Mi sono soffermato su questo articolo perchè tratta un’esperienza che ho vissuto e di cui ho ancora un chiaro ricordo: 1992 alla palestra di roccia di Mugniva in Val Luserna, un pendolo molto lungo, con due chiodi saltati, e ho “visto” davanti a me tutta una serie di immagini con momenti della mia infanzia con i miei familiari…


La vita “scorre” poco prima della morte: cosa rivela lo studio

L’elettroencefalografia su un paziente deceduto improvvisamente ha rivelato cosa è accaduto nei minuti precedenti la sua morte: ecco quali sono le nuove evidenze

Si è spesso sentito dire che in punto di morte si possano “rivivere” molti degli episodi che hanno caratterizzato la propria vita: una risposta più concreta adesso la fornisce anche la scienza con un importante studio pubblicato sulla rivista Frontiers in Aging Neuroscience che è andata a scovare cosa accade al cervello e alla memoria negli ultimi istanti di vita provando a decifrare la neurofisiologia, quel ramo della biologia (soprattutto della fisiologia umana) che si occupa di comprendere il funzionamento dei neuroni e delle reti neurali.

I risultati dello studio

Ebbene, su un paziente di 87 anni affetto da epilessia alcuni ricercatori, utilizzando l’elettroencefalografia continua per rilevare le crisi e curare il paziente, hanno registrato un’intensa attività cerebrale poco prima che l’uomo avesse un infarto mortale che è stata la causa del suo decesso. L’evento, del tutto inaspettato, ha consentito agli scienziati di registrare per la prima volta in assoluto l’attività di un cervello umano morente. “Abbiamo misurato 900 secondi di attività cerebrale intorno al momento della morte e ci siamo concentrati specificatamente su cosa è successo nei 30 secondi prima e dopo che il cuore ha smesso di battere”, ha dichiarato il prof. Ajmal Zemmar, neurochirurgo dell’Università di Louisville e primo autore dello studio.

L’importanza delle oscillazioni cerebrali

In pratica, per 15 minuti è stato registrato cosa è successo dentro al cervello con risultati stupefacenti. “Subito prima e dopo che il cuore ha smesso di funzionare, abbiamo osservato cambiamenti in una banda specifica di oscillazioni neurali, le cosiddette oscillazioni gamma, ma anche in altre come le oscillazioni delta, theta, alfa e beta”, afferma Zemmar. Le onde cerebrali (anche conosciute con oscillazioni cerebrali) sono i segnali di attività “ritmica” (continua) nel cervello degli esseri umani vivanti. Nel caso specifico, le oscillazioni gamma sono coinvolte nelle più specifiche attività cognitive quali concentrazione, sogno, meditazione, recupero della memoria, l’elaborazione delle informazioni e la percezione cosciente.

Nel caso del paziente poi deceduto, sono stati registrati dei “flashback” della memoria. “Attraverso la generazione di oscillazioni cerebrali coinvolte nel recupero della memoria, il cervello potrebbe riprodurre un ultimo ricordo di importanti eventi della vita appena prima di morire, simili a quelli riportati nelle esperienze di pre-morte“, ha ipotizzato Zemmar.

Le nuove evidenze sulla morte

Anche se un caso è troppo poco per estendere a tutti, in situazioni simili, quanto avvenuto in punto di morte al paziente con epilessia, le nuove evidenze hanno fatto comprendere cosa può davvero succedere in quegli istanti. “E tu ti chiedi, cosa fa il cervello? Come dottorato di ricerca in neuroscienze e un neurochirurgo, pensi a queste cose”. Pur se si parla di scienza, lo stesso ricercatore ha spiegato che si può parlare di questo aspetto non soltanto dal punto di vista scientifico ma anche metafisico e spiriturale. Specialmente gli ultimi due punti sono importanti per capire che ipotizzare certi meccanismi, ossia di attivitià cerebrale prima di morire, forse consentono di “riavvolgere il nastro” della nostra esistenza negli istanti in cui ci stiamo per separare dalla vita terrena.

E poi, a livello spirituale, può essere anche un conforto per i propri cari prima della dipartita di chi vogliamo bene. “Al momento non sappiamo nulla di ciò che accade al cervello della persona amata quando sta per morire ma se sappiamo che sta succedendo qualcosa nel loro cervello, che stanno ricordando bei momenti, possiamo dirlo a queste famiglie e creare una sensazione di conforto“, ha concluso Zemmar.

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