Mio padre e mia nonna paterna sono invece nati a Trebisacce, città politicamente in Calabria, nella provincia di Cosenza, ma che in realtà è molto più vicina alla cultura greco-lucana della piana di Sibari e del tarantino. Io l’ho visitata l’ultima volta nel 1983-1984… Arihanna non ci è mai stata… e forse è tempo di rimediare! In attesa di un periodo propizio per organizzare una gita… iniziamo a studiare un po’ della cultura di parte delle nostre origini!
Trebisacce
Trebisacce è un comune italiano di 8 593 abitanti della provincia di Cosenza.
Il territorio del comune confina con quelli di Albidona a nord ovest, di Plataci a sud ovest, e di Villapiana a sud, mentre ad est è limitato dal Mar Ionio. Il nucleo originario si adagia su un terrazzamento a 73 metri s.l.m. A breve distanza, Trebisacce Marina, nell’area geografica dell’Alto Ionio cosentino.
Dal 2015 Trebisacce è Bandiera Blu delle Spiagge, l’autorevole riconoscimento europeo assegnato dalla FEE e dal 2018 Trebisacce risulta essere l’unico comune calabrese ad aver ottenuto il riconoscimento di Spighe Verdi dalla FEE.
Clima
Il clima di Trebisacce risulta molto influenzato dalla natura morfologica della piana di Sibari e del massiccio del Pollino, che ripara il paese dai venti provenienti da nord e da est. Il riscaldamento è accentuato dal monte Mostarico, che impedisce la circolazione d’aria tra terraferma e mare. La catena della Sila fa da scudo per le correnti da sud-est e la penisola salentina riscalda l’aria proveniente dai Balcani. Un evento meteorologico di portata eccezionale è stata la mareggiata, che fra il 4 e il 6 dicembre 2008 e nella notte tra l’11 e il 12 dicembre ha provocato ingenti danni al manto stradale del Lungomare, agli stabilimenti balneari e ad alcuni edifici che si trovavano sul Lungomare con onde alte ben 4 metri.
Origini del nome
Il nome del paese deriva dal greco trapezikion, ossia “piccola tavola” quindi “tavoliere”, riferendosi alle caratteristiche geografiche del territorio.
Storia
La zona ha una lunga storia che risale all’epoca preistorica, come dimostrano i reperti archeologici risalenti al XII secolo a.C., trovati nella località di Broglio, che ospitava uno dei primi villaggi protostorici della Calabria. Alcuni identificano questa zona con l’antica Vicenumo, il cui nome deriva dal greco “trapezakion”, che significa ‘piccola tavola’ o ‘tavoliere’, riferendosi all’altura su cui è stato costruito il centro abitato. Nel corso dei secoli, la zona è stata controllata da diverse famiglie nobiliari, tra cui i Sanseverino, i Castrocucco, i di Somma e i Giannini. Nel XVI secolo è stata attaccata dai turchi, ma successivamente è tornata sotto il controllo dei Castrocucco, per poi passare ai Campora nel XVII secolo e ai Petagna nel XVIII secolo. Nel XIX secolo, con il nuovo ordinamento amministrativo imposto dai francesi, è stata inclusa prima nel governo di San Lorenzo Bellizzi e poi trasferita nel circondario di Amendolara. Dopo l’unità d’Italia, la storia della zona si è intrecciata con quella del resto della penisola. Tra le testimonianze storiche e architettoniche più significative ci sono la chiesa parrocchiale di San Nicola di Mira, di origini bizantine, la cappella di San Giuseppe, un’antica chiesa rupestre, i resti della cinta muraria del XV secolo che circondava il centro storico e una torre di difesa costiera. Nell’ultimo cinquantennio Trebisacce ha raddoppiato la sua popolazione. Dagli anni ’70 gode di uno sviluppo economico e commerciale continuo, che è aumentato ancor di più dagli anni ’90 del XX secolo fino ad oggi, trasformando radicalmente la cittadina, da paese di pescatori fino a metà del ‘900 ad un attivo centro economico-commerciale-turistico della Costa Jonica, l’unico centro dell’Alto Jonio che raggiunge i 10 000 abitanti di popolazione. A Trebisacce vi era anche l’Ospedale “Guido Chidichimo”, aperto negli anni ottanta, di riferimento per l’intera comunità Montana dell’Alto Ionio. Dal 2008 al 2012 è stato in atto un discusso ridimensionamento dell’ospedale, che è attualmente chiuso dal 31 marzo 2012 in vista di un suo futuro accorpamento nell’Ospedale della Sibaritide di Corigliano Calabro, in fase di progettazione.
Dialetto
Il dialetto locale appartiene al dialetto calabro-lucano, e più precisamente all’area Lausberg, un’area linguistica estremamente conservativa studiata appunto dal glottologo tedesco Heinrich Lausberg.
Quest’area rappresenta delle analogie dialettali con il sardo, avendo avuto una latinizzazione tardiva, per il persistere della lingua greca, a causa della sua collocazione in una zona di rilievi tra le piane di Sibari e di Metaponto. L’influsso linguistico del greco si rafforzò in seguito al dominio bizantino nell’alto medioevo. La latinizzazione tardiva comportò inoltre la conservazione di elementi latini in quantità molto maggiori rispetto agli altri dialetti romanzi.
Altri influssi furono dovuti alle successive dominazioni storiche (lingua siciliana con diversi prestiti linguistici dal franco-normanno all’epoca di Federico II e lingua napoletana, in seguito all’appartenenza al regno di Napoli a partire dall’epoca angioina). Il dialetto locale subì quindi importanti modifiche, modificando radicalmente la grammatica e avvicinandosi maggiormente alla famiglia dei dialetti napoletani piuttosto che a quella siciliana e aggiungendo nuovi vocaboli, tra cui molti prestiti linguistici catalani e castigliani dovuti sempre a motivazioni storiche. Alcuni vocaboli arabi provengono dalle incursioni dei pirati saraceni lungo la costa: da essi deriva il nome alla fiumara maggiore del paese (il “Saraceno”).
Cucina
Tra i prodotti tipici si annoverano la sardella (in dialetto trebisaccese “sardicella” o “nuda” o “nudicella” o “rosamarina”) e le specialità marinare a base di pesce azzurro locale. Da non dimenticare il “Biondo Tardivo”: una specialità di arance tipica di Trebisacce, al quale è dedicata una festa nei primi giorni di giugno volta alla promozione di questo tipico prodotto locale.
Gemellaggi
Nota che è anche gemellata con Savigliano!