Sul lavoro essere scontrosi e antipatici serve alla carriera. Lo dimostra uno studio americano
ROMA – La cortesia, sul luogo di lavoro, non è un vantaggio. Anzi, può diventare un handicap. È quello che dimostra una ricerca che verrà pubblicata sul prossimo numero del Journal of Personality and Social Psychology1, pubblicata in anteprima dal quotidiano francese Libération 2. Grazie a dei questionari sottoposti a gruppi eterogenei di persone, i ricercatori hanno dimostrato che sul luogo di lavoro le persone scontrose e antipatiche riscuotono maggior successo di quelle disponibili. Non solo: a conti fatti, i primi (gli insopportabili), guadagnano il 18% in più dei loro colleghi tendenzialmente gentili. Essere amabile, cortese, altruista, è insomma svantaggioso economicamente. Una triste novità, o solo una conferma dei fatti.
Rompiscatole al comando – Gli ambienti di lavoro sono stati, negli ultimi anni, terreno di caccia feroce da parte dei ricercatori in psicologia. Proprio perché spesso, come in questo caso, permettono di scoprire verità nascoste sull’universo delle relazioni tra gli individui. Il fatto che persone negative e scontrose abbiano più successo di quelle socievoli potrebbe apparire un paradosso, ma sulla scrivania non lo è. Secondo lo studio, infatti, i rompiscatole sembrano essere più seri agli occhi dei colleghi: “Gli individui poco socievoli – scrivono i ricercatori – possono essere considerati più competenti proprio in virtù della loro mancanza di affetto e calore”. Non solo: i “tipi” simpatici hanno spesso come priorità il fatto avere buoni rapporti con i colleghi e di lavorare serenamente, mentre gli antipatici si dedicano con maggior dedizione alla loro personale carriera. I “duri”, insomma, hanno la meglio in un ambiente spesso molto agonistico come quello del lavoro, mentre i gentili, fra concessioni, sorrisi e carinerie, rischiano di rimanere indietro.
Persone che contano – Per condurre la ricerca i tre universitari – Timothy A. Judge (University of Notre Dame), Beth A. Livingston (Cornell University) e Charlice Hurst (University of Western Ontario) – hanno condotto quattro diversi studi, tre dei quali su gruppi di centinaia di individui regolarmente intervistati negli anni da ricercatori di varie università. Si tratta di ragazzi “arruolati” per le ricerche universitarie durante gli anni di studio e ormai approdati al mondo del lavoro. La loro personalità è stata analizzata usando metodi classici di analisi psicologica, e le risposte incrociate alla loro condizione lavorativa. Il quarto studio è invece consistito nel mettere 480 studenti in gestione d’impresa nel ruolo di direttore delle risorse umane, far loro studiare dei dossier personali e chiedere quindi di seguito opinioni sulla posizione che avrebbero assegnato a ciascun profilo. Ricerche da cui è emersa l’amara verità: semplificando i dati, il risultato è che gli uomini poco socievoli e vissuti con ostilità sul luogo di lavoro guadagnano mediamente il 18,31% in più di quelli gentili.
I ” big five ” della personalità – Le analisi psicologiche sono state condotte seguendo principalmente il “Big Five Inventory”, un metodo di ricerca messo a punto dall’Università di Psicologia di Berkeley, in California. Si tratta di un questionario che declina in 44 variabili le cinque componenti principali della personalità di un individuo: estroversione, piacevolezza, coscienza (dei limiti sociali tra persone), nevrosi (stabilità emozionale più o meno costante) e apertura (di mente). Su queste variabili gli studiosi preparano una serie di semplici affermazioni, che devono essere chiare e comprensibili, alle quali chi risponde deve scegliere se aderire o meno, esprimendo il proprio giudizio su una scala numerica. Il metodo, per quanto attestato e confermato nella sua attendibilità in molti studi, mostra anche il lato debole di una ricerca come questa: la “piacevolezza” di una persona sul luogo di lavoro può significare cose molto diverse, a seconda del contesto e dell’ambito di lavoro. Anche le altri componenti del carattere, ugualmente importanti, possono essere interpretate in innumerevoli modi, lasciando così il campo della ricerca ancora aperto.
Uomini e donne – Dallo studio emergono anche altre “vecchie novità”, come quella che sul lavoro sono comunque preferiti gli uomini alle donne. Che siano antipatici, socievoli o timidissimi, i maschi guadagnano di più delle donne. Così nettamente che i risultati della ricerca sono riferibili praticamente solo agli uomini, perché le donne, tanto, guadagnano di meno: essere socievoli o egoiste, per le donne lavoratrici, cambia davvero poco. La distanza del 18% sul salario che separa gli uomini tendenzialmente antipatici da quelli tendenzialmente amabili si riduce al 5% quando si parla di donne. Che comunque, se sono belle, guadagnano di più 3.
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