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Feromoni e sessualità: davvero basta un profumo per accendere il desiderio? (Testo del 22.05.2014)

“Sei poco attraente? Hai poca fiducia in te stesso? Vorresti avere più rapporti sessuali? Ho quello che fa per te! Usa questo profumo a base di ferormoni e nessuno potrà resisterti!”
Esiste un fervido mercato, per lo più sul web, dedicato alla compravendita di ferormoni di ogni tipo. Le promesse sono notevoli: a giudicare da ciò che dichiarano i venditori si direbbe che sono la soluzione definitiva per chi proprio non riesce a farsi notare dal sesso opposto, ma anche per chi vuole avere più successo sul lavoro o per aumentare la propria autostima.
Sui vari siti che ho visitato ho trovato riferimenti a studi scientifici, spiegazioni riguardo al principio di funzionamentovideo e racconti che ne testimoniano l’efficacia… Ma è proprio tutto autentico? Basta spendere poche decine di euro per diventare Tony Stark?
Il buon senso suggerisce di no, ma facciamo un’analisi accurata.
Ferormone è una parola abbastanza recente che ha solo 50 anni, deriva dal greco antico e letteralmente significa “portare eccitamento”. I ferormoni sono sostanze prodotte dalle ghiandole esocrine (sudoripare, lacrimali, salivari, etc.) della maggior parte degli esseri viventi e servono ad indurre reazioni fisiologiche e comportamentali negli individui della stessa specie che vi entrano in contatto. I ferormoni più famosi sono quelli sessuali ma ne esistono di varia natura, nelle api, ad esempio, i feromoni dell’ape regina inibiscono lo sviluppo degli organi riproduttori delle operaie.
Nonostante fin dall’antichità si fosse a conoscenza del fatto che le femmine di alcune specie fossero in grado di comunicare ai maschi di essere in calore attraverso “segnali invisibili”, nessuno riuscì ad identificarne la causa fino a non molto tempo fa. Nel 1959, dopo 20 anni di ricerche, un gruppo di ricercatori tedesco capitanato da Adolf Butenandt identificò il primo ferormone, ossia il ferormone sessuale del baco da seta [1]. Questo studio richiese un’impressionante quantità di bachi (mezzo milione) per produrre materiale sufficiente ad effettuare le analisi chimiche, in quanto i ferormoni vengono prodotti in quantità davvero esigue. Butenandt riuscì a dimostrare che ci fosse un’unica sostanza a fungere da richiamo sessuale; come controprova sintetizzò la molecola del ferormone in esame e mostrò che i bachi maschi reagivano allo stesso modo.
Gli umani sono soggetti all’effetto dei ferormoni?
L’idea che la nostra fisiologia e il nostro comportamento possano reagire se esposti a ferormoni umani è una naturale estensione del fatto che pressoché qualunque altro animale lo faccia. Ma, nonostante una massiva attività di ricerca, possediamo informazioni molto frammentarie a riguardo[2].
Il limite più evidente della ricerca è dato dalla quantità di soggetti su cui possono essere fatte le analisi; Butenandt ebbe successo nella sua analisi perché poté usufruire di un numero immenso di esemplari della stessa specie, ripetere lo stesso studio sugli umani è impraticabile. Un ulteriore problema è dato dal fatto che noi umani, per via della nostra intelligenza, non siamo influenzati dalla chimica dei ferormoni allo stesso modo degli insetti e i mammiferi in generale hanno dimostrato come considerino largamente anche l’esperienza e il contesto. È interessante, per esempio, notare come nelle persone adulte sia la cultura a determinare cosa è un buon odore e cosa no: per un neonato non esiste la puzza, qualunque odore è semplicemente interessante, l’educazione che riceve successivamente gli insegna a distinguere [3]. La somma di questi fattori rende difficoltoso identificare quali sostanze fungano da ferormoni e in che modo e in che misura ci influenzino.
Gli effetti ferormonali più evidenti individuati negli umani sono quelli che causano cambiamenti fisiologici, perché vengono più facilmente osservati e quantificati, e alcuni studi, ad esempio, hanno dimostrato che:
–          Un composto presente nelle secrezioni ascellari degli uomini aumenti il livello di cortisolo (ormone associato allo stress) e influenzi il rilascio di ormone luteinizzante (ormone regolatore del ciclo mestruale) nelle femmine [4].
–          Un altro composto presente nelle secrezioni ascellari delle donne influenza il ciclo mestruale di altre donne esposte al suddetto [5].

Nell’immagine B il bambino è esposto ad una provetta pulita, nell’immagine C è esposto alla secrezione delle mammelle di una donna

L’effetto ferormonale comportamentale più interessante di cui ci sia traccia è quello dovuto ad un particolare composto che secernono le donne in stato di allattamento dalle ghiandole di Montgomery, i puntini intorno all’aureola del capezzolo. Esponendo dei neonati addormentati a questo agente, questi aprivano la bocca e iniziavano a tentare di succhiare e, dato che il composto veniva estratto da donne diverse, è possibile che si tratti di un ferormone [6], ma ancora una volta non abbiamo nessuna certezza.
In conclusione, nonostante gli incredibili progressi in questo campo degli ultimi 50 anni non possediamo informazioni concrete riguardo l’importanza dei ferormoni per la specie umana nel mondo moderno. La ricerca suggerisce che anche noi, come tutti i mammiferi, produciamo ferormoni, ma non fornisce nessun dettaglio su quali sostanze agiscano come tali e in quale modo queste influenzino la nostra vita.
Spiacente, non basterà un profumo per avere sesso facile.
Pietro Sottile

Referenze:

–          [1] A. Butenandt, Beckamnn, R.; Hecker, E., Über den Sexuallockstoff des Seidenspinners .1. Der biologische Test und die Isolierung des reinen Sexuallockstoffes Bombykol in Hoppe-Seylers Zeitschrift für Physiologische Chemie, vol. 324, 1961.
–          [2]Peter A. Brennan – The neurobiology of olfaction – Chapter 6Pheromones and Mammalian Behavior
–          [3]Kate Fox – MCM Research – The smell report
–          [4] Wyart C., Webster W.W., Chen J.H., Wilson S.R., McClary A., Khan R.M., Sobel N. Smelling a single component of male sweat alters levels of cortisol in women. J. Neurosci. 2007;27:1261–65. [PubMed]
–          [5] Preti G., Wysocki C., Barnhart K., Sondheimer S., Leyden J. Male axillary extracts contain pheromones that affect pulsatile secretion of luteinizing hormone and mood in women recipients. Biol. Reprod. 2003;68:2107–13.[PubMed]
–          [6] Marlier L., Schaal B. Human newborns prefer human milk: Conspecific milk odor is attractive without postnatal exposure. Child Dev. 2005;76:155–68. [PubMed]
Nota: per chi contesta l’uso del sostantivo “ferormone” o di “feromone” (l’uno o l’altro), in realtà si può dire in entrambi i modi (Treccani); il secondo è molto più utilizzato, mentre il primo è più vicino all’etimologia greca (φέρω phero “portare” e ὁρμή orme “eccitamento”).

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L’ODORE DELLE NEO MAMME ‘LEGA’ I PAPÀ AI BEBÈ (Testo del 18.06.2019)

La paternità è anche una questione di ‘naso’.
Le giovani mamme, infatti, emettono un odore particolare, dovuto agli ormoni, che aiuterebbe i neo padri a legarsi al bambino.
Lo indica uno studio dei ricercatori britannici dell’università Newcastle upon Tyne e dell’università di Stirling (Scozia) pubblicato su ‘Physiology & Behavior’.
Durante i nove mesi, secondo gli scienziati, i cambiamenti psicologici avvengono nella madre ma anche nel padre.
Al centro dell’indagine le variazioni ormonali che potrebbero giocare un ruolo rilevante per quanto riguarda l’accudimento del piccolo, aumentandone così le possibilità di sopravvivenza.
Lo studio ha evidenziato così l’importanza dell’odore post partum della mamma.
Per arrivare a questo risultato sono stati prelevati campioni di sudore da donne tra i 17 e i 33 anni che avevano partorito.
E campioni nelle donne della stessa età che non avevano figli.
Gli scienziati hanno testato l’effetto su 91 uomini tra i 19 e i 44 anni, facendo inalare l’odore per circa 10 minuti.
Prima e dopo il test, i volontari hanno risposto a questionari e sono stati invitati a guardare foto di volti di uomini, donne e bebè.
Si è osservato così che gli uomini esposti all’odore delle neo mamme passavano più tempo a guardare le foto di bebè.
“I nostri risultati danno una prima indicazione positiva all’ipotesi che l’esposizione breve all’odore delle donne che hanno appena partorito è sufficiente per indurre cambiamenti psicologici e comportamentali legati alla cura dei bebè”, scrivono gli autori dello studio.
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DA ALTEZZA A SUDORE, COSA SPINGE DONNE A FARE SESSO (Testo del 05.10.2013)

LONDRA – Alto, bello e con gli occhi azzurri? Non proprio. Secondo un libro di prossima pubblicazione in Gran Bretagna, a far girare la testa alle donne e a farle finire sotto le lenzuola con un uomo è una complessa serie di fattori, alcuni dei quali poco scontati, come l’odore del sudore o uno stile di ballo impetuoso dai movimenti ampi e decisi.
Per rispondere alla domanda ‘Perche’ le donne fanno sesso?’, che è anche il titolo del loro libro, Cindy M. Meston e David M. Buss, due psicologi britannici, hanno analizzato una serie di ricerche sull’attrazione sessuale ed hanno compilato così una lista delle caratteristiche fisiche e psicologiche che le donne trovano maggiormente attraenti. Per quanto riguarda l’aspetto fisico, in cima alla classifica degli uomini più desiderabili si posizionano quelli alti, con spalle larghe e fianchi più stretti. Poco sorprendente fin qui: oltre ad indicare forza fisica e buona salute, l’altezza secondo alcuni studi sugli uomini dei Paesi occidentali sarebbe anche un presupposto di un buon status socio-economico. In 30 anni di carriera per esempio, gli uomini alti da un metro e 80 in su guadagnano in media 100.000 sterline in più di quelli che non raggiungono il metro e 70.
Attenzione però a quelli dalle spalle larghe: sarebbero scelti per relazioni passeggere anche dalle donne impegnate e sarebbero quindi poco affidabili. Un dilemma simile si presenta alle donne quando, guardando un uomo in faccia, giudicano se si tratta di un partner per la vita o buono soltanto per una notte di passione: i visi più mascolini, con mascelle larghe e lineamenti più duri, indicano un tasso più alto di testosterone e quindi una virilità maggiore, ma anche una tendenza più forte a tradire. Ed è così quindi che gli uomini dai lineamenti più morbidi finiscono per esser scelti per fare i papà, mentre quelli dai volti più machi finiscono a fare gli amanti occasionali. Oltre a fattori piuttosto scontati, come una voce profonda e un buon senso dell’umorismo, i due psicologi analizzano infine il modo di ballare e l’odore di un uomo. A quanto pare, chi sulla pista da ballo fa movimenti ampi non finisce col creare il vuoto intorno a sé, anzi: secondo una recente ricerca, le donne sono più attratte da chi senza imbarazzo allarga le braccia e stende le gambe, segnalando simbolicamente il proprio controllo sullo spazio circostante. Più complesso invece il meccanismo che rende attraente il sudore di un uomo. Le donne sarebbero infatti in grado di sentire, specie nei giorni in cui sono più fertili, di quali geni in grado di combattere virus e batteri è dotato un uomo. Più la composizione di questi geni, chiamata MCH, è diversa da quella della donna, più questa sarà attratta dall’odore dell’uomo, considerandolo più adatto a mettere in cantiere insieme bambini con un forte sistema immunitario. Le donne con geni simili al partner tenderebbero ad avere più fantasie sessuali su altri uomini e, di conseguenza, a tradire di più.
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SESSO: MUGHETTO PROFUMO DI DONNA, IN CHI NON PUÒ SENTIRLO CROLLA DESIDERIO (Testo del 27.02.2014)

Il ‘profumo di donna’ ricorda l’aroma di mughetto, un richiamo irresistibile per lui.
Ma se l’uomo non ha i recettori per sentire questa traccia odorosa, il desiderio crolla, insieme al testosterone.
A scoprirlo sono medici e biologi dell’Azienda ospedaliera universitaria di Padova, in uno studio attualmente al vaglio della rivista internazionale ‘Frontiers in Cognitive Science’, che sarà presentato al XXIX Convegno Medicina della riproduzione, al via oggi ad Abano Terme (Padova).
“Molti animali, tra cui i mammiferi, sono attratti dal partner grazie a particolari stimoli odorosi”, ricorda all’Adnkronos Salute il direttore del Servizio di fisiopatologia della riproduzione umana dell’ateneo, Carlo Foresta, anticipando i risultati della ricerca. Gli stimoli odorosi trovano nel naso il loro organo di riferimento, in particolare i recettori olfattivi sono presenti nel tetto delle fosse nasali.
“Nonostante sia pensiero comune che l’olfatto nell’uomo non abbia la stessa valenza che in altri animali, è dimostrato da studi scientifici che una quota importante del codice genetico umano è delegato all’olfatto.
Recenti studi svedesi hanno dimostrato anche una maggiore capacità dell’olfatto dei maschi adulti, rispetto alle donne coetanee, di riconoscere una sostanza sintetica, il Bourgeonal, che ricorda a livello olfattivo proprio il mughetto.
Una capacità mediata da un recettore olfattivo chiamato Or1d2.
Ebbene, questo recettore è espresso anche sulla coda degli spermatozoi umani, dove appare in grado di guidare la propulsione degli stessi verso la stessa molecola odorosa”.
Proprio sulla scia di questi risultati, il gruppo guidato dal direttore della Clinica otorinolaringoiatrica, Alberto Staffieri, dal ricercatore Giancarlo Ottaviano e da Foresta ha condotto una serie di ricerche sull’influenza dell’olfatto sull’infertilità di coppia e sul desiderio sessuale. In un primo lavoro, pubblicato su ‘European Archives of Oto-Rhino-Laryngology’, si ipotizzava il fatto che una possibile causa d’infertilità potesse essere proprio una minore sensibilità – “olfattiva e spermatica” – verso il Bourgeonal.
“Ora la ricerca ha evidenziato una stretta relazione tra desiderio sessuale e sensibilità olfattiva per l’aroma di mughetto in giovani maschi adulti.
In particolare, tanto maggiore era la sensibilità olfattiva per il Bourgeonal, tanto più elevato era il desiderio sessuale, valutato mediante un questionario”. “Spinti da queste evidenze, abbiamo voluto studiare anche l’eventuale relazione tra sensibilità olfattiva per il Bourgeonal, concentrazione di testosterone ematico e sensibilità della proteina che media gli effetti del testosterone: il recettore per gli androgeni.
Ebbene, si è visto che nei giovani maschi adulti una minore sensibilità del recettore per gli androgeni al testosterone, cruciale per il desiderio, corrisponde a una minore sensibilità olfattiva per il Bourgeonal.
Questi risultati confermerebbero come il recettore olfattivo nel mirino possa essere uno degli strumenti fisiologici che i maschi utilizzano per la selezione del proprio partner sessuale”. Molti sono i possibili sviluppi futuri.
In particolare, i ricercatori verificheranno se la perdita del desiderio sessuale, che spesso si accompagna alla riduzione dei livelli di testosterone ematico o ‘ipogonadismo’, si esplichi proprio attraverso le variazioni di sensibilità di Or1d2 all’aroma di mughetto.
FONTE: (Adnkronos Salute)


Sesso, se l’olfatto è più acuto il piacere è più intenso (Testo del 28.05.2018)

Lo rivela uno studio dell’Università di Dresda, Germania, pubblicato sugli Archives of sexual behavior
DA tempo conosciamo l’importanza dell’olfatto, uno dei primi sensi che si sono sviluppati nella nostra evoluzione, con una funzione fondamentale nella sopravvivenza. Il sistema olfattivo è collegato in modo diretto sia con l’ippocampo – la struttura cerebrale che gestisce la memoria – sia con l’amigdala e il sistema limbico – parti del cervello impegnate a governare le emozioni -.
• LA MEMORIA OLFATTIVA
Gli odori percepiti svolgono tutt’oggi nell’essere umano una funzione di radar, infatti gli odori sgradevoli ci allontano immediatamente dalla fonte che li emette e quelli gradevoli ci spingono alla ricerca della fonte stessa. Inoltre, la memoria olfattiva svolge un ruolo importante nella riappropriazione di un ricordo: l’odore si lega all’esperienza emotiva vissuta e si crea il ricordo positivo o negativo di quella esperienza. Non è quindi un caso se diversi ricercatori si sono occupati del ruolo dell’olfatto nella sessualità, sia per comprendere come agisce nella ricerca e scelta del partner, sia per capire il legame che attraverso questo senso si mantiene anche nella distanza tra partner, sia nel tentativo di dimostrare la presenza anche nell’essere umano dei cosiddetti feromoni.
• PERCEZIONE OLFATTIVA E SENSUALITÀ
Recentemente è stata pubblicata sugli Archives of Sexual Behavior una ricerca dell’équipe guidata dalle psicologhe Johanna Bendas e Ilona Croy dell’Università di Dresda (Germania), prendendo spunto da una ricerca precedente che esaminava persone con funzione olfattiva compromessa e una influenza di questa riduzione su diversi aspetti della sessualità. Lo studio attuale, pur con qualche diversità metodologica, ha esaminato la potenziale correlazione tra soglia di odore in partecipanti sani e il loro desiderio, esperienza, durata e frequenza sessuale. Sono stati studiati 70 giovani adulti, 28 maschi, 42 femmine. La soglia dell’odore è stata valutata usando specifici bastoncini (Sniffin sticks) e ai partecipanti è stato chiesto di rispondere ad un questionario sul desiderio sessuale, ad alcune domande sull’esperienza sessuale – come frequenza dell’orgasmo, piacevolezza percepita delle attività sessuali – e sulla frequenza e la durata media dei rapporti sessuali.
I risultati hanno evidenziato che i partecipanti con elevata sensibilità olfattiva riferivano una maggiore piacevolezza delle attività sessuali. In particolare, le donne con alta sensibilità olfattiva hanno riportato una maggiore frequenza di orgasmi durante il rapporto sessuale. Non sono state rilevate correlazioni significative per il desiderio sessuale, la frequenza e la durata media dei rapporti. Da questo studio sembra quindi emergere che l’input olfattivo possa arricchire l’esperienza di piacevolezza/piacere della sessualità. Nella pratica clinica emerge spesso questa correlazione che oggi viene in parte dimostrata dalla ricerca empirica e ci permette quindi di poter affermare con maggior forza l’importanza di una attenzione agli aspetti sensoriali nella sessualità.
(*Psicoterapeuta e sessuologa presso l’Istituto di Sessuologia Clinica di Roma, Presidente della Federazione Italiana di Sessuologia Scientifica)
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