Dopo la memorizzazione di un nuovo canto, solitamente tramandato di padre in figlio, gli uccelli impiegano un mese prima di perfezionarlo. L’intero processo di apprendimento è legato alla comunicazione fra due parti del cervello, che lavorano in sinergia per eliminare gli errori.
Un team di ricercatori dell’Università della Pennsylvania ha scoperto come funziona il meccanismo cerebrale che regola l’apprendimento dei canti negli uccelli canori, nello specifico nei diamanti mandarini (Taeniopygia guttata) o diamantini, specie molto apprezzata per l’allevamento domestico ma anche nella ricerca scientifica, dato che la monogamia e il ciclo vitale la rendono un perfetto organismo modello. Gli studiosi, coordinati dal professor Vijay Balasubramanian, docente di fisica presso la School of Arts & Sciences dell’ateneo americano, hanno sottolineato che il percorso di apprendimento nel cervello di questi uccelli è paragonabile a quello di un violinista alle prese con un nuovo brano. Dopo aver ascoltato il canto, i diamanti mandarini lo ricordano e provano a ripeterlo per circa un mese, regolando muscoli respiratori e siringe – organo vocale posto alla biforcazione della trachea – fino a quando non riescono a padroneggiarlo. “Iniziano balbettando, ma alla fine riescono a mettere insieme trilli e frasi e formare una vera e propria canzone”, ha detto Balasubramanian.
Si tratta di un aspetto fondamentale nella vita di questi animali, dato che il canto per i maschi rappresenta la chiave per la conquista di una potenziale partner, attentissima alle qualità canore. In alcuni casi il controllo delle esibizioni è talmente rigoroso da parte delle femmine che viene messa a repentaglio persino la sopravvivenza della specie. Fortunatamente non è il caso dei diamanti mandarini. L’intero processo di apprendimento dei canti è basato sulla comunicazione che avviene fra due parti del cervello, che il team di Balasubramanian ha soprannominato ‘tutore’ e ‘studente’; questo perché la prima tecnicamente insegna alla seconda.
In parole semplici, quando la parte studente esegue una canzone, quella tutore fornisce le istruzioni per migliorare eventuali errori, in una sorta di continuo rimbalzo di informazioni fino quando non viene raggiunta un’esecuzione brillante. I ricercatori hanno scoperto che esistono vari modi in cui queste due regioni cerebrali comunicano, e quando qualcosa disturba il processo neuronale, l’esecuzione canora risulta pessima. I dettagli di questo affascinante studio sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata eLife.
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