E dopo i 25 volumi de “L’Immortale”… mettiamo mano ai 27 de “Vagabond”… un manga graficamente diverso al precedente (più “manga” con sketch abbozzati a china, pagine acquarellate e tavole retinate) ma -in quanto trama, ambientazione, ricocostruzione storica e tipologia di narrazione- eccezionale! 
(Testo del 17.08.2013)
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Vagabond (バガボンド, Bagabondo?) è un manga scritto e disegnato da Takehiko Inoue, realizzato ispirandosi al romanzo “Musashi” di Eiji Yoshikawa, che narra le vicende relative al ronin Musashi Miyamoto.
La serializzazione del manga, in Giappone, è iniziata nel 1998, sulle pagine del quindicinale Weekly Morning, per poi giungere alla pubblicazione dei tankōbon nel 1999, ad opera della Kodansha.
In Italia, invece, Vagabond è edito da Panini Comics (Planet Manga), in due differenti edizioni: la prima, la cosiddetta “edizione regolare”, arrivata nelle fumetterie nel maggio del 2000, è costituita da volumi che contengono meno pagine di quelle presenti nel tankōbon originale; la seconda, “Vagabond Deluxe”, consta invece di volumi di formato e contenuto uguale a quelli nipponici. Quest’ultima, data alle stampe circa 4 anni dopo la precedente, è in ritardo rispetto ad essa nella narrazione.
L’autore, Takehiko Inoue, ha ricevuto numerosi riconoscimenti e premi per quest’opera, tra cui il 24º Premio per il miglior manga della Kodansha, nel 2000, e l’Osamu Tezuka Culture Award nel 2002.
Ambientazione e cenni storici
Vagabond è un manga ambientato in Giappone nel XVII secolo, subito dopo la fine della battaglia di Sekigahara, che vide la vittoria di Tokugawa Ieyasu; esclusi alcuni flash-back e digressioni, la storia narrata procede dall’anno 1600 in poi, col racconto delle vicende incorse a varii personaggi, tra cui spiccano, come protagonisti, Musashi Miyamoto e Kojirō Sasaki, due formidabili kensei giapponesi realmente esistiti.
Non sono gli unici personaggi a trovare riscontro nella realtà, però, poiché ad essi possono aggiungersi, senza realizzare un elenco completo: il monaco Takuan, ovvero Soho Takuan; Ito Ittosai, altro spadaccino molto noto; Gonnosuke Musoh, esperto di arti marziali, e molti altri, compresi ovviamente anche Inei Hozoin ed i rappresentanti del clan Yagyu, come Sekishūsai Muneyoshi Yagyu.
Non mancano nell’opera i riferimenti storici, oltre che nella constestualizzazione storica e cronologica, anche nei discorsi e nelle battute di alcuni personaggi. Ad esempio, dopo esser entrato nel territorio della Yagyu, Musashi spiega a Jotaro come già dagli alberi che li circondavano, molto vecchi, si poteva intuire l’abilità non solo da spadaccino ma anche da politico del capo della famiglia Yagyu, in grado di non farsi coinvolgere nei conflitti che da decenni affliggevano quella parte del Giappone. In un’altra occasione è Seijuro ad affermare che è ormai passato il tempo del dominio della scuola Yoshioka, e che è iniziato il periodo degli Yagyu.
Trama
Tra Sekigahara e il villaggio Miyamoto
È il 21 ottobre del 1600, e la battaglia di Sekigahara si è conclusa. Al suolo, sopravvissuti in mezzo a cadaveri ed armi, si trovano Takezo Shinmen e Matahachi Honiden, due amici arruolatisi nelle file di Toyotomi nella speranza di ottener gloria nella battaglia. Così inizia Vagabond.
I due ragazzi si trovano a dover affrontare molti pericoli, per tornare al villaggio Miyamoto, da cui provenivano; difatti, gli appartenenti alle truppe sconfitte venivano cercati sia dagli abitanti delle zone limitrofe al campo di battaglia, per vendetta, sia dai soldati vincitori, che cercavano i nemici per eliminarli. Sulla strada per il ritorno, feriti ed ammalati, vengono raccolti e salvati da due donne, Oko e sua figlia Akemi. Ospitati da loro, i ragazzi le salvano da Tenma Tsujikaze, il capo di una banda di nobushi (briganti che spogliano i cadaveri dei soldati di armi ed armature) oltre che l’uomo che aveva ucciso il marito di Oko; a seguito della contesa, Matahachi e Takezo si separano: il primo va via con Oko, abbandonando così sia Otsu, la fidanzata che lo attendeva nel suo villaggio, sia Takezo, lasciato a combattere da solo contro numerosi banditi giunti per vendicare il loro capo; il secondo, si reca al villaggio Miyamoto, per avvertire Otsu del fatto che il suo promesso sposo è vivo, ma che non tornerà.
Giunto al villaggio Miyamoto, Takezo dovrà difendersi dalle trame della madre di Matahachi, che non crede alla storia raccontatale da Takezo, dagli abitanti del villaggio, che devono catturarlo in quanto ricercato dalle autorità, e dai Kohei Tsujikaze, fratello di Tenma. Dopo aver mietuto numerose vittime, Takezo viene catturato da Otsu, grazie ai suggerimenti del monaco Takuan.
Takezo rimarrà per diversi mesi appeso ad un albero, esposto alle intemperie ed alla derisione, fin quando, a seguito del tentativo di ucciderlo da parte di Tsujikaze, Takuan decide di liberarlo, ribattezzandolo Musashi Miyamoto
A Kyoto, la scuola Yoshioka
Musashi, partito da solo per un viaggio di allenamento, si reca a Kyo (attuale Kyōto), la capitale, per potersi confrontare con gli uomini più forti della città. Ha un’ossessione, ovvero diventare un uomo “incomparabilmente forte”, così da poter superare il padre, Munisai Shinmen, cui il titolo di “incomparabile maestro di katana” era stato conferito dallo Shōgun, che aveva assistito alla sua vittoria nell’esibizione tra lui e Kempo Yoshioka.
Così, Musashi si presenta al dōjō della Yoshioka e sconfigge 5 allievi, uccidendoli; dopo però si trova davanti, nella palestra, tutti gli uomini più forti della scuola: Toji Gion, Ryohei Ueda, il maestro Seijuro Yoshioka, che ferisce Musashi alla fronte, dopo averlo invitato ad andarsene, ed il fratello Denshichiro. Quest’ultimo combatterà con Musashi, ma il loro incontro sarà interrotto da un incendio, provocato involontariamente dall’ubriaco Matahachi, che aveva assistito di nascosto ai duelli senza riconoscere l’amico. Denshichiro chiede all’avversario di andarsene, fissando un duello per l’anno successivo, quando entrambi saranno migliorati.
All’uscita di Musashi dal dojo, Matahachi lo riconosce, e lo porta in una locanda, dove le ferite gli verranno curate da Jotaro, un ragazzino che desidera divenire suo “allievo”; ad assistere Musashi vi è anche il monaco Takuan, che cerca di fare comprendere al ronin alcuni concetti fondamentali, specie su come rivolgere la propria attenzione e concentrazione, e lo avverte del fatto che Otsu è ospite nel villaggio Yagyu.
Musashi riparte con Jotaro, mentre Matahachi, ricercato in quanto ritenuto colpevole dell’incendio, viene cacciato da Oko, che lo manteneva, per non perdere la benevolenza della Yoshioka; Matahachi si ripromette di seguire la strada percorsa dall’amico, di colmare il divario tra loro creatosi.
Lo Hozoin di lancia
Nella regione di Nara, al bivio fra i territori di Yagyu ed Hozoin, le strade di Musashi e Takuan si dividono, in quanto, differentemente dal monaco, il ronin sceglie di recarsi al tempio dello Hozoin, noto per le tecniche di lancia, per confrontarsi con i più forti esperti del territorio. La strada sarà indicata a Jotaro da un vecchietto, che, dopo aver dato a Musashi del “goffo”, poiché attribuiva agli altri l'”aria minacciosa” ce lui stesso emanava, li ospiterà per la notte.
L’indomani mattina Musashi si reca al tempio, e si trova a dover affrontare subito prima Agon, uno dei più abili allievi dello Hozoin, sconfiggendolo in maniera alquanto insolita, e poi Toji Gion che, incuriosito dal modo di combattere di Miyamoto lo segue, deciso a far da sicario della Yoshioka. Il duello tra i due spadaccini viene però interrotto dall’arrivo di Inshun, primo allievo di Inei Hozoin, maestro della scuola di lancia, ormai ritiratosi. Inshun sceglie Musashi come suo avversario e, dopo aver combattuto per un po’, decide di provare con lui lo “scambio di vite”, cioè mettere in gioco tutto in un duello mortale, poiché questa è l’unica esperienza che manca al genio della lancia per poter forgiare la propria mente; la superiorità di Inshun è però disarmante, e perciò Musashi, per non perire, è costretto alla fuga.
Le ferite gli saranno curate dal vecchietto che lo aveva ospitato in precedenza, che si scoprirà essere Inei Hozoin; quest’ultimo accetta di allenare Musashi per un nuovo scontro, poiché comprende che il ronin può far maturare il suo allievo Inshun, anche se col rischio che questi rimanga ucciso. Per allenarlo, porta Musashi in montagna, e lo lascia lì, andando poi ogni giorno per osservarne i cambiamenti; il tempo trascorso in solitudine, ad assimilare gli insegnamenti di Inei e comprendere le frasi di Takuan, servirà a Musashi per capire i propri errori e racchiudere la tensione al proprio interno. È giunto il momento del nuovo duello.
Colto dal sonno e da un sogno in cui il padre gli dice che morirà nello scontro, Musashi arriverà, seppur in ritardo, all’appuntamento con Inshun; questo duello notturno si presenta subito diverso, sia per il nervosismo del primo allievo, che si rende conto di poter finalmente provare lo “scambio di vite”, sia per la calma di Musashi. Dopo un duello con le proprie energie spirituali, e dei ricordi del maestro Inei, testimone dello scontro, che parla con Agon del suo passato, i due contendenti si colpiscono, ed Inshun crolla a terra provo di sensi. Il combattimento sblocca qualcosa in lui, rammentandogli il suo triste passato, di cui nulla ricordava. Anche Musashi perde conoscenza, ed i ragazzi vengon portati nell’abitazione di Inei per ricevere le cure del caso.
Ripresosi dalle conseguenze della lotta, dopo esser stato rivestito in maniera più consona, un Musashi apparentemente più maturo riparte per il suo viaggio.
Il Clan Yagyu
Musashi con il fido Jotaro si reca al castello di Yagyu, con l’intenzione di sfidare il grande maestro Sekishusai Yagyu, un uomo “incomparabilmente forte”. Nel frattempo, all’insaputa di Musashi, anche Denshichiro Yoshioka ed Otsu si trovano in quel villaggio: il primo, in viaggio d’allenamento, per poter incontrare il maestro; la seconda, invece, perché ospitata al castello dallo stesso Sekishusai.
Il maestro, tentando di far desistere Denshichiro dal volerlo incontrare, invia Otsu per comunicargli il rifiuto, dandole un fiore, da lui stesso tagliato, da consegnare allo stesso Yoshioka. Il fiore, rifiutato da Denshichiro, che poi incontrerà Musashi e gli ricorderà del loro incontro, da tenersi a Kyo, finirà proprio nelle mani di Musashi. Incuriosito dal taglio del gambo, il ronin si incontra per parlarne con i quattro allievi sovrani della Yagyu all’interno del castello, benché, in realtà, usi il fiore come scusa per varcare la soglia della scuola e battersi con il loro maestro.
Le provocazioni di Musashi, tese a fare innervosire gli allievi sovrani, non sembrano sortire effetto, fin quando Jotaro non causa il tumulto; Musashi si assume la responsabilità delle azioni compiute dal suo allievo, reo di aver ucciso il cane di proprietà di un membro della famiglia Yagyu, e trova così la scusa per sfidare l’intero castello.
Il combattimento è duro, poiché i quattro allievi, pur di impedire a Musashi di raggiungere le stanze dell’anziano maestro, ammalatosi di recente, dopo aver attribuito il ruolo di suo successore al nipote Hyogonosuke, combattono insieme contro il solo Musashi, che tiene però loro testa, fin quando non riesce a liberarsi di loro e ad arrivare dal maestro, al di fuori della cui stanza incontra Otsu.
Dopo essersi nascosto, per sfuggire ai quattro allievi, giunti anche loro dal maestro, Musashi rimane infine da solo con Sekishusai, che giace a letto malato. Nonostante ciò, la forza dell’uomo è tale che Musashi non riesce a colpirlo, poiché la sua stessa “aria minacciosa” gli si rivolge contro. Miyamoto non riesce a reagire in alcun modo alla grandezza di quell’uomo, non può far altro che riconoscere che Sekishusai è davvero “incomparabilmente forte”. Il maestro si sveglia, e Musashi ha modo di rivolgergli una domanda, vuol sapere da lui cosa significhi essere incomparabilmente forte, al che Yagyu risponde che “incomparabilmente forte” sono solo parole, null’altro.
Così, Musashi riparte, lasciando Otsu e Jotaro alla Yagyu; il suo viaggio continua, un viaggio che gli servirà a comprendere le parole di Takuan, di Inei, di Sekishusai. La sua meta stavolta è la terra di Ise, il suo avversario Baiken Shishido, maestro nell’uso della kusarikama.
Kohei Tsujikaze/Baiken Shishido
Nei pressi della casa di Baiken Shishido, un esperto di kusarikama (un’arma costituita da una falce ad una mano congiunta ad una lunga catena, sull’estremità della quale vi è un peso di metallo) Musashi viene a sapere che Baiken è morto da qualche tempo, ma che i suoi sfidanti non tornavano mai indietro, come se venissero uccisi da un fantasma.
Giunto nella casa di Baiken, Musashi risolve il mistero scoprendo che il suo avversario altri non è che Kohei Tsujikaze. Difatti Kohei, in cerca solo di un posto in cui poter morire, venne circondato da Baiken, un bandito, e dai suoi uomini; nonostante fosse ferito, Kohei eliminò gli avversari, ma una volta terminato lo scontro, dovette fronteggiare la giovanissima figlia di Baiken, Rindo, sconfiggendola rapidamente, e rimandendo al contempo affascinato dalla sua abilità nel maneggio della kusarikama. Kohei riportò a casa di Baiken la figlia, prendendosene cura ed approfondendo nel frattempo lo studio della particolare arma, imparandone l’uso grazie anche ai particolari “allenamenti” di Rindo, che Kohei presenterà a Musashi come il suo maestro.
Musashi chiede a Kohei di fargli vedere l’uso della kusarikama, e quest’ultimo accetta, affermando però che lui era in grado di utilizzare quell’arma solamente per uccidere. Musashi acconsente al duello, ed incomincia un combattimento all’inizio del quale Musashi sembra avere la peggio, in quanto spiazzato dalla versatilità dell’arma, a causa del peso a fine catena, in grado di provocare gravi danni e di disarmare l’avversario anche da una certa distanza, e della stessa catena, i cui movimenti risultavano del tutto imprevedibili, quasi come se fosse viva; inoltre, Musashi non era pronto ad uno scontro mortale, a differenza di Kohei/Baiken. È il maestro di kusarikama a prendere l’iniziativa, andando perfino vicino ad uccidere l’avversario dopo esser riuscito a prenderlo alle spalle e quasi a strangolarlo con la catena, ma Musashi si libera dalla morsa con una reazione improvvisa, e riesce a comprendere un modo per sua la vittoria; dopo esser ritornato con la mente all’infanzia, ed ai primi rudimenti nell’uso della jutte, datigli dal padre, Musashi impugna anche il wakizashi, impugnando così entrambe le armi a disposizione; in questa anomala posizione, fronteggia con una l’attacco con la catena, e con la seconda, accorciando le distanze, colpisce Kohei amputandogli le dita della mano destra e ferendolo gravemente ad una spalla. Finito lo scontro, Rindo, rimasta fino a quel momento in disparte, decide di attaccare Musashi, ma verrà fermata da Matahachi, che ritrovatosi li per un caso fortuito ha assistito al combattimento sperando di entrare in scena in un modo o nell’altro per fare bella figura di fronte a Musashi, quest’ultimo già l’aveva notato mentre si nascondeva nei cespugli per osservare la sfida ma sia prima che dopo non l’aveva riconosciuto visto che si era celato il volto con dei bendaggi che non aveva avuto il coraggio di togliersi neanche dopo la sua entrata. Un breve dialogo e Matahachi scaglia il pugnale che gli aveva lanciato la ragazzina colpendolo sulla spalla e la giovane verrà difesa preventivamente dallo stesso corpo di Baiken, a quel punto Matahachi fugge e Musashi dopo un breve dialogo con Kohei decide di salvargli la vita (per richiesta dello sconfitto) curando le sue ferite per poi partire immediatamente. Oramai Kohei, mutilato, non potrà mai più impugnare una katana ma ad ogni modo aveva già deciso, a quanto detto nell’ultimo dialogo con Musashi, di ritirarsi dai combattimenti nutrendo però rancore tra sé e sé e meditando vendetta per Matahachi avendolo riconosciuto nella figura di Kojiro Sasaki.


VOL. 1
Chi conosce la delusione
della sconfitta, può godere
maggiormente della propria
vittoria con lacrime di gioia.
Chi tenta di non guardare
la morte non sentirà mai di
essere vivo.
Mi chiedo se chi sa apprezzare
quello che ha può sentirsi
felice.
Sembra un atto semplice, ma
in realtà è complesso.
Allo stesso tempo sembra
difficile, invece è facile.
Takehiko Inoue


VOL. 2
T: Il tuo corpo è grande, ma il tuo fegato è piccolo… come quello di un gatto.
K: Anche se sei un monaco, prova ad ostacolarmi e ti ammazzo!
T: Hai paura, eh? Sembra quasi che se provassi a toccartimi taglierei. Ti innervosisci e non permetti agli altri di avvicinarsi a te. Fai questo perchè hai paura della gente. Tu sei il più debole di questo villaggio.


VOL. 3
T: Takezo Shinmen è morto qui.
Per gli abitanti di questo villaggio è meglio così… soprattutto per la vecchia Honiden…ne comunicherò il decesso anche alle autorità.
Ma non dimenticare questo posto dove sei nato e cresciuto.
Vivi tenendo il villaggio nel cuore, Takezo… da oggi in poi ti chiamerai Musashi Miyamoto.
R: Chi è il tuo maestro?
M: Non ho mai avuto un maestro in particolare… è stato mio padre ad allenarmi quand’ero piccolo e… poi la montagna.
Potrei dire che la Montagna è stata il mio Maestro.
La strada per apprendere a fondo la tecnica della Katana è faticosa…
e simile a una montagna la cui cima da raggiungere è lontana.
Però proprio per questo vale la pensa di dedicarvi tutto me stesso.


VOL. 4
T: Se guardi solo una foglia…
… non puoi vedere l’albero.
Se pensi solo ad un albero,
non puoi vedere il bosco intorno.
Non essendo preso da niente…
… guardare tutto…
… senza prestare particolare attenzione.
Questo è forse…
il vero atto del “guardare”.
T: L’uomo e la donna non possono continuare a vivere ignorandosi.
E’ una regola della natura:
se cerchi di ignorarla sarai suo shiavo.
T: Musashi tu ti dedichi alla via della katana e tormentandotifuriosamente ti cacci sempre nei guai.
Musashi ti angosci anche sognando Otsu.
Musashi scherzi anche con la mia testa…
Tutto questo sei tu.
Ma va bene così.
Accettati così come sei.
Questo è il primo passo del tuo allenamento.
V: Non ero io prima, eri tu.
Hai capito?
Intendo l’estrema tensione, questa agitazione minacciosa.
Dici che sembrava che io fossi sul punto di attaccarti. Mh…
Te lo ha fatto credere proprio la ua tensione minacciosa.
Sia io che gli altri siamo solo specchi che riflettono!
Chissa quanti uomini hai ucciso finora…
Può darsi che tu sia cresciuto circondato da numerosi nemici… però quelli sono… solo nemici che hai creato tu.
L’aria minacciosa intorno a te… rende tutti quelli che incontri tuoi nemici.
Quante persone pensi ancora di uccidere?
Essere così non significa essere forti.
Significa essere goffi.
V: Puoi capire quanto è forte un uomo,
solo quando tu stesso diventi un uomo forte.
Finchè vivi in un mondo ristretto non lo capirai mai!
Mentri nuoti nel mare, non ti rendi conto della grandezza del mare.
La verità sembra sempre una cosa banale.


VOL. 6
V: ansia… debolezza… bramosia…
Sin dai tempi antichi, per scacciare tutti questi sentimenti negativi, gli uomini si sono messi sotto la cascata…
… poi, più o meno quando si esce fuori dall’acqua… ci si rende conto che… non ha tanto senso farlo!


VOL. 11
T: Cosa significa “essere incomparabilmente forte?”
V: “Essere incomparabilmente forte”… sono solo parolo… è solo un modo di dire. Più ci pensi… più spalanchi gli occhi per vedere… e meno visibile diventa la risposta.
Se non puoi vedere neanche se fissi lo sguardo… allora chiudi gli occhi.


VOL. 21
In questo volume l’autore riporta un approfondimento in calce sull’opera che l’ha ispirato nella realizzazione del manga: l’opera che ha realmente scritto il vero Musashi: IL LIBRO DEI CINQUE ANELLI.
Da wikipedia:
Il libro dei cinque anelli (五輪書, Go rin no sho) scritto da Miyamoto Musashi è considerato un classico dei trattati sulla strategia militare, spesso assimilato a l’arte della guerra di Sunzi.
Il libro è conosciuto anche come Il libro degli elementi o Il libro dei cinque elementi, dato che ognuno dei cinque capitoli del libro ha il nome di uno degli elementi che secondo l’autore costituivano il mondo. I cinque anelli sono: Terra, Acqua, Fuoco, Vento, Vuoto.
Ogni elemento rappresenta un differente aspetto della strategia e si presume che il guerriero che sia in grado di padroneggiare perfettamente i cinque elementi sia un guerriero invincibile. Quando è stato presentata la prima traduzione in inglese il libro ha riscosso subito un notevole successo tra i manager che interpretavano gli insegnamenti del maestro nell’ottica della competizione economica. Per i membri della Hyoho Niten Ichi-ryu invece è solamente un manuale della strategia e della filosofia del combattimento.
Nell’introduzione, Musashi dice:
siamo nei primi dieci giorni del decimo mese nel ventesimo anno di Kanei il che ci fa datare il libro al 1645. Un paragone quasi obbligato, è confrontare questo con l’Hagakure (letteralmente: Nascosto fra le foglie), l’altro testo relativo all’etica dei samurai, posteriore di 70 anni (1716), scritto da Yamamoto Tsunetomo.
Il libro può essere letto online (in inglese) sul sito www.samurai.com


VOL. 22
Due note in seconda di copertina dell’autore:
Che fenomeni suggestivi certi incontri apparentemente casuali, ma in qualche modo preordinati!
Producono un nuovo legame con una persona, oppure con un romanzo, un fumetto, un film, un brano musicale.
Quando lo si vuole veramente, dal profondo del cuore, ce li si trova accanto, come se lo avessero già saputo…
mi aiutano molto questi incontri.
Non è paragonabile a nulla la gioia che si prova quando si è riusci a realizzare qualcosa dopo lo sforzo e le battaglie compiute.
Ma nello stesso istante, a volte, si trovano già i propri piedi nel fango prima di fare un nuovo passo.
Takeiko Inoue


VOL. 23
Ancora note in seconda di copertina dell’autore:Ho avuto un incubo.
Dei criminali minorenni entravano nel negozio di cui ero proprietario e uccidevano tutti i dipendenti. Quel gruppo di delinquenti pareva dominare la città. Erano ben organizzati, furbi, dotati della migliore tecnologia, crudeli, spietati. I più piccoli potevano fare le scuole elementari. Avevano gli occhi iniettati di sangue per l’effetto di qualche droga. Sembravano fuori di se e si assomigliavano tutti…
Poi mi sono svegliato.
Se esiste l’inferno lo vedo come un mondo in cui lo sguardo dei bambini ha perso tutto il suo ingenuo candore.
Takeiko Inoue


VOL. 25
Ancora note in seconda di copertina dell’autore:Ho creato problemi ad altri tante volte.
Ho fatto del male ad altri per l’ennesima volta.
Eppure continuo a disegnare.
Nonostante tutto cerco di trasmettere qualcosa.
Non riesco a contrastare questo mio istinto.
E istintivamente desidero migliorarmi.
Takeiko Inoue


e adesso… giunti al 28° volume di questa meravigliosa opera… attendiamo con pazienza che ne siano pubblicati altri in Japan e che siano rapidamente tradotti e ribaltati in italiano!
A dirla tutta tutta… l’Immortale ha una ricostruzione storica ed un disegno con un tratto eccezionale… ma Vagabond è -oggettivamente- un’opera meravigliosa… una spanna sopra la maggior parte dei manga che ho letto negli ultimi 15 anni.


VOL. 30
K: Cosa significa essere incomparabilmente forte?
M: Sono solo parole… si tratta di semplici parole…
K: …ah si? Io credevo che ormai tu ti considerassi così.
M: No, si sbaglia.
K: Mi sbaglio?
M: E’ come quando si scorge un miraggio… appena ci si avvicina, sparisce.
In altre parole, fino a poco tempo fa mi trovavo talmente lontano da questa verità… che non me ne accorgevo.
K: Un miraggio: vuoi dire che l’uomo più forte di tutti non esiste?
M: Per rendermene conto, ci ho messo 22 anni.
M: Mi sembra strano… Signor Koetsu, lei è un artista. E affila la katana con le sue mani. Eppure so bene che lei è una persona pacata e serena. “Perchè esiste uno strumento per uccidere gli uomini?”
“Perchè esiste l katana?”. Non posso fare a meno di pormi domande simili…
K: …
K: Ho sentito che ci sono due tipi di uomini. Quello che con la katana diventa forte e quello che con essa diventa debole.
M: E se fossero due aspetti presenti nella persoanlità di tutti noi?
K: … la katana non nasce. E’ stata creata dagli uomini. Non è una creatura del cielo…
M: Ma allora… l’uomo ha creato la katana per diventare più forte degli altri… cioè per uccidere gli altri. Di conseguenza, gli uomini si sono allontanati dalla loro vera forza?
Si sono allontanati dalla loro vera forza… se è così può darsi che l’uomo abbia creato la katana per rendersi conto della sua debolezza.
K: E l’uomo è stato creato dal cielo.
M: E il cielo non sbaglia.
K: … uno non può diventare forte se non conosce la sua debolezza, giusto?
K: La katana creata solo per uccidere gli uomini… eppure è dotata di una bellezza pura. Che contraddizione…
La katana è bella perchè può uccidere. Una katana che non taglia non ha nessun fascino.
E’ uno strumento creato per uccidere. Più tagliente è, più bella è.
Se riesco a tirare fuori la sua bellezza più grande… una bellezza che fa venire i brividi… e che fa bello anche chi la impugna…
Se una katana può raggiungere una simile bellezza… allora non servirà più ad uccidere. La bellezza corrisponde alla forza.
Solo se penso a questo riesco a toccare le katana.
M: Senta… questa tazza l’ha fatta lei, Signor Koetsu?
K: Si.
M: Non sono un esperto in questo tipo d’arte ma… sembra rotta!
K: Già, l’ho cotta a fuoco troppo alto.
M: E le piace lo stesso?
K: Altrochè! E’ interessante…
M: Ah ah ah… ha ragione! E’ interessante, anzi… è stupenda, non riesco a smetterla di guardarla!
K: Prego, la prenda in mano e la osservi bene.
M: E’ splendida…
K: Una mente rigida non vede certe cose. Ma se ci si rilassa e si osserva con semplicità… si possono notare tante sfaccettature…
Se apriamo il nostro cuore… capiamo che tutto quello che esiste a questo mondo è bello….
M: Una volta Musashi mi ha detto… che voleva continuare ad uccidere e morire nell’ultima battaglia. Che quella sarebbe stata la sua vita. Ma adesso… si è reso conto che non è così. Musashi è sopravvissuto. E continuerà a vivere.
I: Hai vinto tutte le battaglie… ma da un certo momento, hai cominciato a sentirti come se non avessi mai vinto.
L’idea di essere un uomo incomparabilmente forte è… un miraggio… ventidue anni…
La battaglia decisiva per il potere si è conclusa. Ma in realtà il paese non ha ancora raggiunto uno stato di pace. Potrebbe scoppiare un’altra guerra. Chi ci governa non lo dimentica mai, ed è sempre pronto.
L’idea di essere un uomo incomparabilmente forte è un miraggio… sei giunto a questa verità dopo 22 anni di esperienze. Che ne dici di condividerla con il popolo di questo paese? Se lavori per chi sta al governo, potrai farlo.
I: Ieri quando ho parlato con te, mi sono reso conto che pure nel mio cuore è nato qualcosa.
M: E cosa?
I: Anche io ho approfondito molto la via della katana. Proprio per questo è nato nel mio cuore un complesso di inferiorità nei tuoi confronti. La tua forza ha raggiunto un livello a me sconosciuto.
Ma grazie all’esperienza dei miei anni, riesco ad evitare che si palesi.
Il complesso è come un’increspatura nel mare del cuore.
Ma se vieni preso dall’ansia, il cuore si chiude.
Se ignori il complesso, nel tuo cuore rigido e chiuso… l’ansia si trasforma facilmente in terrore, e poi in ostilità.
Anche la reazione contraria è problematica.
Adori qualcuno perchè di molto superiore a te… tanto da voler diventare identico a lui. Ti attacchi a lui e l’ossessione si impadronisce di te. Ti sembra di avere occhi e cuore aperti e invece sono chiusi.
Chi è forte è capace di qualsiasi cosa? No.
Nel cuore c’è sempre un bivio.
La via del giusto mezzo è la migliore.
M: Questo lo capisco… ma spiegare agli altri… non sono adatto.
I: Se tutti gli uomini fossero forti come te… se riuscissero a percorrere la via del giusto mezzo, senza agitarsi… quando devono affrontare qualcuno in questo modo… non ci sarebbero più battaglie.
Non ci sarebbe più bisogno di combattere, non pensi?
Perciò devi trasmettere alla gente la risposta ai tuoi dubbi sulla forza.
Oppure… per giungere alla verità bisogna necessariamente passare attraverso le battaglie? Una forza come la tua non la si può ottenere senza uccidere? Anche in futuro noi, i nostri figli, i nostri nipoti, continueremo a combattere?
Stamattina il mio nipotino di due anni ridacchiava mentre schiacciava un ragnetto. Rideva ad ala voce.
M: C’è un posto in cui posso tornare. Un luogo che… è ancora là. Voglio tornare in quel posto… con lo stato d’animo di allora.
Là… sia il mio corpo che la mia mente percorrevano la via del giusto mezzo. Non erano nè troppo rilassati, nè troppo tesi. Ero uno degli innumerevoli elementi che compongono il mondo. Ero collegato a tutto l’esistente.


VOL. 31 e VOL. 32
VOL. 31
M. a questo mondo non esistono uomini forti.
ci sono solo coloro che cercano di essere forti.
L’uomo incomparabilmente forte non esiste…
… perchè siamo tutti un’unica cosa.
Secondo me o io o tu lo siamo, che ne dici?
Oppure lo possono essere tutti.
Questo mondo è un tutt’uno.
Nulla può essere paragonato a qualcos’altro.
VOL. 32
La risposta che cerchi esiste già dentro di te.
Cerca di sorridere più spesso.
Ci rivedremo, da qualche parte.


VOL. 33 e VOL. 34
VOL. 34
Un cerchio senza spigoli.
E’ la forma più solida.
Padre , io spero che il feudo di Kokura prenda questa forma.
Todatoshi, ora parli come un vero uomo.
Hai imparato molto dal tuo lungo soggiorno a Edo?
Tu, mio successore… che ne pensi del feudo di Kokura adesso?
Il primo maestro di tecniche di combattimento con la katana… ha un’influenza e un potere che mi stupiscono un po’.
Credo che gli uomini daranno ascolto a lui e non a me.
Ah ah. Da quando ho abdicato, il popolo vede il mio successore in lui.
E’ perchè lui è stato il mio braccio destro per lungo tempo.
In realtà è stato lui a costruirsi tale immagine.
Inoltre le sue imprese militari sono piuttosto famose.
Tadatoshi, questo sarà il tuo compito.
Ti lascio Ujiie, ovvero uno spigolo.
Pensa tu a come smussarlo.
Si fa fatica a decifrare le sue intenzioni.
Chissà se usa il suo potere per tenere unito questo paese, e condividere la sua prosperità con il popolo oppure lo utilizza soltanto per se stesso?
Avrei voluto avere un altro vassallo difficile da trattare come lui, in modo che si scontrassero tra loro. Ma è scomparso.
Todatoshi. Quando hai un vassallo difficile, con che cosa lo affronti? Rispondimi.
Con la dignità?
No. Con la gratitudine. Così ti mostri un padrone più maturo.

Monaco: Quando ero piccolo, la montagna dietro al tempio è andata a fuoco.
Hai mai visto un incendio boschivo in montagna?
Le fiamme… una volta che si alzano potenti, nessuno può fermarle.
Si può solo aspettare che si spengano da sole.
Lei, spadaccino, assomiglia a un coniglio che cerca di scappare dalle fiamme.
Eppure… è lei che ha appiccato il fuoco.
Allora… non può più opporsi alle regole dell’universo.

Sono esausto.
Ho toccato il fondo.
No. Mi sbaglio.
Le stelle si trovano sempre alla stessa altezza.
Già.
Sono solo tornato alla terra.
Non ho nulla.
Come una volta.
Non sono… nessuno.

Vado avanti, brancolando in cerca di una luce.
Ma quella che trema in lontananza non è la risposta giusta.
Io voglio che sia una luce che balla entusiasta e vivida nella mia anima.
Takehiko Inoue