Privilegi e doveri, amori, congiure e destituzioni: la dolce vita ben poco invidiabile di una sovrana “sorvegliata speciale” dalle sue stesse suddite, e della complessa famiglia che riesce a creare.
La pappa reale “fa miracoli”: grazie alle sue proprietà nutrienti, le api che diverranno regine incrementano il loro peso larvale di 1500-2000 volte. La regina, alimentata per tutta la vita a pappa reale, vivrà 3-4 anni; le operaie, soltanto per 45, faticosissimi giorni. Dopo 16 giorni di metamorfosi (per la regina), 21 (per le operaie) o 24 (per i fuchi), le larve raggiungono la piena maturità, ma già entro i primi 10 giorni, l’ape regina si accoppia con uno o più fuchi.
Quando una regina vergine è pronta all’accoppiamento, emette un richiamo olfattivo che attira tutti i maschi di colonie vicine, nell’arco di un chilometro. Ha così inizio il volo nuziale: i fuchi più forti, quelli che riescono a salire con lei fino a 600-700 metri d’altezza, avranno l’onore di fecondarla. In un solo volo la regina riuscirà a immagazzinare, nella sua spermateca, spermatozoi per fecondare uova per tre anni, per almeno per 5 mesi all’anno (da aprile ad agosto).
I fuchi che riescono ad accoppiarsi muoiono subito dopo. Agli altri non va molto meglio: incapaci di nutrirsi da soli, dipendono per il loro sostentamento interamente dalle operaie, che alla fine dell’estate smettono di nutrirli. In autunno, passato il periodo fertile della regina, vengono scacciati e muoiono di freddo: la loro vita media è di tre mesi.
Le api ci riescono accalcandosi in un ammasso (il glomere), con l’ape regina e le api più giovani al centro, e quelle più vecchie e “sacrificabili” all’esterno – anche se, per sopravvivere più a lungo, le api più all’esterno cambiano continuamente di posto con api più all’interno. Con movimenti del corpo e delle ali, le api riescono a mantenere all’interno del glomere una temperatura anche di 24-30 °C, anche quando il termometro fuori segna lo zero.
In questo periodo la popolazione dell’alveare si riduce di un terzo arrivando a circa 15-20 mila esemplari, e il miele viene usato come scorta di cibo. Finché la temperatura, all’esterno, è sotto i 10 °C nessuno esce dall’alveare, e la regina non riprende a deporre uova: per un segnale di risveglio dell’arnia occorre aspettare temperature più miti.
SCIAME CERCA CASA. La vecchia regina riceve meno nutrimento dalle nutrici, il suo addome si riduce in dimensioni e smette di produrre uova. Le operaie si fanno irrequiete: dopo 15 giorni dalla deposizione del nuovo uovo reale, parte di esse lascerà l’alveare con una piccola scorta di miele, seguendo la vecchia regina. Il nuovo sciame stazionerà per un paio di giorni su un tronco, o in un altro riparo provvisorio, mentre le api esploratrici cercheranno un nuovo riparo. Nel vecchio alveare, la nuova regina inizierà il volo nuziale e… la storia si ripete.
L’EREDE AL TRONO. Il nuovo sciame può essere paragonato a un figlio del primo alveare, partorito e lasciato al mondo, giovane e pieno di energia costruttiva. Può sembrare un controsenso che a iniziarlo sia un’ape vecchia, ma la regina “matura” è l’unica già in grado di produrre velocemente nuove operaie senza bisogno di accoppiarsi di nuovo. Una volta stabilita una colonia autosufficiente, dopo un anno al massimo, morirà e sarà sostituita da una nuova leader, giovane e con tutta la vita davanti.
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