La storia di Taranto vede principalmente la fondazione da parte degli Spartani e l’alleanza con Pirro, Re dell’Epiro, in chiave anti-romana. Approfondendo la storia di Sparta si evidenzia un collegamento chiaro con la terra nella quale sono cresciuto, il feudo Savoia Acaia! Sarebbe interessante visitare questi luoghi…
Principato d’Acaia
Il Principato di Acaia (in greco Πριγκιπάτον Αχαϊας?), conosciuto nel Medioevo anche con il nome di Principato di Morea, fu uno Stato crociato sorto dopo la quarta crociata, fra il 1202 e il 1204, sul territorio dell’odierna Grecia. Fin dalla sua fondazione, fu considerato un vassallo del regno di Salonicco e, dopo la sua caduta nel 1224, i principi achei riconobbero la supremazia dell’Impero Latino, diventandone uno stato vassallo. Quando, nel 1261, le truppe di Michele VIII Paleologo catturarono Costantinopoli, il principato rimase l’unico stato forte dei crociati sulle terre di Bisanzio. Successivamente, divenne un vassallo del Regno di Napoli. Indebolito gradualmente a causa dei conflitti interni, il principato cessò di esistere nel 1432, dopo la conquista da parte del Despotato di Morea.
Storia
Ebbe origine nel 1204, quando, sulla scia della Quarta crociata, terminata con il saccheggio di Costantinopoli e la spartizione dell’Impero Bizantino da parte dei principi dell’Occidente cristiano, Goffredo I di Villehardouin sbarcò nel Peloponneso nei pressi di Modone, e con Guglielmo di Champlitte conquistò gran parte della regione. Dopo aver stretto un’alleanza con l’arconte locale Giovanni Cantacuzeno, conquistò le regioni di Acaia ed Elide, occupando le fortezze di Andravida e Patrasso. Ma all’inizio del 1205, il suo alleato morì e l’erede Michele, decise di sbarazzarsi degli ospiti stranieri. Con una forza consistente in soli 100 cavalieri e 500 fanti, Goffredo si scontrò con l’esercito di Michele I Ducas, che sconfisse nella battaglia dell’oliveto di Koundouros, il che condusse alla conquista della Morea. La vittoria fu decisiva, e dopo la battaglia la resistenza offerta dai locali era limitata a pochi forti, che continuarono a essere assediati. Il forte di Araklovon, in Elide, fu difeso da Doxapatres Boutsaras sino al 1213, quando la guarnigione si arrese. Il forte di Malvasia e i castelli di Argo, Nauplia e Corinto, comandanti da Leone Sguro, resistettero sino al suo suicidio nel 1208. Nel 1212, queste ultime sacche di resistenza furono conquistate e organizzate sotto la signoria di Argo e Nauplia, e solo Malvasia riuscì a resistere sino al 1248. Guglielmo di Champlitte regnò su Acaia sino alla sua partenza per la Francia, dove aveva intenzione di ottenere un’eredità, ma morì durante il viaggio nel 1209.
Il principato nel XIII secolo
Alla morte di quest’ultimo, gli successe il nipote Hugo de Champlit, ma quest’ultimo morì nello stesso anno. Goffredo riuscì ad ottenere dai feudatari locali, da papa Innocenzo III e dall’Imperatore il riconoscimento della sua Signorìa sull’Acaia, l’Elide, la Messenia e su parte dell’Arcadia, ed il titolo di Principe di Acaia. Durante il suo regno, il principato raggiunse il massimo benessere. Quando Giovanni III Vatatze assediò Costantinopoli, il principe acheo arrivò nella capitale dell’impero latino con sei vassalli, 1000 cavalieri e 800 arcieri.
Durante il regno di suo figlio, Goffredo II, il principato raggiunse l’apice della sua potenza. La corte del principe di Andravida era considerata una delle migliori e galanti d’Europa , ed egli stesso era un famoso poeta e trovatore. Il Principato aveva la sua zecca, e i quel periodo apparvero pubblicazioni proprie scritte in una variante della lingua francese. In quegli anni fu anche scritta Cronaca della Morea, una preziosa fonte sulla storia della Quarta Crociata . Nel 1249, la capitale del principato fu spostata da Andravida a Mistra, le cui fortificazioni erano state recentemente completate.
Alla morte di Goffredo II, gli succedette il di lui fratello Guglielmo (? – 1278). Questi tentò di occupare anche l’Eubea ma il tentativo fallì e nel 1255 venne sconfitto da Michele VIII Paleologo, che gli impose l’accettazione di una provincia bizantina in Morea.
Alla sua morte (1278), in base agli accordi stabiliti nel Trattato di Viterbo (maggio 1267), subentrarono al governo dell’Acaia i sovrani Angioini di Napoli, prima Carlo I e poi Carlo lo Zoppo, rispettivamente suocero e cognato di Isabella di Villehardouin che era andata sposa a Filippo d’Angiò. Carlo II d’Angiò decise di restituire ad Isabella il potere sulla Morea, con l’intenzione di mantenervi la sua sovranità: ma Isabella, rimasta vedova, si risposò (1301) con Filippo di Savoia, figlio di Tommaso III di Savoia, che assunse il titolo di Principe di Savoia-Acaia. Il Principato tornò agli Angiò nel 1307: Carlo II con un pretesto tolse l’Acaia ai due coniugi assegnandola al figlio Filippo I di Taranto.
La potestà del Principato rimase poi nel Trecento quasi stabilmente, seppure nominalmente, agli Angiò (Angiò-Durazzo e principi di Taranto); poi cambiò più volte fino a tornare 1432 nelle mani del despota bizantino Costantino XI Paleologo, futuro imperatore di Bisanzio. Poco dopo sparì, assorbito dall’Impero ottomano.
Sparta
Sparta (in dialetto dorico Σπάρτα, Spártā; in ionico-attico Σπάρτη, Spártē, passato al greco moderno Σπάρτη, Spártī; da σπείρω spèirō, cioè “spargere”, “seminare”), nel periodo miceneo Lacedemone (Λακεδαίμων, Lakedaímōn), era una delle più influenti poleis della Grecia antica, sorta al centro della Laconia nel Peloponneso intorno al X secolo a.C. Sulla sua storia spesso è complicato distinguere tra realtà e leggenda; possedeva infatti una cultura così peculiare, che molte delle fonti storiche rimasero impressionate dal suo mito e le loro testimonianze al riguardo peccano talora di affidabilità.
Tale aura leggendaria era alimentata dalla stessa Sparta e dal suo esercito che contribuì a tramandare quello che gli storici chiamano “miraggio spartano”. In prossimità della città antica sorge oggi il comune greco di Sparta.
Storia
La prima certa prova di insediamento umano nella regione di Sparta consiste in ceramiche risalenti al periodo medio-neolitico, trovate nelle vicinanze di Kouphovouno a circa due chilometri a sud-ovest di Sparta. Nel complesso le prove abitative in tutta la Laconia sono sparse e rare. Nella zona di Sparta non si sono scoperti grandi resti come quelli di Micene, Tirinto e Pilo, ma comunque la zona aveva una certa densità di popolazione, soprattutto nella valle dell’Eurotas, fertile e ben irrigata. Sono stati individuati 21 siti archeologici abitati già nel XXIII secolo a.C. tra cui il Menelaion, Amicle, Vaphio, Pellana, Haghia Stephanos sulla costa e Therapnes sulle alture ad oriente.
La città è nota dalle tavolette in lineare B (in greco miceneo) come Ra-ke-da-mi-ni-jo, corrispondente al greco classico Λακεδαιμόνιος, Lakedaimonios.
Data l’importante quantità di reperti archeologici nel villaggio di Amicle si ritiene che la Sparta del periodo miceneo, Lacedaemon, debba situarsi in tale regione, circa 5 km a sud della Sparta dorica. Questo peraltro concorderebbe con i numerosi miti ambientati ad Amicle. Un’altra ipotesi di localizzazione di Lacedaemon invece riguarda Haghios Vasileios, a circa 10 km a sud di Sparta, sito caratterizzato da edifici di notevoli dimensioni e da un numero cospicuo di tavolette in lineare B.
Nel XII secolo a.C. la Laconia sembra disabitata. Non si rilevano tracce archeologiche di ondate distruttive, ma solo una riduzione drastica nel numero di siti abitati.
Ogni tentativo quindi di adattare il quadro noto dalla mitologia è risultato improduttivo: in particolare ricordiamo le vicende raccontate dal mito degli Egeidi, un gruppo militare disceso dagli Sparti di Tebe, che giungono in Laconia due volte, una per conquistare Amicle per conto della vicina Lacedemon, e una seconda volta a guida dei Dori, durante il noto ritorno degli Eraclidi. Questo ha portato alcuni studiosi a collegare il nome di “Sparta” agli Sparti di Tebe, comunque in maniera insoddisfacente: infatti un’altra tradizione riporta che l’ausilio a Lacedaemon venne non dagli Egeidi di Tebe ma dagli omonimi Egeidi di Atene (la stirpe di Egeo); inoltre esistono altri miti che riportano analogamente l’origine dell’uomo da sassi seminati (gioco di parole tra laoi “popoli” e laes “pietre”) come nel mito di Deucalione e Pirra o in quello di Erittonio, quindi collegare etimologicamente “Sparta” agli Spartoi di Tebe risulta per ora un’ipotesi poco solida.
Savoia-Acaia
Il feudo ebbe come capitale Pinerolo. La nascita di un figlio naturale, Ludovico, Signore di Racconigi, darà vita al ramo collaterale Savoia-Racconigi.
Origini del Principato
L’autonomia di Filippo I di Savoia-Acaia in Piemonte, era stata fortemente limitata dallo zio Amedeo V: col matrimonio orientale egli sperava di ottenere maggiore prestigio. Al contrario delle sue aspettative, però, egli riuscì soltanto a sottomettere Corinto e Patrasso. Sconfortato, rientrò in Piemonte insieme alla moglie e alla figlia Margherita, che era stata tenuta prigioniera con la madre Isabella da Carlo II d’Angiò per rimediare a quella che quest’ultimo riteneva l’usurpazione del titolo di d’Acaia, e per gli screzi sorti tra i Savoia e Carlo in Piemonte meridionale. Filippo dovette cedere il titolo nel 1307, ottenendo da Carlo II d’Angiò il contado di Alba.
In seguito alle lotte sorte nel 1305 in Piemonte per la successione al trono monferrino dopo la morte di Giovanni I, Tommaso di Savoia-Acaia cercò di estendere i suoi precedenti domini piemontesi, che già prima della nomina a signore di Acaia erano abbastanza considerevoli, siti intorno a Pinerolo. Principali mire del principe erano Asti, Chieri e Ivrea.
Politica di Giacomo di Savoia-Acaia
Nel 1314 anche Fossano entrò a far parte del territorio dei Savoia-Acaia, divenendone la seconda capitale. Alla morte di Filippo, questi volle che gli succedesse il figlio Giacomo, che governò in realtà solo dal 1340.
Unendosi in matrimonio con Sibilla del Balzo, figlia di un generale di Carlo II d’Angiò, Giacomo consolidava i difficili rapporti con i francesi. Assai tesa, invece, rimase la politica con gli altri principati piemontesi, in particolare con Manfredo IV di Saluzzo, con Giovanni II del Monferrato e con Amedeo VI di Savoia.
Dichiarando guerra ai Paleologi, Giacomo occupò Ivrea, scatenando le ire di Amedeo VI, che assediò Fossano nel 1359. Nel 1360 Giacomo venne dichiarato traditore e fatto prigioniero e riuscì a ottenere la libertà solo pagando un ingente riscatto.
La fine: Amedeo e Ludovico di Savoia-Acaia
Amedeo era il secondogenito di Giacomo e dovette diventare nuovo principe entrando in competizione con il fratello maggiore Filippo II di Savoia-Acaia, che era stato diseredato dal padre.
Rimasto in buoni rapporti con Amedeo VII di Savoia e con Amedeo VIII di Savoia, Amedeo si scontrò con Tommaso III di Saluzzo, facendolo prigioniero, e sottrasse Mondovì a Teodoro II del Monferrato nel 1396.
La morte senza figli di Amedeo fece succedere il fratello Ludovico, che cercò di sanare i rapporti con i Monferrato attraverso un’attenta politica matrimoniale, ma continuando la guerra contro i Saluzzo.
La morte di Ludovico nel 1418 significò la fine della dinastia. Amedeo VIII inglobò i territori dell’Acaia piemontese e Pinerolo cessò di essere capitale. Il figlio naturale di Ludovico, anch’esso di nome Ludovico fu infeudato dal padre del territorio di Racconigi e Migliabruna dando così inizio alla famiglia marchesale dei Savoia-Racconigi.