Come è stato scelto il colore della più grande “piazza” online? Quali sono i colori più diffusi sul web? Quali quelli che ci fanno aumentare l’appetito, ridurre l’aggressività o svuotare il portafoglio? Tutto quello che vorreste sapere sul lato nascosto della tavolozza.
Se le scatole di matite colorate contenessero un “blu Zuckerberg”, gli oltre un miliardo di utenti attivi mensilmente su Facebook lo riconoscerebbero al primo colpo. Il colore del logo del più popolare social network – rimasto invariato dall’inizio della sua storia, nel 2004 – ha avuto un tale successo che molte altre “piazze” del web, seguendone la strada, hanno adottato il blu o l’azzurro come cifre distintive (basti pensare a Twitter, Flickr o LinkedIn).
Ma se credete che la scelta di questo sfondo sia stata lunga e sofferta siete fuori strada: qualche anno prima di fondare Facebook, Mark Zuckerberg scoprì di avere una forma di daltonismo che lo rende cieco al verde e al rosso. «Il blu è il colore più ricco per me» dichiarò tre anni fa in un’intervista al New York Times «riesco a vederlo bene, nella sua interezza»
La scelta del “papà” di Facebook si è rivelata un colpo di fortuna, ma solitamente il processo di selezione dei colori per il lancio di un nuovo prodotto, online o sugli scaffali dei supermercati, richiede analisi più complesse. I consumatori impiegano circa 90 secondi per elaborare un giudizio su un marchio e poiché la vista è il senso più sviluppato negli esseri umani, il 90% dell’attenzione che riserviamo a un logo è catturata dal suo colore.
Rilevazioni elettroencefalografiche (EEG) effettuate su persone intente a esprimere una preferenza di colore hanno mostrato come l’attivazione cerebrale in risposta al proprio colore preferito (o a quello che attira di più lo sguardo) avvenga ancora prima che rivolgiamo consciamente la nostra attenzione su un marchio o un oggetto. La tonalità di un prodotto in commercio, in altre parole, colpisce il nostro cervello prima ancora che decidiamo di guardare quella merce.
Ma quali emozioni comunicano i vari colori? Perché gli interni e il packaging di Mc Donald’s e Burger King sono dominati dal rosso, mentre le nuove banche tendono a scegliere il giallo o l’arancione? Quali sono i colori che ci spingono a comprare? Lo scopriremo nelle prossime pagine.
Nel 1999 alcune zone di Glasgow, in Scozia, furono abbellite con file di lampioni a luce blu per l’illuminazione notturna. Da allora, i crimini nelle aree illuminate a nuovo sarebbero, secondo fonti locali, sensibilmente calati. Lo stesso esperimento fu tentato, nel 2005, in alcuni quartieri della prefettura di Nara, Giappone: il risultato? Furti, rapine e aggressioni sono diminuite del 9% nelle strade illuminate di blu, tanto che dal 2009 LED di questo colore sono stati sistemati anche in molte stazioni ferroviarie nipponiche, con l’intento di ridurre i tentativi di suicidio.
Il blu, spiegano gli esperti, evoca sicurezza, affidabilità, serenità: l’effetto benefico sulla vita notturna potrebbe essere spiegato così (o con il naturale senso di disagio che si prova a stare sotto a una luce dai colori insoliti). Sono blu le luci notturne all’interno di molti aerei e i corridoi di numerose corsie d’ospedale; qui possiamo trovare anche il verde, che evoca calma, salute, freschezza (ma anche l’idea di natura e rispetto per l’ambiente).
Giallo e arancione stimolano vitalità, positività, gioco e allegria; il viola è legato al concetto di spiritualità e mistero, mentre il nero comunica valore, prestigio, durevolezza e sofisticatezza di una merce: sono neri, o neri e bianchi, molti dei marchi delle eccellenze italiane della moda, come Armani, Gucci, Versace, Dolce e Gabbana.
Sarà più facile fermarsi – e acquistare – in un negozio arredato con toni freddi piuttosto che in uno spazio con le pareti rosse. Questo, infatti, è il colore che più di tutti cattura l’attenzione: il colore dei segnali di stop, del sangue, che accelera il metabolismo, fa aumentare pressione e battito cardiaco e ci mette sul “chi va là”: per questo motivo farebbe crescere anche l’appetito, spingendoci a mangiare più velocemente. Vi siete mai chiesti perché il packaging e l’arredo interno di molti fast food e ristoranti cinesi sia di questo colore?
Le divise rosse sembrano dare agli atleti che le indossano maggiori chance di vittoria: alle Olimpiadi di Atene del 2004, chi ha gareggiato nel taekwondo, nella lotta libera e nella lotta greco-romana fasciato in una tuta rossa ha vinto il 55% dei match. Secondo i biologi evoluzionisti questo colore comunicherebbe salute (il bianco sarebbe, di contro, il colore degli anemici) e abbondanza di testosterone: quanto basta per intimorire l’avversario vestito di blu.
Indossato dalle donne, ne aumenta esponenzialmente il sex appeal. Una ricerca effettuata lo scorso anno su 272 consumatori di ristoranti ha evidenziato come gli uomini tendano a elargire tra il 14,6% e il 26,1% di mance in più alle cameriere di rosso vestite. Del resto, anche il colore del piatto non è da trascurare: una cioccolata calda servita in una tazza arancione o color crema – l’ha dimostrato a gennaio una ricerca del Politecnico di Valencia, Spagna – sembrerà più dolce, una bibita servita in una lattina azzurra, più fresca, e un espresso in tazza scura risulterà probabilmente più amaro.
Queste conoscenze vengono sfruttate tutti i giorni per farci visualizzare pagine, condividere contenuti e prosciugare le nostre carte di credito online. Il senso di urgenza che comunica il colore rosso, per esempio, cattura subito la nostra attenzione e ci spinge a fare in fretta. Non c’è da stupirsi, quindi, se le icone rosse saranno utilizzate nei web store che stanno vendendo prodotti in saldo.
Il blu, che trasmette affidabilità, sarà spesso utilizzato per le operazioni online sui siti delle banche (dove si usa anche l’arancione, che comunica un senso di svecchiamento e di nuovo), mentre il verde sarà l’ideale per attrarre consumatori attenti all’aspetto ambientale.
Il rosa svuoterà i portafogli delle giovani donne, il nero quello di chi acquista merce elegante e di valore. Icone gialle e arancioni sono spesso utilizzate per richiamare l’attenzione sulle vetrine (reali) e sul web per le icone che invitano a comprare, sottoscrivere un abbonamento o vendere online.
Il colore determina per l’80% la riconoscibilità di un marchio: pensate al rosso e vi verranno probabilmente in mente la “C” di Coca Cola e l’etichetta delle scatole di Lego, ma anche, per rimanere su marchi nazionali, il cavallino della Ferrari, la sigla della Coop o la “S” dell’Esselunga. Se si vuole lanciare un prodotto, un sito o una start-up totalmente innovativa e originale, è preferibile optare per una tonalità di colore poco usata o non immediatamente associabile a un altro brand.
Quando invece si vuole strappare la stessa fetta di pubblico alla concorrenza, si scelgono di solito colori analoghi, magari di sfumature leggermente diverse: pensate al pulsante “share” di Twitter e di Facebook, o alla scelta – ma in questo caso si è trattato di un pesce d’aprile ben architettato – di cambiare l’intero design di Gmail tingendolo di blu (lo scherzetto è stato poi trasformato in un’estensione dedicata al browser Chorme, scaricabile gratuitamente dal Chrome Web Store).
I colori più usati dai 100 brand più popolari al mondo sono blu (nel 33% dei casi), rosso (29%), grigio o nero (28%) e giallo o oro (13%); il 95% delle grandi marche utilizza solo uno o due colori nel proprio logo.
Prima di stabilire quali colori scegliere per la propria app, o per un nuovo prodotto da lanciare, è bene individuare il target a cui ci si rivolge. Secondo una ricerca commissionata da KISSmetrics, una piattaforma web americana che si occupa di marketing e analisi statistiche, le donne sul web amano il blu, il viola e il verde, mentre non gradiscono l’arancione, il marrone e il grigio; gli uomini preferiscono il blu, il verde e il nero, ma non amano il marrone, l’arancione e il viola.
Anche la cultura di provenienza influenzerà la percezione del colore: il bianco, il rosso e il giallo, per noi simboli di purezza, passione e vitalità, sono i colori del lutto rispettivamente in Cina, Sudafrica ed Egitto.
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