Alla veneranda età di 50 anni scopro oggi il nome di un dolce tipico del Piemonte e, soprattutto, mi rendo conto che il frutto utilizzato per confezionarlo è la pallina nascosta nelle “lanterne arancioni” che coloravano il cortile della cascina di nonna Caterina! Forse faccio confusione io… ma se ricordo bene mia madre e mia madrina mi dicevano che le bacche erano velenose! (magari per mangiarsele tutte loro! 😜). Comunque, adesso che lo so, è sicuro che le pianterò all’Eremo ElGram! Così colorano e poi ci facciamo i pasticcini!
L’alchechengi, un frutto insolito semplice da coltivare
Ecco come seguirlo e raccogliere i suoi frutti autunnali. Tutto quel che c’è da sapere sull’alchechengi
Conoscete l’alchechengi? Ecco come seguirlo e raccogliere i suoi frutti autunnali.
L’alchechengio, alkekengi o alchechengi è un piccolo cespuglio bello e facile da coltivare che ogni autunno vi regala deliziosi e benefici frutti. Conosciuto per i suoi fiori a forma di lanterna, è spesso utilizzato come pianta ornamentale da giardino.
Non tutti sanno però che l’alchechengio produce delle bacche buonissime. Se non le avete ancora provate, assaggiatele il prima possibile, sono così buone che non potrete far a meno di coltivare l’alchechengio anche nell’orto.
Precisamente, cos’è l’alchechengio
L’alchechengio (Physalis spp.) è una pianta perenne appartenente alla famiglia delle Solanaceae. Parente stretto della patata e del pomodoro, è spesso utilizzato come pianta ornamentale a causa dei suoi fiori a calice.
L’alchechengio è una specie molto rustica che ama la luce del sole (ma non troppa), resiste egregiamente ai parassiti e alle malattie, e può crescere in vari tipi di terreno, pur prediligendo quelli freschi.
Se in molti apprezzano le sue caratteristiche lanterne, non tutti conoscono la bontà delle sue bacche. Assaggiatele candite, immerse nel cioccolato o utilizzatele per preparare squisite marmellate.
Ma attenzione: consumate solo le bacche, ogni altra parte della pianta non è commestibile.
Inoltre non tutte le specie di alchechengio producono frutti commestibili. Per poter gustare le bacche dovrete coltivare:
- l’alchechengi comune (Physalis alkekengi) dalle caratteristiche lanterne arancioni
- l’alchechengi annuale (Physalis pubescens), una specie dal portamento prostrato (non supera i 25 cm di altezza)
- l’alchechengi giallo-dolce (Physalis peruviana), la specie più utilizzata a scopo alimentare
Come coltivare l’alchechengio
L’alchechengio si semina a febbraio in un ambiente protetto come può essere un semenzaio.
Create una piccola buca al centro di un vasetto, inserite al suo interno un paio di semi di alchechengio e richiudete il tutto con della terra, quindi bagnate. Sistemate i contenitori in un ambiente riscaldato e attendete che i semi germinino. Una volta che le piante emergono dal terreno, continuate ad annaffiarle con costanza, ma stando attenti a non esagerare, perché sono piuttosto sensibili ai ristagni idrici.
Quando avranno sviluppato la quarta foglia, ogni pianta deve essere inserita in un vasetto. Nel frattempo iniziate a pensare al trapianto in piena aria.
Dopo la metà di aprile, quando il rischio di gelate tardive è superato, trapiantate l’alchechengio. Se avete intenzione di coltivarne più di uno, posizionatelo in file distanziando ogni piantina di 100 cm.
Poche settimane dopo il trapianto concimate l’alchechengio con un prodotto ad alto contenuto di potassio per assicurarvi fioriture abbondanti e frutti più saporiti. Utilizzate un prodotto a lento rilascio che apporti nutrienti per tutto il ciclo colturale oppure distribuite a cadenza bisettimanale un concime liquido.
È importante che seguiate la crescita dell’alchechengio: eliminate mano a mano le infestanti e assicurate alle piante le giuste annaffiature, specie in piena estate, quando il suolo si secca con maggiore facilità.
Non appena la stagione fredda volge al termine, eliminate i rami secchi per favorire la ripresa vegetativa della pianta.
Come e quando si raccoglie l’alchechengio
L’alchechengio si raccoglie indicativamente da metà agosto/inizio settembre fino a fine autunno, quando le graziose lanterne si seccano lasciando intravedere al loro interno la bacca.
L’alchechengio ha un calice che è un vero e proprio spettacolo della natura: al termine della fioritura i sepali crescono fino a chiudersi attorno alla bacca. Mano a mano che il frutto matura, la lanterna si degrada fino a diventare un grazioso ed elegante reticolo di nervature che lascia intravedere il frutto colorato al suo interno.
Ma non perdete troppo tempo ad ammirarlo, perché questo è il segnale che dovete attendere per iniziare a raccogliere.
Recuperate a mano tutti i frutti, e se qualcuno oppone resistenza, tagliate il peduncolo con una forbice ben affilata.
Gli alchechengi sono amici dei reni
Gli alchechengi sono ricchi di composti dalle qualità benefiche e possono essere un utile alleato per mantenere in salute l’organismo.
Tra le proprietà degli alchechengi non si può non ricordare l’importante azione antiossidante che esplicano le elevate dotazioni di vitamina C e acido citrico presenti nel frutto.
Contiene buone quantità di ferro e di calcio, ma anche fruttosio, acqua e fibre, composti che lo rendono perfetto per mantenere in ordine l’intestino.
In medicina tradizionale gli vengono conferite doti diuretiche e antinfiammatorie, in particolare pare che tra i benefici degli alchechengi ci siano la capacità di ripulire le vie urinarie e contrastare la formazione di calcoli renali.
È un ingrediente ricercato in pasticceria
Quando si parla di ricette con l’alchechengi non si può che pensare al cioccolato e alle torte.
In pasticceria è un ingrediente particolare e molto apprezzato, perché si presenta come una deliziosa pallina arancione che si spacca in bocca rilasciando un piacevole sapore acidulo.
Molti le usano come decorazione sulle torte, altri li usano per preparare spiedini in cui incastonare piccole bacche di alchechengi amabilmente ricoperte da cioccolato fondente.
L’alchechengi è buonissimo in abbinata a frutti dolci e bacche, come nel caso dell’insalata di frutta con ananas, mandarino fragole e alchechengi. I più golosi usano questa macedonia per preparare con semplicità gustosi dessert, non fanno altro che aggiungere gocce di cioccolata, panna montata e una pallina di gelato alla vaniglia, ed il gioco è fatto!
Non ci sono molti esempi di ricette salate con gli alchechengi, alcuni però lo hanno sperimentato e in alcuni casi hanno creato delle portate che valgono la pena di essere assaggiate, su tutte citiamo il buonissimo risotto di mele e alchechengi.
Physalis alkekengi
L’Alkekengi o alchechengi o alchechengio (Physalis alkekengi L.) è una pianta perenne che produce bacche commestibili; appartiene, come il pomodoro e la patata, alla famiglia delle Solanaceae.
Generalità
L’Alkekengi ha origini in Asia, a differenza delle altre specie dello stesso genere che sono originarie dell’America. Date le sue proprietà medicinali è coltivata fin dall’antichità. È un’erbacea perenne e si riconosce facilmente per i calici che avvolgono la bacca, simili a piccole lanterne arancioni. Al tatto il calice ha consistenza quasi cartacea e spesso è poroso. Ci si aspetta un petalo ma se si cerca di spezzarlo è molto più tenace e resistente. Nonostante questo si apre facilmente a mani nude. Non è da confondere con il Physalis peruvianus (chiamato anche Cape gooseberry) che è della stessa forma e struttura ma beige e con la Physalis ixocarpa che produce una bacca molto più grossa, verde (o porpora) e simile a un pomodoro sempre, però, rivestita da un calice verde (o porpora) con forma simile all’alkekengi.
Caratteristiche
Si coltiva facilmente, dà origine ad un rizoma strisciante interrato molto profondamente: in questo modo è permessa la propagazione e la rivegetazione conseguente alla stasi invernale.
Fiore
Bianco, piccolo e a forma di campanella, spunta all’ascella delle foglie; tipici i calici arancioni di consistenza simile alla carta. Fioritura estiva (da luglio ad agosto).
Foglia
È verde chiara e ovale, di una lunghezza tra i 5 e gli 8 cm. Quando i frutti maturano lascia la sua sede. Le foglie e il rizoma sono velenosi perché contengono solanina che provoca mal di testa, vomito, nausea e diarrea che compaiono entro 2-24 ore. L’unico sintomo che dura più di 24 ore è la diarrea che può manifestarsi per più giorni.
Fusto
Può arrivare fino a 1m di altezza, è eretto, ramificato, subglabro ed angoloso.
Terreno
Secco. Non è di grande importanza la sua composizione. L’habitat ideale è in boschi umidi o in siepi fino a 1000 m s.l.m.
Esposizione
La crescita della pianta è favorita dall’esposizione non diretta ai raggi solari.
Costituenti chimici
Come molte altre specie del genere Physalis, contiene una grande varietà di fisaline. Se isolati dalla pianta, questi svolgono attività antibatterica e leishmanicida in vitro.
Contiene anche caffeato di etile, 25,27-deidro-fisalina L, fisalina D e cuneataside E.
Usi
Anche secondo l’uso popolare, possiede molte proprietà terapeutiche tra le quali spiccano azioni contro i calcoli renali e vescicali e come forte diuretico inoltre anche come integratore di vitamina C. I calici di colore arancione acceso tendente al rosso che avvolgono le bacche di questa specie rendono la pianta adatta a fini decorativi.
Bacche
Unica parte commestibile della pianta. In genere sono mature a settembre ed hanno la forma di una piccola ciliegia, mentre il gusto ricorda quello del lampone o quello del pomodoro. Dalle bacche si può ricavare un’ottima marmellata. Si possono mangiare da sole o aggiunte alle insalate. Se seccate leggermente si possono mettere sott’aceto o in salamoia. Contiene una grandissima quantità di vitamina C, acido citrico, tannino e zucchero. In erboristeria si usava per le malattie in cui c’era bisogno di un’azione diuretica marcata. Vengono preparate candite o ricoperte di cioccolato fondente.