Riporto un articolo letto sulla newsletter di Piemonte Parchi del 21/04/2020 ripromettendomi di approfondire in futuro l’argomento. Sono anni che voglio raccogliere in un testo organico i racconti ascoltati da parenti e vicini di casa della Val Luserna, Valle Pellice e della Valle Angrogna…
Può una leggenda essere uno stimolante invito a riscoprire un luogo, un ambiente o un territorio? Se tutti sapessero che – soltanto nel tratto montano dalla Val Po alla Val Sangone – sono oltre 250 i luoghi ‘leggendari’, probabilmente tutti noi guarderemmo al Piemonte con un altro occhio: quello favolistico, mitico, appunto… leggendario.
di Diego Priolo
Da cinquantina d’anni mi interesso di leggende, spesso partendo da stimoli, suggerimenti e curiosità sentiti in certi “precisi riporti” soprattutto di persone anziane, rinforzatasi indirettamente dallo studio di letterature straniere e dalla successiva scoperta che contenuti leggendari (in senso lato), altrettanto meritevoli di attenzione, sono presenti sul territorio piemontese. Un’acquisizione informativa che richiede sempre e ancora approfondimenti e ricerche più mirate. Un piccolo segno recente, indicativo della mia ricerca, è stata la scoperta di luoghi leggendari o contemplati nell’immaginario, ospitati nel tratto montano dalla Val Po alla Val Sangone e nel primo tratto di pianura confinante.
L’elenco di questi luoghi – peraltro pubblicato, a puntate, su L’Eco del Chisone, non è stato ancora “tutto” riportato ma supererà almeno i 250 luoghi ‘leggendari’ e naturalmente meriterà un proseguimento della ricerca. Una porta, dunque, “sempre” aperta a chi vuole incamminarsi in questa strada.
Riscopriamo, allora, queste stimolanti testimonianze. Il territorio ce ne sarà grato e altrettanto noi verso di esso. La preparazione poi di persone attente alla questione, come possibili guide alla scoperta di luoghi “leggendari”, non sarà solo un contributo turistico/informativo – e forse anche qualche occasione di lavoro – ma altresì una premessa di nuova consapevolezza del “valore” di un territorio. Petrchè la leggenda può continuare a incuriosirci.
Cos’è una leggenda
La leggenda è una “redazione” popolare caratterizzata in genere da un contenuto “fantastico” e connessa sempre a un luogo ben preciso. Un’identità non indifferente e voluta e creata in risposta a dei bisogni per superare limiti cognitivi e giustificativi e, non ultimo, come rinforzo dell’identità delle comunità coinvolte.
Proprio per queste sue specificità di contenuto, di finalità e di utilizzo, la leggenda può essere uno stimolante invito a scoprire/riscoprire un luogo o un soggetto così prospettat,o e a ipotizzare o comprendere meglio il perché della sua redazione, e quali bisogni – essa e la sua conservazione nel corso del tempo – potrebbero aver soddisfatto. Il suo contenuto, seppur spesso non rispettoso della storia e delle peculiarità fisico-naturali del luogo o del soggetto coinvolti, non è comunque un riporto casuale ma un riconoscimento di una sua efficacia nel rispondere a dei bisogni. Una redazione che potrà dunque contrastare la realtà del luogo e la storia “ufficiale” accaduta, ma proprio in questa voluta stesura potrebbero conservarsi il peso di certi eventi e di certe presenze sulla gente del posto.
Anche il contenuto più assurdo in termini di eventi, protagonisti e realtà fisiche, veicolato in questa cornice, non sarà casualità o fantasia gratuita ma in qualche modo, seppur indirettamente, conseguenza di un “qualcosa” (in senso lato) presente o supposto accaduto sul territorio. Sarebbe pertanto opportuno non leggere/interpretare certi personaggi presi in considerazione sia nella leggenda sia nella fiaba allo stesso modo. Se la loro figura di fondo potrà condividere una fonte comune di partenza, la caratterizzazione, il ruolo e il loro uso nella leggenda non saranno gratuiti/casuali ma rispecchianti, seppur indirettamente, storia e vicende del territorio coinvolto.
Come si legge una leggenda
La leggenda dovrà essere dunque analizzata e posta in lettura soprattutto in chiave antropologica, etnografica e di analisi del folclore. L’ambito letterario-umanistico potrà naturalmente anche essere preso in considerazione ma soprattutto in chiave comparativa, nell’analisi della sequenzialità narrativa e nel prospetto dei personaggi, tenendo però conto delle diverse finalità di fondo dei due contenuti. Nel passato, con l’ufficializzazione della scoperta del folclore (folk: popolo, lore: sapere, corpo di tradizioni popolari), la leggenda venne da alcuni autori portata a conoscenza e alla riscoperta del suo contenuto con “rinforzi” a volte non poco irrilevanti e forse anche con “indiretti” riporti di valutazione. Ciò che si raccoglie in questo ambito di ricerca non deve essere toccato, arricchito o impoverito ma rispettato in questa sua identità nè gratuita né casuale. Anche le diverse versioni di un contenuto leggendario dovranno essere altrettanto rispettate; le loro differenze sono infatti segni di peso e di funzionalità da non ignorare.
Sperando che possa essere di utilità e o di confronto, ciò che segue è un suggerimento “di partenza” di modalità di acquisizione informativa del contenuto veicolato da una leggenda. Una proposta che potrebbe già richiedere un certo impegno nel suo soddisfacimento ma che proprio nella sua effettuazione accrescerà sempre di più in noi l’informazione sul perché quanto così prospettato fu/è espressione di “sentita” richiesta di una o più comunità e con quale finalità. Un’acquisizione di base che potrebbe comunque già soddisfare non pochi bisogni “informativi”. Poi, con il tempo e con il frutto di nuovi studi specifici, la ricerca o meglio la lettura analitico – interpretativa di queste testimonianze potrà proseguire con analisi più dettagliate e mirate.
La ricerca da cui partire
Naturalmente, premessa a monte di una simile ricerca saranno e sono anche l’acquisizione documentativa della caratteristica fisico-ambientale del territorio o luogo coinvolto, della storia passata e dei personaggi e figure storiche più conservati nell’ufficialità e nell’immaginario popolare locale. Proprio da questa acquisizione informativo-documentativa si potranno comprendere meglio il perché di certe supposte presenze di protagonisti e o di eventi e il perché della loro collocazione in relazione a certi luoghi. Non poche volte la scoperta o la riscoperta di un luogo in questa cornice fantastica potrà sorprenderci e stupirci, con possibili ricadute positive in termini di attenzione, senza negare nemmeno la possibilità che il tutto conduca a qualche nuovo concreto ritrovamento di testimonianza o di apporto informativo. Poiché l’ambiente montano è uno dei palcoscenici di fondo più contemplati in questa redazione popolare – segno questo di una forte ma altrettanto complessa relazione con l’essere umano nel corso della storia – e dal momento che territori così caratterizzati sono sempre meno abitati da persone con conoscenza delle caratteristiche fisico-ambientali un tempo qui presenti, chi fosse interessato a salvare o a ritrovare queste testimonianze, procedendo poi in approfondimenti di studio, dovrebbe partire “presto” in questa ricerca.
Non solo il calo di presenza montanara ma, non poche volte e in non pochi casi, anche mutamenti/variazioni della superficie, dei versanti, sparizione e formazione di nuovi soggetti, ad esempio quelli “acquatici” – per citarne alcuni – hanno determinato cambiamenti della zona, con cancellazione o meglio nascondimento ad esempio di pietre con segni incisi, la cui collocazione – se non segnalata da qualche persona del posto – non sarà più di facile individuazione e/o riconoscimento. Contattare chi ebbe una concreta relazione con il luogo sarà quindi un’acquisizione informativa di partenza rilevante.
Una proposta di metodo
Veniamo ” infine” a una proposta di modalità di una prima lettura “sommativa ” di una leggenda e di attenzione ai contenuti da prendere in considerazione nella ricerca di queste significative testimonianze. Informazioni “essenziali” in questo inizio di acquisizione e di “catalogazione”, potrebbero essere per certi versi, quelle riconducibili alle richieste (in ambito scolastico) delle “WH questions” (domande in inglese caratterizzate inizialmente dalla lettera W o H e incentrate su richieste di conoscenza “primarie” ed indispensabili: who – chi , what che cosa, when – quando, where – dove, how – come. Così e in termini riassuntivi, con “chi” la richiesta informativa riguarderebbe il o i protagonista/i, con “che cosa” l’oggetto/il tema/la questione contemplati, con “quando” il momento del giorno, dell’anno o il possibile periodo storico prospettato in riferimento ai fatti riportati, con “dove” l’ubicazione del luogo dove la vicenda, i fatti narrati sarebbero accaduti o associati, e infine con “come” si potrebbero fornire spiegazioni, giustificazioni su come gli eventi ebbero luogo, si svilupparono , su come un qualcosa venne “usato” in senso lato. Sebbene “why” (perché “domanda”) non sia così primario in questa richiesta informativa, “because” (il perché, risposta) riassumerebbe bene l’invito a indicare possibili finalità del contenuto presente nella leggenda e quali obiettivi potrebbe aver soddisfatto. Naturalmente – come già si è anticipato – questa è solo una proposta di modalità di inizio (in senso lato) di raccolta e di acquisizione informativa. Studi e ulteriori nuove conoscenze porteranno ad una lettura interpretativa più completa e precisa di quanto così conservato, veicolato e usato.
FONTE
Nell’immagine: La Peiro d’la Fantino (detta poi) la Peiro dar Diaou è una tra le più suggestive testimonianze megalitiche associate alla leggenda, con un forte riconoscimento del personaggio della fata alpina . Si trova nei pressi del villaggio di So di Planc