Le competenze di un qualunque professionista sono (o dovrebbero essere) formate da un mix equilibrato di “Sapere”, “Saper fare” e “Saper essere” , come ci insegnano gli esperti della materia:
– dal Sapere cioè dall’insieme delle conoscenze, nozioni, informazioni ecc., sia di tipo generale, sia di tipo specialistico, che si acquisiscono con gli Studi (diploma, maturità, laurea, post-laurea, corsi ecc.) e che si aggiornano e devono essere aggiornate di continuo (convegni, congressi, seminari, riviste, bollettini, normativa ecc.);
– dal Saper fare cioè dalla capacità di applicare, di usare, di mettere in pratica il Sapere già acquisito attraverso abilità concettuali e/o manuali per lo svolgimento di uno specifico incarico, di uno specifico compito (capacità proprie della persona che possono e devono essere potenziate e migliorate con stage lavorativi, tirocini, praticantati, collaborazioni professionali, esperienza professionale, svolgimento di incarichi veri e propri ecc.);
– dal Saper essere cioè da quelle caratteristiche personali, psicologiche, caratteriali e socio-culturali tali da consentire prestazioni efficaci (capacità di scegliere, di decidere, di assumersi la responsabilità, di agire, di rischiare. Di sapersi organizzare e orientare. Empatia, flessibilità. Rispettare, farsi rispettare, comunicare, collaborare, accettare, rifiutare. Volontà, tenacia, perseveranza, coraggio, fiducia in se stessi. Autonomia. Apertura, estroversione, creatività, dinamicità, iniziativa. Personalità, carattere, immagine, stile ecc.)
Il mix delle competenze, dunque, è (o dovrebbe essere) molto articolato. Ma soprattutto deve (o dovrebbe essere) equilibrato: 1/3 di Sapere, 1/3 di Saper Fare, 1/3 di Saper Essere. O essere il più equilibrato possibile.
Certo, non è facile. Ognuno di noi tende, infatti, a privilegiare una componente del mix trascurando le altre. Ognuno di noi tende a sbilanciare il mix verso una sola direzione. Tutto sta ad esserne consapevoli e a correggersi il più possibile. Se non ci si corregge, infatti, sorgono problemi. Uno squilibrio non corretto delle proprie competenze è una bella rogna:
se, infatti, si privilegia troppo il Sapere (a scapito del Saper Fare e/o del Saper essere), il risultato sarà una persona troppo “teorica”, “astratta”, lontana dalla realtà, “libresca”. Paradossalmente, troppo “formata”. Che saprà molto ma che saprà fare poco, saprà applicare poco il Sapere, saprà produrre poco, avrà difficoltà a mettere il Sapere in atti scritti concreti, utili e necessariamente burocratici. Saprà essere poco pragmatica e realista, poco utile. Paradossalmente, poco professionista perché troppo “accademica”.
Al contrario, se si privilegia troppo il Saper fare (a scapito del Sapere e/o del Saper essere), il risultato sarà una persona troppo pratica. Un “praticone” come si dice. Inadeguato agli scenari professionali e/o imprenditoriali di Oggi che richiedono, infatti, anche una preparazione di tipo teorico-culturale, nonché la capacità di saper leggere politicamente gli stessi scenari (indipendentemente dell’amare o dall’odiare la Politica, indipendentemente dal fatto di farne parte o meno, di votare o meno, di preferire un colore politico piuttosto che un altro).
Se, invece, si privilegia troppo il Saper essere (a scapito del Sapere e/o del Saper fare) si avrà una persona molto “politica” e/o “estetica” (furbacchiona, astuta, comunicatrice, diplomatica, manovriera ecc.) ma nello stesso tempo vuota, fumosa, inconcludente sulle questioni davvero importanti, inadeguata di fronte a Incarichi professionali degni di questa definizione.
E così via. Secondo le varie e possibili combinazioni.
“Sapere”, “Saper fare” e “Saper essere”, dunque, interagiscono tra di loro, creando e modellando una professionalità che aderisce o può aderire alle situazioni di lavoro.
Il mix della cosiddetta “competenza agita” costituisce, infatti (e deve costituire) sia una “forma mentis”, sia una “acies mentis”, vale a dire un’intenzionalità, un’attenzione continua e progettuale ad un campo definito (in un dato contesto, in un dato tempo e in una data società).
Un professore di Matematica, ad esempio, “sa” , “conosce” le equazioni di 2° grado. E fin qui ci siamo di sicuro. Ma deve anche “saper fare” una lezione sulle equazioni di 2° grado. E non è detto che ne sia capace. Ma ammettiamo che sappia fare la lezione. Questo ancora non basta. Infatti, deve anche “saper essere” il docente dei suoi allievi. E anche qui, non è detto che sappia esserlo.
Stessa cosa per un Agronomo. Un Agronomo conosce l’Agronomia, la Patologia vegetale, l’Estimo ecc. E fin qui ci siamo di sicuro. Ma deve anche saper fare Agronomia, saper fare Fitoiatrìa, saper fare Estimo ecc. Cioè sapere applicare le conoscenze agronomiche, fitoiàtriche, estimative ecc. per risolvere gli specifici problemi che i clienti e i committenti gli pongono. Deve saper fare un sopralluogo, saper fare una ricerca, saper inquadrare un caso, saper organizzarsi, saper orientarsi ecc. E non è finita: deve anche saper essere Agronomo (conciliare deontologia ed esigenze del cliente/committente, ecologia ed economia, reddito ed ecologia, conoscenze scientifiche avanzate e normative datate. E deve saper decidere, scegliere, agire, rischiare e soprattutto sapersi assumere la responsabilità nell’accettare gli incarichi e nel firmare perizie, stime, progetti, studi, indagini, consulenze, pareri, diari di lavoro, elaborati, documenti ecc.).
Stessa cosa per qualunque altro professionista (medico, avvocato, ingegnere ecc.).
Morale della Favola: occorre coltivarsi e coltivare le proprie competenze, tutte le proprie competenze, con equilibrio. Nel proprio quotidiano, nella propria settimana, nel proprio mese, nel proprio anno, nel proprio lustro ecc. occorre dedicarsi sia al “Sapere”, sia al “Saper Fare”, sia al “Saper essere”. Contemporaneamente e in modo equilibrato.
Puntare tutto sulla Formazione è sbagliato (molti pensano che facendo corsi, super-corsi e iper-corsi possano diventare più sicuri, acquisire cioè il Saper Fare e/o il Saper Essere. È una pura illusione). Così come è sbagliato puntare tutto sulla pratica e sull’esperienza (ci sono incarichi che ti prospettano una situazione nuova nella quale ti puoi orientare bene solo se hai una buona preparazione di base, un buon Sapere). Così come è sbagliato puntare tutto sull’Immagine. Voglio vedere che te ne fai solo della tua “Immagine” (senza Sapere e senza Saper Fare) di fronte, ad esempio, ad un terreno che frana! ad alberi alti 20 m! ai residui di pesticidi sulla frutta! ad una complessa stima agro-ambientale! ad un terreno inquinato! o a una azienda che necessita di un cambiamento di ordinamento colturale per poter ancora esistere sul Mercato!
Insomma, come in ogni cosa nella Vita, anche nella Professione ci vuole un equilibrio virtuoso. O quantomeno cercare di avvicinarsi il più possibile. Ovviamente, questa è la Strada Maestra. Se poi si vuol ricorrere al Caso, alla Fortuna o ai “Santi in Paradiso”, alle scorciatoie ecc. bèh si andrebbe su un altro tipo di discorso. Molto realistico, purtroppo. Soprattutto nell’Italia di Oggi! Ma chi sceglie di puntare sulle proprie competenze non ha e non avrà nulla da temere. Gli incompetenti e gli imbroglioni (a volte facilmente, molto più spesso con fatica) riuscirà comunque a vincerli. O a vederli finir male. Benché più lunga, la Strada Maestra va sempre bene. Il Tempo, infatti è Galantuomo.
Non siate superficiali, dunque. O conformisti in modo acritico.
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