Era il 1854 quando lo scrittore e filosofo statunitense Henry Thoreau elogiava la natura con poche semplici parole.
Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, per affrontare solo i fatti essenziali della vita e per vedere se non fossi capace di imparare quanto essa aveva da insegnarmi, e per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto.
Aveva trascorso due anni isolato in un capanno sulla sponda del lago Walden, in Massachusetts, e questa sua scelta aveva destato un certo scalpore. Non solo il libro nato da quella esperienza fu la sua opera più celebre, ma venne preso ad esempio da generazioni di amanti della natura che leggevano nelle sue parole una via per lo sgelare «l’inverno dell’umano scontento». Non era la prima volta che si elogiava la natura, ma era forse la prima volta che si elogiava l’isolarsi nel verde per depurarsi dalle complesse dinamiche della vita cittadina. Forse la Boston di Thoreau ci farebbe sorridere oggi, ma, rapportata al tempo, è significativo che già metteva voglia di rifugiarsi nel verde.
Due rivoluzioni industriali e un fiume di tecnologia hanno cambiato la nostra esistenza ma non hanno cancellato il bisogno di tornare ad immergersi negli ambienti primordiali, così come le parole del filosofo non hanno smesso di ispirare.
Non bastasse l’istinto, ci si si è messa anche la psicologia a spiegarci che stare in mezzo alla natura comporta una serie di vantaggi. Fa sentire innanzitutto le persone più vive, non solo per i benefici connessi all’esercizio fisico all’aria aperta, ma per un effetto speciale che risveglia i sensi e ci riporta a livelli di sensibilità che credevamo perduti o, forse, neanche sospettavamo di avere. Riacquistando qualcosa, avvertiamo un arricchimento che ci fa sentire più sani ed energici. Inoltre, acquisendo consapevolezza, il passo a sentirsi più felici è breve.
Una corrente di studi sostiene addirittura che la natura sia un carburante per l’anima. Spesso, quando ci sentiamo senza energia, ricorriamo ad una tazza di caffè, ma la ricerca suggerisce che lo stare in mezzo alla natura può fornire, in modo migliore, la stessa sensazione di ricarica.
Circondarsi di ambienti allo stato brado influisce anche sulla creatività. La totale disconnessione dalla tecnologia e dalla multimedialità contemporanea, aumenta le prestazioni intellettive e la capacità di risolvere problemi. Gli psicologi spiegano questo come una forma di stimolo a non essere più distratti dagli eventi improvvisi che catturano la nostra attenzione in una esistenza quotidiana ormai impregnata di tecnologia. Maggior concentrazione? Forse. I giapponesi, a esempio, sono da sempre grandi sostenitori del camminare in mezzo alle foreste per aumentare la salute mentale. Chiamano la pratica Shirin-yoku, letteralmente “foresta di balneazione”, e gli studi condotti nel paese del sol levante hanno verificato che è particolarmente utile per chi soffre di stress acuto. Ancora, il muoversi nel verde è uno stimolo notevole per attenuare i sintomi della demenza.
Perfino la socialità è influenzata dall’immersione nella natura. In ambienti non manipolati dall’uomo le persone provano un più spiccato senso di appartenenza al mondo e un maggior stimolo a comprendere quanto ci circonda. Vien quasi da dire che, stando in piccoli gruppi all’aperto, si riscopre lo spirito positivo del branco: unirsi per aiutarsi.
La natura aumenta anche l’autostima. È sorprendente quanto basti poco per questo. Pratiche come le passeggiate, il ciclismo, il canottaggio, il nuoto, l’equitazione favoriscono il senso di autostima nelle persone. Soprattutto gli ambienti naturali e tranquilli come i paesaggi marini e le montagne favoriscono la positività. Sappiamo tutti come ci si sente dopo una corsa, una camminata o una cavalcata. Sensazioni che mancano in ambienti artificiali come strade e piazze. Anche per questi motivi, molte tecniche meditative di rilassamento sono svolte all’aria aperta. Dovremmo insomma riflettere e sforzarci di fare ogni tanto una camminata in più o restare in silenzio della natura, senza ricercare per forza stimoli e distrazioni.
C’è in rete un curioso filmato che simulando uno spot propone la natura come fosse un farmaco. A disposizione di tutti, efficace, gratuito, senza limiti e nessuna controindicazione. Ne condivido il contenuto. E aggiungo: non serve leggere avvertenze e seguire particolari modalità d’uso. Esagerate pure con l’assumerla. E invitate a rispettarla perché è davvero di tutti.
FONTE
Perdersi nel bosco per ritrovare il nostro vero Io
L’antico rituale orientale “promosso” dalla scienza Ora è un trend grazie a un medico giapponese
Solo immergendosi nella natura è possibile staccare veramente la spina e raggiungere uno stato mentale rilassato e disteso. L’esperienza percettiva e sensoriale di una camminata in un bosco incontaminato è così potente da avere effetti terapeutici. Da quest’idea, supportata da un crescente numero di evidenze scientifiche, nasce il «bagno nella foresta», dal giapponese «shinrin-yoku» (shinrin vuol dire «foresta» e yoku «bagno»), un antico rituale orientale diventato di tendenza negli Stati Uniti, dove si è rapidamente diffuso grazie all’attività di Qing Li, medico immunologo della Nippon Medical School di Tokyo e fondatore della Società Giapponese per la Medicina Forestale. Il suo ultimo libro, intitolato «Shinrin-Yoku. Immergersi nei boschi», è in uscita il 10 aprile in Italia (per Rizzoli) e in altri 16 Paesi.
Entro il 2050 due esseri umani su tre vivranno in un ambiente urbano. Già oggi, secondo il professor Li, le nostre società soffrono di un disturbo da deficit di natura, risolvibile solo rispettando la «nostra esigenza biologica imprescindibile», ci dice Qing Li. Perché soltanto risintonizzandosi con l’ambiente, colmando il divario che ci separa da questo, sarà possibile «coltivare la felicità e vivere più a lungo».
Il termine shinrin-yoku è stato coniato nel 1982, dall’allora ministro giapponese dell’Agricoltura, delle Foreste e della Pesca, Akiyama Tomohide. «Ai suoi albori, nei primi Anni 80, la pratica dello shinrin-yoku si basava solo sul senso comune e sull’intuizione che camminare nelle belle foreste del Giappone potesse far bene alla salute», si legge nel libro, che riporta alcuni degli studi condotti fin qui sugli effetti di questa antica pratica, in particolare quelli relativi al potenziamento del sistema immunitario tramite un aumento di cellule «Nk», vale a dire «natural killer», linfociti importanti per la difesa da alcune patologie. Tra le altre cose, il «forest bathing» aiuta ad «alleviare lo stress, ridurre la pressione sanguigna, migliorare la salute cardiovascolare e metabolica, stimolare la concentrazione e la memoria, mitigare la depressione, alzare la soglia del dolore, accrescere la produzione di proteine antitumorali».
Non si tratta solo di fare due passi in un bosco. Occorre annusarne gli odori, ammirarne lo splendore fino a chiudere gli occhi, rimanere in ascolto respirando profondamente e restando, preferibilmente, scalzi. La medicina forestale è in rapida diffusione anche al di fuori del Giappone. In Corea del Sud è stato lanciato un ambizioso programma nazionale, di cui si è appena parlato a Tokyo al congresso della «International Society of Nature and Forest Medicine».
Non si lamentino gli amanti dei centri urbani. Un’immersione nel verde, infatti, ha lo stesso potente effetto anche in chi dichiara di preferire ai boschi le trafficate vie dello shopping. Lo ha dimostrato uno studio di monitoraggio cerebrale, eseguito tramite un caschetto «Eeg» portatile, indossato dai soggetti in vari contesti rurali e cittadini. Dice il professor Li: «C’è qualcosa nella natura che è in grado di colmarci di gioia, regalandoci un appagamento diverso dalla felicità che possiamo ricavare da altre fonti». Praticare lo shinrin-yoku una volta al mese è sufficiente, perché i benefici della pratica permangono per molti giorni. Dove, comunque, è possibile ricreare parzialmente un ambiente da shinrin-yoku, con piante, luci, fragranze profumate, abbigliamento e altre strategie.
Il libro, ricco di spunti e godibilissimo, chiude con una riflessione sul futuro: solo permettendo ai bambini di vivere e conoscere la natura avremo degli adulti in grado di rispettarla.
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