Privilegi e doveri, amori, congiure e destituzioni: la dolce vita ben poco invidiabile di una sovrana “sorvegliata speciale” dalle sue stesse suddite, e della complessa famiglia che riesce a creare.

È il motore (spesso) immobile dell’alveare, madre di tutte le api della colonia, leader indiscusso dell’arnia: è l’ape regina, cardine di una delle società più perfette del regno animale.
La sua è una vita all’insegna delle differenze. Diversa è la cella in cui cresce: la cella reale, un incavo di forma e dimensioni simili a quelle di un ditale, si sviluppa ai margini dei favi, i muri di cera suddivisi in migliaia di celle in successione che contengono le larve delle api e che fungono da dispensa per immagazzinare il miele.
UNA CULLA EXTRALARGE. Se le celle delle operaie sono esagoni di forma regolare ben allineati sullo stesso piano, il primo trono della regina somiglia più a un bozzolo allungato, adatto a ospitare un individuo più grande degli altri. Tra le api da miele (Apis mellifera) la regina, unica femmina fertile dell’alveare, raggiunge i 18-20 mm di lunghezza; le operaie, i 10-15 mm; i fuchi – i maschi di ape, che hanno un ruolo marginale in questa storia – i 15-17 mm.

MAESTÀ, LA CENA. Il motivo delle notevoli dimensioni della sovrana è semplice: è libera di svilupparsi più a lungo e in modo più completo, grazie a una dieta esclusiva di pappa reale, una secrezione altamente proteica prodotta dalle ghiandole delle giovani operaie. L’uovo “prescelto” viene alloggiato nella cella reale e nutrito dalle operaie con pappa reale per 16 giorni; tutte le altre uova, alloggiate nelle cellette esagonali in serie, riceveranno pappa reale per i primi tre giorni, e saranno poi sfamate con polline e nettare.

La pappa reale “fa miracoli”: grazie alle sue proprietà nutrienti, le api che diverranno regine incrementano il loro peso larvale di 1500-2000 volte. La regina, alimentata per tutta la vita a pappa reale, vivrà 3-4 anni; le operaie, soltanto per 45, faticosissimi giorni. Dopo 16 giorni di metamorfosi (per la regina), 21 (per le operaie) o 24 (per i fuchi), le larve raggiungono la piena maturità, ma già entro i primi 10 giorni, l’ape regina si accoppia con uno o più fuchi.

UNA MACCHINA DA RIPRODUZIONE. Da quel momento e fino alla fine della sua vita, l’unica funzione della regina sarà quella di produrre uova in quantità sufficiente a moltiplicare le api operaie, a ritmi “industriali”: durante le grandi stagioni di bottinatura (cioè di raccolta di nettare e polline, da aprile ad agosto) muoiono ogni giorno, di sfinimento, anche 3000 api operaie. La regina le sostituisce con nuove generazioni, deponendo quotidianamente 1500-3000 uova.

Quando una regina vergine è pronta all’accoppiamento, emette un richiamo olfattivo che attira tutti i maschi di colonie vicine, nell’arco di un chilometro. Ha così inizio il volo nuziale: i fuchi più forti, quelli che riescono a salire con lei fino a 600-700 metri d’altezza, avranno l’onore di fecondarla. In un solo volo la regina riuscirà a immagazzinare, nella sua spermateca, spermatozoi per fecondare uova per tre anni, per almeno per 5 mesi all’anno (da aprile ad agosto).

SPERIAMO CHE SIA FEMMINA. La fecondazione avviene in seguito, durante il passaggio dell’uovo dall’ovidotto e verso l’uscita. Dalle uova fecondate (diploidi, cioè con i caratteri genetici del padre e della madre) nasceranno nuove operaie, da quelle non fecondate (aploidi, con i caratteri genetici della madre soltanto) avranno origine nuovi fuchi.

I fuchi che riescono ad accoppiarsi muoiono subito dopo. Agli altri non va molto meglio: incapaci di nutrirsi da soli, dipendono per il loro sostentamento interamente dalle operaie, che alla fine dell’estate smettono di nutrirli. In autunno, passato il periodo fertile della regina, vengono scacciati e muoiono di freddo: la loro vita media è di tre mesi.

LUNGA VITA ALLA REGINA. Durante l’inverno, finita la stagione delle fioriture, l’unico compito delle operaie è tenere in vita la regina, dalla cui fecondità e sopravvivenza dipende l’esistenza dell’intero alveare. La chiave di tutto è mantenere l’ape regina a una temperatura di almeno 18 °C, necessaria alla sopravvivenza delle sue funzioni riproduttive.

Le api ci riescono accalcandosi in un ammasso (il glomere), con l’ape regina e le api più giovani al centro, e quelle più vecchie e “sacrificabili” all’esterno – anche se, per sopravvivere più a lungo, le api più all’esterno cambiano continuamente di posto con api più all’interno. Con movimenti del corpo e delle ali, le api riescono a mantenere all’interno del glomere una temperatura anche di 24-30 °C, anche quando il termometro fuori segna lo zero.
In questo periodo la popolazione dell’alveare si riduce di un terzo arrivando a circa 15-20 mila esemplari, e il miele viene usato come scorta di cibo. Finché la temperatura, all’esterno, è sotto i 10 °C nessuno esce dall’alveare, e la regina non riprende a deporre uova: per un segnale di risveglio dell’arnia occorre aspettare temperature più miti.

PASSAGGIO DI SCETTRO. Quando la regina non è più in grado di sostenere ritmi così serrati di produzione delle uova – in genere, dopo 3 anni di “onorato servizio” – viene sostituita o intraprende una sorta di fuga in grande stile, la sciamatura. La regina comunica con le operaie attraverso sostanze chimiche, i feromoni, con i quali, tra le altre cose, inibisce la costruzione di nuove celle reali (in cui possano crescere nuove regine). Quando la sovrana invecchia o le operaie sono troppe, i feromoni che produce non bastano a inibire del tutto la costruzione di celle reali: inizia così la “febbre sciamatoria”.

SCIAME CERCA CASA. La vecchia regina riceve meno nutrimento dalle nutrici, il suo addome si riduce in dimensioni e smette di produrre uova. Le operaie si fanno irrequiete: dopo 15 giorni dalla deposizione del nuovo uovo reale, parte di esse lascerà l’alveare con una piccola scorta di miele, seguendo la vecchia regina. Il nuovo sciame stazionerà per un paio di giorni su un tronco, o in un altro riparo provvisorio, mentre le api esploratrici cercheranno un nuovo riparo. Nel vecchio alveare, la nuova regina inizierà il volo nuziale e… la storia si ripete.

L’EREDE AL TRONO. Il nuovo sciame può essere paragonato a un figlio del primo alveare, partorito e lasciato al mondo, giovane e pieno di energia costruttiva. Può sembrare un controsenso che a iniziarlo sia un’ape vecchia, ma la regina “matura” è l’unica già in grado di produrre velocemente nuove operaie senza bisogno di accoppiarsi di nuovo. Una volta stabilita una colonia autosufficiente, dopo un anno al massimo, morirà e sarà sostituita da una nuova leader, giovane e con tutta la vita davanti.
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