Un testo importante. Da leggere e rileggere.

Ecco perchè, con la grande stima che provo nei confronti di chi Avvocato o Giudice è, avvocato non sono divenuto… ma ho preferito rimanere ai margini del mondo giuridico, per poter coltivare ogni giorno tutti i miei poliedritici interessi alla ricerca della mia dimensione.


Il testamento professionale di Grande Stevens per i giovani avvocati: «Al talento unite il sacrificio»

Poco meno di un anno fa, Franzo Grande Stevens scrisse una lettera memorabile in occasione delle celebrazioni per i suoi 70 anni di professione. La lettera era indirizzata agli avvocati di domani. I giovani colleghi a cui lui si rivolge chiamandoli amici. Una scelta che è ennesima testimonianza della sua profonda convinzione che nello spirito della colleganza, l’esempio fosse la legacy più importante da lasciare a tutti coloro che hanno deciso di fare dell’avvocatura, la propria vita.

Crediamo sia un testo destinato a diventare un classico della letteratura professionale. Lo riportiamo qui in calce, nel giorno della sua scomparsa, per color che non l’avessero ancora letto. E per chi, pur conoscendolo, ne potrà apprezzare ancora la forza ispiratrice.

Torino, 15 novembre 2024

𝐆𝐢𝐨𝐯𝐚𝐧𝐞 𝐚𝐦𝐢𝐜𝐨,

Non scegliere questa professione
se non bruci di curiosità intellettuale;
non sceglierla se, come ammonì un grande avvocato napoletano, mio Maestro, Francesco Barra Caracciolo:

“al tuo talento non unirai un grande spirito di sacrificio”;

non sceglierla se non avvertirai con piacere
che essa invaderà la tua vita
e ti chiederà di dedicarle ogni energia
perché, come dice un bel verso del Macbeth:

“𝘪𝘭 𝘭𝘢𝘷𝘰𝘳𝘰 𝘯𝘦𝘭 𝘲𝘶𝘢𝘭𝘦 𝘱𝘳𝘰𝘷𝘪𝘢𝘮𝘰 𝘥𝘪𝘭𝘦𝘵𝘵𝘰 è 𝘦𝘴𝘴𝘰 𝘴𝘵𝘦𝘴𝘴𝘰 𝘳𝘪𝘮𝘦𝘥𝘪𝘰 𝘢𝘭𝘭𝘢 𝘧𝘢𝘵𝘪𝘤𝘢”;

non sceglierla se vorrai isolarti intellettualmente,
perché è il confronto che ti fa umile
e quindi ti conserva giovane e vivo.
Lo insegnava una bellissima frase poco conosciuta del Foscolo:

“𝘝𝘢 𝘧𝘳𝘢 𝘭𝘢 𝘨𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘱𝘦𝘳 𝘳𝘰𝘮𝘱𝘦𝘳𝘵𝘪 𝘭𝘦 𝘤𝘰𝘳𝘯𝘢 𝘥𝘦𝘭𝘭’𝘰𝘳𝘨𝘰𝘨𝘭𝘪𝘰”;

non sceglierla se non vorrai mettere al bando le furberie,
rispettare e consigliare di rispettare le leggi, anche morali.
Un grande banchiere israelita scrisse al figlio nel testamento:

“𝘚𝘦 𝘯𝘰𝘯 𝘱𝘦𝘳 𝘷𝘰𝘤𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦, 𝘴𝘪𝘪 𝘰𝘯𝘦𝘴𝘵𝘰 𝘱𝘦𝘳 𝘤𝘰𝘯𝘷𝘦𝘯𝘪𝘦𝘯𝘻𝘢”;

non sceglierla se non vorrai prodigarti per gli altri,
perché – le parole sono del nostro Piero Calamandrei:

“𝘎𝘭𝘪 𝘢𝘷𝘷𝘰𝘤𝘢𝘵𝘪 𝘣𝘪𝘴𝘰𝘨𝘯𝘢 𝘤𝘩𝘦 𝘭𝘢𝘷𝘰𝘳𝘪𝘯𝘰 𝘥𝘪𝘴𝘱𝘦𝘳𝘢𝘵𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦, 𝘷𝘰𝘨𝘭𝘪𝘢𝘯𝘰 𝘰 𝘯𝘰𝘯 𝘷𝘰𝘨𝘭𝘪𝘢𝘯𝘰, 𝘧𝘪𝘯𝘰 𝘢𝘭𝘭’𝘶𝘭𝘵𝘪𝘮𝘰 𝘳𝘦𝘴𝘱𝘪𝘳𝘰, 𝘱𝘦𝘳 𝘴𝘦𝘳𝘷𝘪𝘳𝘦 𝘨𝘭𝘪 𝘢𝘭𝘵𝘳𝘪, 𝘱𝘦𝘳 𝘢𝘱𝘳𝘪𝘳𝘦 𝘭𝘢 𝘴𝘵𝘳𝘢𝘥𝘢 𝘢𝘨𝘭𝘪 𝘢𝘭𝘵𝘳𝘪, 𝘦 𝘢𝘳𝘳𝘪𝘷𝘪𝘯𝘰 𝘢𝘭𝘭𝘢 𝘮𝘰𝘳𝘵𝘦 𝘴𝘦𝘯𝘻𝘢 𝘢𝘷𝘦𝘳 𝘱𝘰𝘵𝘶𝘵𝘰 𝘧𝘢𝘳𝘦 𝘲𝘶𝘦𝘭𝘭𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘭𝘪 𝘳𝘪𝘨𝘶𝘢𝘳𝘥𝘢 𝘱𝘦𝘳𝘴𝘰𝘯𝘢𝘭𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦, 𝘦… 𝘤𝘩𝘦 𝘵𝘶𝘵𝘵𝘢 𝘭𝘢 𝘷𝘪𝘵𝘢 𝘩𝘢𝘯𝘯𝘰 𝘥𝘰𝘷𝘶𝘵𝘰 𝘳𝘪𝘮𝘢𝘯𝘥𝘢𝘳𝘦 𝘢 𝘥𝘰𝘮𝘢𝘯𝘪.”

e come, a chi gli chiedeva del perché di una vita così austera
dedicata costantemente al lavoro e al miglioramento
che costava la rinuncia alle delizie della vita,
Von Karajan rispose:

“𝘓𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘪𝘻𝘪𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘷𝘪𝘵𝘢?
𝘚𝘰𝘯𝘰 𝘶𝘯 𝘳𝘪𝘴𝘤𝘩𝘪𝘰 𝘥𝘢 𝘯𝘰𝘯 𝘤𝘰𝘳𝘳𝘦𝘳𝘦 𝘯𝘦𝘭 𝘮𝘪𝘰 𝘮𝘦𝘴𝘵𝘪𝘦𝘳𝘦.”

FONTE