SCOPERTE/ Un richiamo elettromagnetico guida l’ape sul fiore giusto

Se il fiore emette dei segnali come una lampada al neon, spiega NICOLA SABATINI, deve essere certo che dall’altra parte ci sia qualcuno in grado di recepire i messaggi. Un campo inesplorato

Come fanno i fiori a farsi impollinare dagli insetti? Facile, lo insegnano a scuola. Anche i bambini lo sanno. Il profumo, i colori, la forma. Canali di comunicazioni semplici e diretti. L’ape o il bombo che ci passano vicino ne vengono attirati e così sono invogliati ad avvicinarsi, a riempirsi di polline e inseminare altri fiori. Facile e funzionale. Un meccanismo semplice e diretto per perpetuare il miracolo della vita e per diffondere colore, bellezza, frutti nell’immenso giardino terrestre. La natura, però, nella sua incredibile creatività, riesce a battere anche la fantasia più fervida.
Un gruppo di ricercatori dell’Università di Bristol ha scoperto che i fiori lanciano altri messaggi, attraverso canali quantomeno poco sospettabili: i segnali elettromagnetici. Vediamo di capirci qualcosa di più con un esempio. Pensiamo a una situazione che tutti possono avere vissuto. Ci troviamo in una grande città in visita nella stagione estiva. Il caldo inizia a farsi opprimente e ci viene voglia di un bel gelato.

Iniziamo dunque a cercare una gelateria: all’improvviso la nostra vista è catturata da una insegna più luminosa delle altre, che sembra indicare il locale perfetto per le nostre esigenze. “Idea geniale, quella insegna”, pensiamo immediatamente. E così ci spostiamo velocemente, senza tentennamenti verso la nostra meta, già assaporando il sapore e la frescura del gelato.
Sembrerà incredibile, ma pare proprio che la stessa dinamica accada per api o bombi impollinatori: nel loro vagare alla ricerca del nettare a un certo punto un fiore lancia un segnale – proprio come l’insegna luminosa del gelataio – e l’insetto si dirige velocemente verso di esso. Ma c’è di più. I ricercatori hanno infatti potuto scoprire una dinamica assolutamente sconosciuta applicando degli elettrodi a una petunia. Si sapeva già che le piante sono debolmente cariche di cariche negative sulla loro superficie. A questo fatto bisogna aggiungere che gli insetti, volando, per effetto dell’attraversamento dell’aria, si caricano anch’essi, ma di cariche positive. Accade dunque che quando l’insetto si tuffa nel fiore alla ricerca del nettare, le cariche positive che si trovano sulla sua superficie si annullino incontrandosi con quelle negative del fiore.
L’insetto e il fiore si scaricano. Questa situazione di neutralità resta nel fiore tale per alcuni minuti, anche dopo che l’insetto ha lasciato la corolla. In quel periodo il fiore non lancia segnali elettrici, quasi a significare che, dalla presenza dell’insetto fino a quando non si sarà riformata una certa quantità di nettare e polline, il fiore preferisce non essere visitato. Insomma, fa un po’ come il padrone del bar quando chiude: abbassa la serranda e spegne l’insegna.
Si aprono qui interessanti e nuove possibilità di studio: se il fiore emette dei segnali come una lampada al neon, infatti, deve essere certo che dall’altra parte ci sia qualcuno in grado di recepire i messaggi. Gli insetti impollinatori, perciò, devono avere dei recettori che permettono loro di distinguere il fiore che sta chiamando, ma nessuno li ha mai scoperti: questo è un campo di ricerca inesplorato. Bisogna dunque comprendere, come spiegano gli stessi ricercatori, quali organi di senso permettano a api e bombi di riconoscere questi segnali elettrici finora sconosciuti.
“Questo ‘nuovo’ canale di comunicazione – spiega il coordinatore dello studio, Daniel Robert – rivela come i fiori siano in grado di informare onestamente i loro impollinatori sulla quantità delle loro preziose riserve di nettare e polline. L’ultima cosa che vuole un fiore è attrarre un ape e poi non riuscire a fornirle il nettare: una lezione di pubblicità corretta.
In caso contrario, infatti, le api perderebbero presto interesse verso i fiori ingrati”.
Anche se forse inizialmente può sembrare un po’ bizzarra, la scoperta apre interessanti spunti sullo sviluppo evolutivo e sul rapporto fra insetti impollinatori e fiori; e ci fa comprendere una volta di più come l’evoluzione biologica non sia il prodotto meccanico di un essere isolato che si sviluppa casualmente o a dispetto degli altri esseri viventi, ma l’esito di un rapporto complesso con gli altri, come non manca di rimarcare Robert:”La co-evoluzione di fiori e api ha una storia lunga e ricca di benefici, perciò forse non è del tutto sorprendente il fatto che stiamo scoprendo ancora oggi quanto sia incredibilmente sofisticata la loro comunicazione”.
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I fiori attirano le api con l’elettricità 

I bombi comuni sono in grado di “vedere” il campo elettrico dei fiori e così orientarsi nella scelta. Lo stesso potrebbe accadere per tutti gli impollinatori.

Campo lettrico (sinistra) e potenziale elettrico di due fiori artificiali utilizzati nell’esperimento. I bombi sono in grado di percepire queste differenze e orientarsi tra i fiori. 
I sensi di api, bombi e altri imenotteri permettono loro, per vedere i fiori, di vedere la luce ultravioletta e polarizzata, oltre che percepire le molecole, distinguere forme e segnali e ascoltare l’eco dei suoni. Si è scoperto ora che una specie, il bombo comune (Bombus terrestris) è anche in grado di “vedere” il campo elettrico, sempre emesso dai fiori. È il risultato di una lunga serie di studi condotti da ricercatori inglesi: dapprima hanno accertato che i bombi sono elettricamente positivi e i fiori elettricamente negativi.
Il fiore ti dà la carica. Hanno poi scoperto che, quando i bombi atterrano, i fiori vedono modificato il loro potenziale addirittura qualche millisecondo prima che gli insetti prendano contatto con la corolla. A questo punto, hanno ragionato, questo cambiamento potrebbe anche essere usato dai due partner per “comunicare” il loro stato. Hanno quindi portato in laboratorio gli insetti che, in presenza di fiori artificiali, hanno saputo distinguere quelli carichi elettricamente e dirigersi verso di essi per bere il nettare (i fiori non carichi avevano un composto amaro). Gli ultimi esperimenti hanno confermato l’ipotesi che la carica elettrica fosse utile agli impollinatori, unita a profumi e a colori, per capire lo “stato” dei fiori, se fossero cioè carichi di nettare e polline o meno.
Me l’ha detto la petunia. Gli scienziati fanno anche l’ipotesi che i fiori stessi possano usare il cambiamento di carica elettrica (che dura per qualche decina di secondi) per comunicare agli insetti che volano attorno se valga o meno la pena di posarsi.
E le api? Nelle stesse settimane sono fioriti tutta una serie di articoli che hanno preso in esame lo stato degli insetti impollinatori, sia quelli domestici sia quelli selvatici. Un articolo proveniente dal Nord America denuncia la perdita e lo sterminio di almeno il 50% degli impollinatori in una foresta negli Stati Uniti. Secondo gli entomologi, la qualità e la quantità dell’impollinazione si è degradata nel tempo. Un altro studio a livello mondiale ha dimostrato che la presenza di impollinatori selvatici è, anche in presenza di api domestiche, legata al successo di molte piante coltivate. Le api stesse, però, sono sottoposte ai pericoli dell’inquinamento, tanto che molti alveari, in Europa e in America del nord, si sono spopolati. Come stanno le api, chi le colpisce e cosa fare per difenderle, lo potete trovare nel numero di Focus ora in edicola, nell’articolo “Che fine hanno fatto le api?”.
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