Con il bel tempo è tornata anche l’Upupa all’Eremo ElGram, o meglio, nel giardino dei vicini! Non sono ancora riuscito a fotografarla bene, ma confido di riuscirci presto.
Uno dei miei più cari ricordi su questo uccello particolarissimo è di tanti anni fa: forse nel 1992 o 1993. Stavo facendo un giro con la mountain-bike verso Santo Spedito di Bibiana (a quei tempi non c’era ancora lo stradone che c’è ora) e mi passarano sulla testa decine e decine di esemplari. Li seguii sino a un piccolo laghetto artificiale, di quelli creati per raccogliere acqua per poi bagnare le actinidie (kiwi) e ne vidi centinaia e centinaia, uno spettacolo incredibile! Allora corsi come un matto sino a casa a Lusernetta per prendere la mia reflex ma, quando dopo un tre quarti d’ora tornai, non era rimasto nemmeno un esemplare. Probabilmente stavano migrando in gruppo verso qualche altro posto e si erano giusto fermati un po’ per bere e riposarsi.
Upupa epops
L’upupa comune o upupa eurasiatica o plumbus (Upupa epops Linnaeus, 1758) è un uccello bucerotiforme della famiglia degli Upupidi.
Il nome di questo uccello deriva dall’onomatopea latina del verso che soprattutto i maschi sono soliti emettere durante il periodo riproduttivo, e che suona come un cupo hup-hup-hup trisillabico.
L’upupa è sicuramente uno degli uccelli più appariscenti diffusi nell’area euro-mediterranea: la colorazione molto accesa, rosso-arancio con ali e coda a bande bianche e nere, il lungo becco leggermente ricurvo e la cresta erettile sulla testa risultano inconfondibili fra gli altri uccelli che abitano questa latitudine, sebbene risulti abbastanza difficile avvistare un’upupa in virtù delle sue abitudini schive e della sua predilezione per le aree rurali e scarsamente antropizzate.
L’upupa è un uccello amante degli spazi aperti e dei climi miti: pur occupando un areale estremamente vasto (che comprende gran parte di Europa, Asia ed Africa), essa tende a migrare verso siti più caldi solo nelle aree temperate, mentre in quelle tropicali e subtropicali risulta stanziale.
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Rapporti con l’uomo
Da sempre piuttosto comune in tutto il suo areale, durante la seconda metà del XX secolo l’upupa ha cominciato a declinare in alcune zone, specialmente in Europa.
Ciò è stato attribuito a una combinazione di fattori, fra i quali la distruzione dell’habitat e l’uso indiscriminato di pesticidi in agricoltura, che hanno decimato le prede di questi uccelli. L’upupa è andata così via via scomparendo dalle isole britanniche, dalla Scandinavia e dal Benelux (dove è attualmente considerata estinta), mentre la sua presenza in Europa centrale è andata via via rarefacendosi, tanto che in alcuni Paesi (Svizzera, Austria, Repubblica Ceca e Germania) questo uccello appare sulla lista rossa delle specie in pericolo. La popolazione globale europea non è tuttavia considerata a rischio, contando un numero di coppie nidificanti stimato in circa un milione.
Nell’ultimo decennio, è stata notata una diminuzione della popolazione di questo uccello anche in Grecia orientale e Turchia, mentre la specie sta timidamente (soprattutto grazie alle migrazioni dei giovani individui, che a causa dell’inesperienza o di eventi climatici possono smarrirsi e spingersi oltre le rotte migratorie consuete) ritornando nel sud dell’Inghilterra e della Svezia. L’upupa beneficia specialmente delle aree militari dismesse per reinsediarsi nel vecchio areale.
La dieta di questi uccelli, comprendendo inoltre numerose specie considerate nocive per le attività agricole (ad esempio il grillotalpa o le crisalidi di processionaria del pino), ha fatto sì che molte organizzazioni si siano battute (spesso con successo) per ottenerne la protezione.
L’upupa nella cultura
Grazie al loro aspetto caratteristico, le upupe compaiono molto spesso nei racconti popolari e nelle storie di numerosissime civiltà presenti nel loro areale, non sempre con connotazione positiva.
Nell’antico Egitto, l’upupa veniva considerata un uccello sacro, era proibito ucciderla e spesso veniva raffigurata su tombe e templi: essa godeva di simile considerazione anche nella civiltà minoica.
Nella mitologia greca e latina l’upupa è invece ritenuta un essere spregevole: nelle Metamorfosi di Ovidio, ad esempio, il re di Tracia Tereo quando la moglie Procne (venuta a conoscenza dello stupro della sorella Filomela da parte del marito) gli serve delle pietanze cucinate con la carne del loro figlio Iti, tenta di ucciderla e viene tramutato in upupa (ἔποψ épops nel testo, tradotto da alcuni autori, specialmente anglofoni, anche come pavoncella), mentre Procne diviene una rondine e Filomela un usignolo. La scelta dell’upupa da parte degli dei avviene in quanto la cresta di questo uccello indica la regalità, mentre il becco lungo e appuntito richiama la natura violenta di re Tereo.
D’altro canto, però, l’upupa è anche il re degli uccelli nella commedia di Aristofane Gli uccelli.
In Europa centrale le upupe vengono considerate uccelli ladri al pari delle gazze, mentre in Scandinavia l’avvistamento di un’upupa era associato a una guerra imminente, a causa dell’associazione del verso di questi uccelli col grido di guerra Hip hip Nei Paesi baltici, l’upupa viene considerata in grado di stabilire un contatto fra il regno dei vivi e quello dei morti, ed udirne il canto è presagio di morte di uomini o animali. Anche in numerosi altri Paesi sentire il canto dell’upupa al tramonto è considerato un presagio di sventura.
Nella Bibbia, l’upupa viene elencata (probabilmente a causa del forte odore che femmine e nidiacei emanano durante la cova) fra gli animali che non andrebbero mangiati: essa compare nuovamente fra gli animali non kosher.
In seguito, nel simbolismo cristiano questo uccello è stato da alcuni visto come simbolo del peccato. Filippo di Thaon, monaco e poeta normanno vissuto fra l’XI ed il XII secolo, nel suo Bestiario ne parla in questi termini:
«E il sangue indica il peccato / da cui gli uomini sono legati: quando l’uomo dorme nel peccato, / il peccato alla morte lo trae; allora il diavolo vuole coglierlo di sorpresa e strangolarlo. / Per questo dobbiamo lodare / ed adorare Dio, / perché tale insegnamento / mostra agli uomini: / ci propone un grande esempio / con il comportamento dell’upupa» |
(Filippo di Thaon, Bestiaire, cap. 31) |
Nel Corano l’upupa è descritta come messaggero che porta a Salomone la notizia dell’esistenza della Regina di Saba e viene a questa rispedita dal re d’Israele per chiederle di convertirsi.
Nell’antica Persia, le upupe venivano viste come simboli di virtù: nel poema Il Verbo degli uccelli, ad esempio, il capo degli uccelli è proprio un’upupa.
Con l’errata attribuzione di uccello notturno l’upupa compare nei Sepolcri di Ugo Foscolo, mentre Eugenio Montale ne dà un’immagine solare: Upupa, ilare uccello, alìgero folletto.
Nel 1927 venne progettato un caccia per la marina militare britannica, denominato Hawker Hoopoe (“upupa” in inglese), che però non venne mai sviluppato.
L’upupa è l’uccello nazionale dello Stato d’Israele dal maggio 2008, dopo aver superato il bulbul arabo in un referendum di 155000 votanti il giorno del sessantesimo anniversario della nazione: esso è anche l’uccello simbolo dello Stato indiano del Punjab e della LIPU.
L’upupa nell’arte
Grazie ai colori appariscenti, l’upupa è stata un soggetto artistico abbastanza ricorrente nei dipinti, almeno fino al XVI secolo, quando l’arrivo di uccelli esotici multicolori ne ha decretata la progressiva sparizione dalle tele.
in uno dei segmenti del programma Mai Dire TV, la Gialappa’s Band si fa beffe del sedicente mago Gabriel, che sull’emittente piemontese TF9 affermò (e dimostrò, utilizzando tuttavia un comune uovo di gallina ed il montaggio televisivo) che bere l’uovo dell’animale rendesse invisibili.
L’upupa è inoltre presente su vari francobolli.
L’upupa in araldica
L’upupa è annoverata tra gli animali araldici, quelli cioè idonei a comparire in uno stemma. Il suo significato tuttavia non è ben chiaro ed essa compare su un numero limitato di stemmi, spesso con colorazione dorata e sguardo rivolto verso sinistra. Fra gli stemmi in cui viene raffigurato questo animale si ricordano:
- lo stemma della città tedesca di Brechten, dove le due upupe che si fronteggiano rappresentano la parte alta e la parte bassa del borgo;
- lo stemma della città di Armstedt, nello Schleswig-Holstein;
- lo stemma della città catalana di Bellmunt d’Urgell;
- lo stemma della città francese di Dirinon, in cui compaiono tre upupe bianche nel quarto superiore destro;
- lo stemma della città di Huppy, in Piccardia, dove compaiono a campo intero le stesse upupe bianche della città di Dirinon;
- lo stemma della città di Kuktiškės, in Lituania, dove compare un’upupa rossa intenta a spiccare il volo;
Un’upupa è raffigurata anche sul logo dell’università di Johannesburg, della quale rappresenta anche la mascotte in ambito sportivo.