Una piacevole novità della mia vita. I bambi li ho visti solo in TV sino a pochi anni fa! In montagna ho visto cervi a Fenestrelle e nel Parco della Mandria, ma caprioli mai. Invece qui c’è una riserva di questi ungulati… ogni mattina e ogni sera bevo il primo e l’ultimo caffè della giornata osservandoli nella vigna o nel bosco, mentre si riposano, brucano, giocano tra loro. E’ uno spettacolo. Seguo in particolare una madre che cresce da mesi il suo piccolo e un piccolo di altra madre, probabilmente investita o abbattuta da qualche cacciatore. Un documentario a cielo aperto. Quando troverò il tempo vi racconterò maggiormente di questa esperienza.
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Capreolus capreolus
Il capriolo (Capreolus capreolus, Linnaeus, 1758) è un ungulato diffuso in Europa e Asia. È molto veloce e vive su altopiani e montagne, sebbene originariamente si trovasse prevalentemente nelle pianure.
Descrizione
Il capriolo è un cervide di piccole dimensioni, lungo 90-130 cm, alla spalla alto 55-77 cm. Pesa tra i 10 e i 35 kg.
È di un colore tra il rosso ed il marrone, il muso verso il grigio; il mantello è fulvo in estate. La gola, le parti ventrali e la regione perianale, detta “specchio anale”, sono bianche. La coda è cortissima e non emerge dal pelo; nella femmina c’è un ciuffo di peli color crema che ricopre l’apparato genitale, chiamato “falsa coda”. Il maschio possiede piccoli palchi, in genere con tre punte per lato nei soggetti adulti; questi cadono ogni anno, da ottobre a dicembre, e ricrescono alla fine dell’inverno. I palchi sono costituiti da tessuto osseo.
Mangia diverse volte al giorno (dalle 8 alle 12). In estate si nutre anche di notte. L’alimentazione consiste in erbe diverse, corteccia, foglie, germogli di latifoglie, conifere e frutti.
Distribuzione e habitat
È diffuso in gran parte dell’Europa continentale e in Gran Bretagna, mentre è assente in Irlanda e nelle isole del Mediterraneo. In Italia si trova sulle Alpi e sugli Appennini. Si era fortemente rarefatto in Italia nel secolo XX a causa della caccia eccessiva e della forte deforestazione della pianura, collina e montagna permessa dalla prima legge forestale italiana (L. 3917/1877). A cominciare dagli ultimi decenni del secolo la specie ha ricolonizzato spontaneamente le Alpi e gli Appennini settentrionali, mentre negli Appennini centrali e meridionali si è diffusa grazie a numerose reintroduzioni in parchi, riserve e foreste demaniali. Nei primi decenni dell’XXI secolo si è assistito alla lenta ricolonizzazione dei boschi della pianura Padana, in particolare di quelli nel Parco del Ticino, ma anche nei recenti rimboschimenti realizzati lungo il Po grazie ai contributi dell’Unione europea e lungo gli altri assi fluviali principali, come il Reno.
Alcuni esemplari della sottospecie tipica sono stati recentemente inseriti all’interno del Parco dei Nebrodi, in Sicilia. Si tratta di esemplari provenienti dall’Emilia-Romagna e concentrati nella zona di Galati Mamertino, nell’ambito di un progetto di reintroduzione della specie.
Nel 2010 in Europa si contavano 15 milioni di capi adulti non italicus, di cui in Italia almeno 460.000, in aumento e in espansione. Per la sottospecie italicus dell’Appennino centro-meridionale si stimano meno di 10.000 esemplari.
Comportamento e riproduzione
Il periodo degli amori va da metà luglio a fine agosto; il corteggiamento è costituito da una serie di inseguimenti della femmina da parte del maschio.
La gestazione dura circa nove mesi e mezzo; l’ovulo, una volta fecondato, si impianta nell’utero materno e rimane quiescente fino a dicembre, quando riprende a svilupparsi. Questa caratteristica è detta ovoimplantazione differita.
Nel periodo che va dalla tarda primavera all’inizio dell’estate le femmine partoriscono, normalmente 1 o 2 piccoli, raramente tre, dal caratteristico mantello bruno fittamente maculato. Molto spesso le femmine lasciano il cucciolo nascosto nell’erba alta, mentre vagano nei paraggi in cerca di cibo.
Con l’arrivo dell’autunno anche i maschi si uniscono ai branchi di femmine e spesso occupano un posto in fondo alla gerarchia.
I giovani raggiungono la maturità sessuale all’età di circa 14 mesi.
Può raggiungere un’età di 18 anni.
Il capriolo è un animale timido e schivo; è preda di lupi, orsi e i suoi piccoli di linci, volpi, gatti selvatici, aquile, gufi reali, martore, sciacalli e cinghiali.
Nella mitologia e nella letteratura
Il capriolo è spesso raffigurato nelle sculture, nei mosaici e nei dipinti insieme a Diana, dea della caccia.
Nel poema mitologico gallese Cad Goddeu contenuto nel Libro di Taliesin, un manoscritto gallese del XIV secolo, conosciuto anche come Peniarth MS2 e conservato nella Biblioteca Nazionale del Galles, un raro capriolo bianco viene sottratto durante una caccia ad Arawn, divinità celtica dell’Annwn. In questo mito il capriolo è il simbolo del viaggio dell’anima verso la morte.
Nella fiaba dei fratelli Grimm Fratellino e Sorellina uno dei protagonisti viene trasformato in un capriolo.
Ne La corza blanca dello scrittore spagnolo Gustavo Adolfo Bécquer, contenuta nella raccolta Leggende, egli narra di Costanza, una splendida fanciulla figlia di un nobile cavaliere medioevale. Dalla carnagione chiarissima, di notte ella si trasforma in un capriolo femmina bianco. Una notte, però, viene uccisa nella foresta da un giovane, di lei innamorato, ignaro della metamorfosi della ragazza.
Nella cultura di massa
Il capriolo è il protagonista del romanzo Bambi, la vita di un capriolo di Felix Salten a cui è ispirato il film Bambi della Walt Disney, che pur ha mutato l’animale in un cervo dalla coda bianca, per compatibilità col pubblico americano.