende conto di questa dolorosa verità. Il dolore fa parte della nostra esistenza al pari della gioia e della felicità: crescendo si impara a far tesoro delle emozioni provate, elaborandole nel modo giusto e trasformandole in insegnamento.

La salute è ricchezza

I nostri nonni lo sanno bene: la salute è la cosa più importante che abbiamo e dobbiamo prendercene cura sin da quando siamo giovani – anche se, talvolta, iniziamo a farlo troppo tardi.

L’età matura insegna anche a dare priorità al benessere fisico e mentale, a mettere la propria salute prima del lavoro, della carriera, della vita mondana.

Seguire un’alimentazione corretta, fare attività fisica (anche moderata) con costanza, eliminare cattive abitudini come il fumo o il consumo eccessivo di alcol: queste sono tutte strategie per preservare nel tempo la propria salute.

Il fallimento è un’opportunità di apprendimento

Quando si è giovani, si vede il fallimento come un ostacolo insormontabile e come un blocco al nostro percorso verso il successo.

Con l’avanzare dell’età, invece, si comprende che ogni caduta può trasformarsi in un’occasione di crescita e rappresentare un gradino importante nella nostra scalata al successo – sia esso professionale o personale.

Il successo non è perfezione

Infine, un’ultima verità che si apprende solo quando si diventa adulti è il fatto che la perfezione non esiste, in nessun ambito. Guardiamo alle grandi storie di successo di imprenditori e magnati multimiliardari e immaginiamo percorsi lineari e senza intoppi, ma la verità è un’altra.

Ogni percorso di successo è punteggiato da cadute, fallimenti, errori, momenti di stallo – e tutto questo è normale. Avere successo non equivale a essere perfetti.

FONTE