Uno studio contraddice la convinzione che piacere e sofferenza fisica diano luogo a simili espressioni del volto: non è così, e le smorfie tipiche cambiano inoltre in base alla cultura di appartenenza.
Riconoscere le espressioni sul volto dei nostri simili – e ricondurle ai rispettivi stati d’animo – è un’abilità che gli esseri umani esercitano piuttosto bene. Anche in questo campo, però, si commettono errori: uno di questi è stato ritenere, finora, che la faccia che assumiamo durante un orgasmo sia molto simile a quella che facciamo quando proviamo dolore fisico.
Complice forse qualche interpretazione hollywoodiana, è un luogo comune piuttosto diffuso. Ma infondato: un nuovo studio incentrato su come le diverse culture leggono le smorfie del viso dimostra che le due sensazioni danno origine a espressioni diverse e riconoscibili. La ricerca è stata pubblicata su Proceedings of the National Academy of Sciences.
Un gruppo di ricercatori di Spagna e Regno Unito ha usato un software per la creazione di volti di genere neutro, per chiedere a 80 volontari quali tra i 42 principali movimenti programmabili per le varie parti del viso fosse più vicino al concetto di “orgasmo” o “dolore”. Con queste informazioni, sono stati poi creati modelli di volto sottoposti, per un giudizio, ad altri 104 volontari. Gli intervistati hanno mostrato di saper distinguere chiaramente quali espressioni fossero legati alle due esperienze: la maggior parte si è trovata d’accordo con i pareri del gruppo precedente.
DALLE MIE PARTI SI FA COSÌ… Dato ancor più interessante, le caratteristiche tipiche delle smorfie di piacere sembrano cambiare in base alla cultura di appartenenza. Se per i volontari di origine occidentale il volto dell’orgasmo prevede occhi spalancati e bocca aperta, quelli di origine asiatica l’hanno più spesso associato a volti sobriamente sorridenti, con le labbra socchiuse (vedi video).
Queste differenze possono essere ricondotte a fattori culturali, come il valore che si dà al comportamento da osservare durante gli stati di umore molto alto (eccitazione, arousal) o molto basso. Al di là della pura curiosità, lo studio dimostra il ruolo dei fattori culturali nel formare le rappresentazioni mentali delle emozioni umane.
FONTE