Peppone e Don Camillo chi non ha visto almeno una volta uno dei loro film. Ma se tutti sanno che ad interpretare i due personaggi sono stati Gino Cervi e Fernandel, in pochi conoscono la borgata di origine nelle valli occitane piemontesi del comico francese.
Risalendo da Pinerolo la valle percorsa dal torrente Chisone, oltrepassata Perosa poco oltre la rupe sulla quale svettano le poche rovine di un cupo maniero (il Bec Dauphin che sino al 1713 segnava in confine tra Savoia e Francia) un cartello stradale invita ad una digressione sulla sinistra informandoci che proprio da questi luoghi era originario il celebre attore francese Fernadel.
La stretta strada attraversa il Chisone e risale il declivio dove si trovano le borgate del Selvaggio un tempo frazioni del soppresso comune di Meano.
Dopo la prima borgata conviene però parcheggiare e proseguire a piedi lungo la stradina asfaltata. Si passa acanto ad un pilone votivo che fa parte di un cicrcuito turistico locale denominato “La via della Fede” come declina una bacheca informativa, poi si toccano dapprima Micol e poi Passoir. Al bivio si pende la pista sterrata di destra. Qualche curva nel bosco ed eccoci alla radura e alla borgata Coutandin. Coutandin è un cognome occitano abbastanza diffuso da queste parti (c’è anche un produttore di Ramìe, il raro vino di montagna di Perosa), ma Fernandel molto probabilmente per quegli errori di trascrizione tanto comuni negli uffici parrocchiali e anagrafici di un tempo era più semplicemente Contadin, per la precisione Fernando, Francois, Desireée.
Il Don Camillo della saga cinematografica tratta dai romanzi di Guareschi e ambientata nella bassa padana di Brescello (dove esiste anche un museo dedicato al combattivo prete e all’inseparabile alter ego Peppone, alias Gino Cervi) era nato nel 1903 a Marsiglia dove erano emigrati i genitori come molti alti alpigiani scesi a cercare fortuna nel midì francese dalla povera borgata situata all’inverso della Val Chisone. Coutandin (fatta eccezione per una casa ben restaurata) è oggi un triste insieme di rovine: tetti sfondati, muri crollati, ballatoi sospesi sul vuoto, ovunque ortiche rovi e sambuco. Il collegamento con un libro dall’emblematico titolo “Cadranno le case dei villaggi” di Donatella Acconci è d’obbligo. Sbirciando con prudenza, perché i rischi di crolli sconsigliano scriteriate esplorazioni, dietro le porte ormai sfondate si intravedono ancora le testimonianze della montagna di un tempo che non è più. Trebbiatrici per la segale, barelle per il letame, botti che tradiscono la presenza un tempo nonostante la quota e l’infelice posizione della vite.
Nulla comunque che ricordi Fernandel e le sue origini.
Anche il web in proposito mostra le sue lacune. Consultando gli infiniti siti troviamo si un esaustivo albero genealogico della famiglia ma anche dubbie affermazioni secondo le quali sarebbe stato l’attore a nascere qui e anche che fosse di discendenze argentine, equivocando forse sul comune dove si trova ora la borgata che è Perosa Argentina, appellativo che le deriva dalle perdute miniere d’argento del Monte Bocciarda.
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