Discorso molto complesso. Il mio caro amico Aldo (con il quale però non mi confronto da anni) mi illustrò i benefici dell’agopuntura nei primi anni ’90, quando tutti le si scagliavano contro… ed oggi lo stesso SSN ne riconosce i benefici e rimborsa le sessioni. Lo stesso fece con la medicina cinese, che lui approfondì in corsi alla Sorbonne de Paris e in alcuni monasteri del sud della Cina… vedremo in futuro se gli studi scientifici occidentali confuteranno ufficialmente o recupereranno parzialmente questa millenaria pratica… per il momento questa la posizione ufficiale di Wired:

Praticata da millenni in Cina, ecco le sue labili (e non scientifiche) basi

L’agopuntura è stata definita un eccezionale placebo scenico, ma ammesso che non vi dispiaccia diventare dei puntaspilli, possiede un pregio non da poco: se eseguita da personale competente, oggi la sua pratica sembra abbastanza sicura, e le vittime più frequenti che miete sono il senso critico e il portafoglio. Non si può dire lo stesso invece del più ampio calderone di superstizioni da cui l’agopuntura proviene, cioè la cosiddetta medicina tradizionale cinese (Mtc).
Questa medicina popolare è praticata in Cina da millenni ed è stata quindi definita molto, ma molto, prima che nascesse la scienza sperimentale, per non parlare di quando quest’ultima cominciasse a essere applicata alla medicina. La medicina tradizionale cinese è invece indissolubilmente legata ad alcuni fra i più importanti capisaldi della filosofia cinese, in particolare il Qi (ogni essere vivente è definito da questa energia vitale invisibile e non misurabile oggettivamente), la dottrina dello Yin e Yang (ogni entità è mutevole e trae origine dalle energie contrapposte in cui si differenzia il Qi) e delle Cinque fasi (l’Universo è definito da cinque stati fondamentali che, neanche a dirlo, cambiano l’uno nell’altro secondo precise relazioni).
Applicando questi concetti filosofici al corpo umano, le malattie non sarebbero altro che il risultato di uno sbilanciamento, una mancata armonia tra le energie grazie alle quali, secondo la medicina tradizionale cinese, esistiamo. In pratica si tratta della versione orientale di un’altra teoria prescientifica, quella umorale, ideata nientemeno che dal padre della medicina, Ippocrate. Ma mentre in occidente, a metà XIX secolo, la teoria dei germi aveva imposto di archiviare i salassi e altre pratiche di bilanciamento degli umori, ancora oggi la Mtc è praticata su larghissima scala, sia dentro che fuori i confini della Cina.
Agopuntura a parte, la medicina tradizionale cinese si basa sull’impiego di parti di piante e animali o minerali in diverse formulazioni. Questo lo fa anche la vera medicina, la quale ha infatti un enorme debito nei confronti delle tradizioni erboristiche ed etnofarmaceutiche, ma la differenza fondamentale è che i medici e i moderni erboristi sanno benissimo che l’attività farmacologica di una pianta deriva dalle molecole che essa contiene e da come interagiscono con il nostro organismo, non da fantomatiche energie cosmiche.
Ma, scienza o magia, alla fine quello che interessa all’atto pratico sono i risultati: quale che sia la cornice teorica (nel caso della medicina tradizionale cinese, sembra anche che ogni professionista abbia la sua), l’importante è che la Mtc possa trattare con successo e in sicurezza almeno alcune patologie. Nonostante il mantra dei sostenitori, secondo cui pratiche usate da millenni non possono essere delle bufale (sic), quando la Mtc viene testata secondo gli standard della medicina ne esce con le ossa rotte. Lo dimostrano in particolare le numerose pubblicazioni a riguardo della Cochrane Collaboration, un ente no-profit internazionale e indipendente che per ogni metanalisi analizza decine o centinaia di sperimentazioni e, in base a essi, valuta quali sono le prove di efficacia realmente disponibili per una certo farmaco o metodologia.
complottisti di turno non esiteranno a giustificare questa assenza di prove come un complotto delle case farmaceutiche, ma la realtà è un po’ diversa. La bieca Big Pharma sa bene che le conoscenze etnomediche sono un alleato prezioso quando si va in natura a pesca di nuove molecole, e infatti tra le centinaia di migliaia rimedi, qualcosa è stato trovato anche nella medicina tradizionale cinese. L’artemisinina, trovata nella pianta Artemisia annua, è un eccezionale farmaco antimalarico che la Mtc impiegava per abbassare la febbre; l’efedrina è una potente molecola stimolante isolata da Ephedra sinica, e oggi sappiamo che l’unica molecola di interesse medico nella pregiata bile di orso è l’acido ursodesossicolico. La case farmaceutiche, quindi, trattano la Mtc come un disordinatissimo database dal quale, qualche volta, la scienza moderna riesce a estrarre qualcosa di utile, non perché i cinesi la sapessero più lunga ma perché l’uomo ha sempre utilizzato ciò che lo circondava per provare ad alleviare i suoi malanni, anche quando le sue conoscenze sulla fisiologia umana erano scarse se non nulle (come all’epoca della nascita della Mtc).
Così come sono fissati nella tradizione, quindi, i rimedi della medicina tradizionale cinese non hanno alcuna attrattiva rispetto alla  medicina reale eppure oggi in Cina, come racconta su Aeon Magazine il giornalista James Palmer, il paradosso è che la Mtc, anche per questioni di nazionalismo, è riconosciuta e gestita a livello statale ed è offerta alla popolazione a fianco delle terapie convenzionali. Ci sono diverse possibili ragioni per questo, per esempio il costo dei rimedi della Mtc è più abbordabile per gran parte della popolazione, ma soprattutto, se noi occidentali ci siamo convinti che l’acqua ci curi, è poi così strambo se delle persone rimangono saldamente ancorate alle loro tradizioni?
Il problema è che, però, qui non abbiamo a che fare con omeopatia o inutili integratori: molte delle piante utilizzate dalla medicina tradizionale cinese contengono composti potenzialmente pericolosi anche a basse concentrazioni. Dal momento che tutte le formulazioni utilizzano direttamente parti di pianta, con materiale così eterogeneo il controllo di qualità diventa ancor più cruciale, così come sarebbe fondamentale che chi somministra il trattamento fosse davvero competente sulla natura dei rimedi, in modo da garantire che, se non efficaci, siano almeno sicuri.
Tutto questo, purtroppo, non è affatto scontato.
In Cina il controllo statale riesce a evitare che si verifichino troppi guai, e dal momento che la medicina tradizionale cinese è stata per tanto tempo l’unica medicina conosciuta, in quelle regioni è più facile che gli abitanti sappiano maneggiare certe erbe senza mettere troppo a rischio il proprio Qi e quello altrui, ma nel resto del mondo è un vero e proprio Far West: nonostante i divieti, non è difficile per noi occidentali alla ricerca di antiche saggezze procurarci quello che vogliamo, ma in questo modo prodotti dal contenuto incerto arrivano direttamente nelle mani di persone prive delle conoscenze necessarie per maneggiarli in sicurezza.
A tutto ciò bisogna poi aggiungere l’impatto ambientale: curarsi con le piante potrà sembrare qualcosa di più buono e naturale, ma non è sempre sostenibile poiché in gran parte, si fa affidamento sulla raccolta di piante spontanee che, in alcuni casi, possono essere anche piuttosto rare (o diventarlo per colpa del successo terapeutico-commerciale). La Mtc, con il suo immenso volume di affari, sta diventando particolarmente preoccupante sotto questo punto di vista. Fortunatamente sia le industrie che il governo cinese non sono del tutto insensibile alle preoccupazioni per la biodiversità: esistono progetti per la raccolta sostenibile di alcune piante e i rimedi che prevedono parti di animali in estinzione, come il celebre corno di rinoceronte o le ossa di tigre, sono formalmente vietati, ma a queste mancanze rimedia facilmente il mercato nero.
E quegli orsi torturati per estrarne la bile? Sebbene l’acido ursodesossicolico, efficace contro i calcoli biliari, si possa facilmente sintetizzare a partire dalla bile bovina, molti consumatori della Mtc continuano a richiedere l’inutile e inumana bile di orso.
Dalle bufale della medicina tradizionale cinese all’estinzione, il passo è davvero breve.
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