Alcuni comportamenti del lupo grigio sono influenzati dalla presenza di un parassita nel loro organismo: cosa hanno scoperto gli scienziati.

 

I lupi sono emblema di forza e di coraggio, di solitudine ma anche di leadership. Questo affascinante canide ha sempre avuto comportamenti che hanno incuriosito gli scienziati, portandoli a chiedersi effettivamente quale sia la discriminante: cosa spinge un lupo ad allontanarsi dal suo gruppo per vivere in solitaria o, al contrario, a imporsi sugli altri membri del branco come leader? Uno studio recente sembra aver trovato una risposta a questa domanda, individuando un elemento finora sottovalutato: l’influenza del parassita Toxoplasma gondii, ben noto vettore della toxoplasmosi.

Lo studio sul comportamento dei lupi

Risale al 2022 lo studio dal titolo Parasitic infection increases risk-taking in a social, intermediate host carnivore pubblicato sulla rivista Communications Biology, ma la ricerca in realtà è iniziata molto tempo prima. Per ben 26 anni un team di ricercatori guidato dai biologi Connor Meyer e Kira Cassidy dello Yellowstone Wolf Project – progetto no profit nato in Montana per la supervisione delle attività di ricerca sui predatori nel Parco Nazionale di Yellowstone – ha raccolto i dati comportamentali dei lupi autoctoni (Canis lupus), affiancando questa raccolta all’analisi del sangue degli stessi.

I ricercatori hanno rilevato che nei 229 esemplari analizzati, quelli infettati dal parassita Toxoplasma gondii erano 46 volte più propensi a diventare capobranco imponendosi sui loro simili. Una scoperta che ha fatto comprendere loro come si siano sottovalutati a lungo gli effetti di questo parassita nel comportamento animale.

Di toxoplasmosi ne ha sentito parlare almeno una volta nella vita chiunque accudisca un gatto. Microscopico e infido, il parassita può riprodursi nell’organismo dei piccoli felini ma prosperare in tutti gli animali a sangue caldo, esseri umani inclusi (per questo si parla di zoonosi). I lupi in questione di certo non hanno incontri ravvicinati con i gatti, ma nel loro raggio d’azione si sovrappongono ad altre specie come i puma (Puma concolor), noti portatori di T. gondii e con i quali condividono alcune prede, dall’alce al bisonte, fino al cervo mulo.

Dunque i lupi possono infettarsi facilmente mangiando occasionalmente puma morti oppure ingerendone gli escrementi e, tenendo conto di questo dato, il team di ricercatori ha concluso che gli esemplari che hanno maggiore possibilità di entrare a contatto con i puma assumono un comportamento ben preciso.

Come il parassita della toxoplasmosi influenza il comportamento dei lupi

Ricapitolando, i lupi nel parco di Yellowstone possono essere infettati dal Toxoplasma gondii per via della vicinanza ai puma e – stando ai dati riportati nello studio in questione – ci sarebbe una correlazione tra infestazione parassitaria e cambiamenti comportamentali. Un lupo con toxoplasmosi, per dirla in parole molto semplici, sarebbe più propenso ad assumersi dei rischi, più coraggioso e sprezzante del pericolo e disposto ad abbandonare il proprio branco, preferendo una vita in solitaria.

Secondo quanto riportato dal team di ricerca, i lupi infetti hanno 11 volte più probabilità di disperdersi dal branco in un nuovo territorio. Nei maschi infetti la probabilità di lasciare il branco entro sei mesi è del 50%, ben 21 mesi in più rispetto a quelli tipici degli esemplari non infetti. Anche nelle femmine si nota l’influenza del T. gondii sul comportamento con il 25% di possibilità di lasciare il branco entro 30 mesi, rispetto ai consueti 48 mesi.

Ma non è soltanto la rapidità con cui si separano dal gruppo di origine ad aver colpito gli scienziati. Lo studio ha posto l’accento su un altro comportamento interessante: i lupi infetti hanno maggiore probabilità di imporsi come capibranco. Probabile che c’entri l’aumento dei livelli di testosterone che a loro volta potrebbero portare a una maggiore aggressività e dominanza. Allo stesso tempo, però, ciò significa che i capibranco che si riproducono diventano vettori della toxoplasmosi, innescando così una sorta di circolo vizioso.

“A causa della struttura di vita di gruppo del branco di lupi grigi, i capibranco hanno un’influenza sproporzionata sui loro compagni di branco e sulle decisioni del gruppo. Se i lupi principali vengono infettati da T. gondii e mostrano cambiamenti comportamentali, ciò potrebbe creare una dinamica in base alla quale il comportamento, innescato dal parassita in un lupo, influenza il resto dei lupi nel branco”, riporta lo studio.

“Questo studio dimostra come le interazioni a livello di comunità possano influenzare il comportamento individuale e potrebbero potenzialmente estendersi al processo decisionale a livello di gruppo, alla biologia della popolazione e all’ecologia della comunità.  Incorporare le implicazioni delle infezioni parassitarie nella futura ricerca sulla fauna selvatica è vitale per comprendere gli impatti dei parassiti su individui, gruppi, popolazioni e processi ecosistemici“, concludono i ricercatori.

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