Perché le palline da tennis sono gialle? Da quando il camice dei medici è bianco, e quello dei chirughi, verde? E chi ha deciso che le celebrità dovessero calcare un tappeto rosso?
Posate lo sguardo sulla scrivania: di che colore sono le vostre matite? Se si tratta di lapis, probabilmente gialle. Il camice dei chirurghi non potrà che essere verde, mentre il tappeto da stendere per un ingresso trionfale è rosso per antonomasia. Se ci pensate bene, siamo circondati da colori simbolici che indicano una particolare funzione: ma com’è che alcuni oggetti hanno assunto le loro, inconfondibili sfumature? Ecco alcune curiosità su 12 colori iconici.
LAPIS GIALLO. Perché le matite sono in genere gialle? La consuetudine di colorare le matite o imprimere il marchio di fabbrica sulla loro lunghezza risale al 1890, quando la L. & C. Hardtmuth, un’azienda americana, lanciò sul mercato la Koh-i-Noor, una matita ottenuta da grafite cinese e chiamata così in onore del diamante più grosso del mondo. Si scelse di colorarla di giallo, un colore che nella tradizione cinese simboleggia la nobiltà, il rispetto e l’eroismo.
Il lapis ebbe un tale successo che anche i produttori concorrenti iniziarono ad adottare quel colore, che rimane ancora oggi quello del 75% delle matite
MI ARRENDO! CON IL BIANCO. Issare una bandiera bianca significa gettare le armi e sottomettersi alla clemenza dell’avversario (o comunque, venire in pace, con la disponibilità a trattare).
La consuetudine di issare teli di questo colore come segno di resa viene fatta risalire a diversi contesti: per esempio, alla dinastia Han orientale, in Cina (25-220 d.C.), o alla Guerra civile romana del 68-69 d.C. Raccontando di questa battaglia, lo storico romano Tacito riporta che i sostenitori dell’imperatore Vitellio, assediati a Cremona dalle legioni flaviane di Marco Antonio Primo, alzarono rami d’ulivo e bende bianche in segno di sconfitta.
Secondo gli storici, la scelta del bianco fu, almeno all’inizio, piuttosto obbligata: i panni colorati erano un tempo più costosi e meno diffusi, mentre quelli bianchi erano più facilmente reperibili: bastava strappare un lenzuolo e appenderlo a un bastone. Senza contare che il bianco era facilmente distinguibile dai vessilli colorati delle varie casate.
ARBITRI A STRISCE. La tradizionale casacca a strisce bianche e nere dei direttori di gara negli sport soprattutto americani – oggi in parte abbandonata – risale all’iniziativa di un certo Lloyd Olds.
Nel 1920, mentre arbitrava una partita di football americano in Arizona, un giocatore gli passò la palla scambiandolo per un compagno: all’epoca gli arbitri indossavano una maglietta bianca, un berretto e un papillon, e nell’enfasi del gioco potevano confondersi nella mischia. Così, nel 1921, Olds si presentò con la maglietta a strisce: il pubblico lo fischiò, ma poi la folla comprese che la nuova divisa avrebbe messo fine agli equivoci.
Lo storico Publio Cornelio Tacito, nelle Historiae, riferisce che durante la guerra civile romana del 68-69 d.C. i vitelliani assediati a Cremona dalle Legioni flaviane di Marco Antonio Primo, comunicarono a questi la resa esponendo dalle mura rami di ulivo e bende:[1]…
PERCHÉ IL TAPPETO ROSSO È… ROSSO? Molto prima di essere adottato nella Notte degli Oscar, il tappeto rosso veniva srotolato per accogliere personalità regali o ritenute sacre. Nell’Agamennone di Eschilo, Clitemnestra fa distendere un tappeto color porpora – simbolo di trionfo, ma anche di sangue – per accogliere il marito al ritorno nella reggia. Si racconta di un tappeto rosso disteso sulla riva di un fiume per accogliere il Presidente degli Stati Uniti James Madison, al suo arrivo in patria nel 1821. Nel 1902, veniva usato dalla New York Central Railroad, una compagnia ferroviaria degli Stati Uniti, per guidare i passeggeri verso l’imbarco di un treno. Il tappeto rosso riconquistò il suo significato “esclusivo” negli anni ’60, in ambito hollywoodiano.
AZZURRO PER LUI, ROSA PER LEI. La colorazione per genere degli abiti per bebè è un’usanza che risale alla metà del 19esimo secolo. Prima di allora, maschi e femmine venivano avvolti negli stessi panni bianchi. Quindi furono introdotti il rosa e l’azzurro perché si pensava che il primo colore si intonasse all’incarnato dei bambini castani, e il secondo a quello dei neonati biondi con gli occhi azzurri. Intorno al 1940 le industrie di abbigliamento iniziarono a produrre un gran numero di vestitini rosa e pantaloni azzurri, stabilendo di fatto quale colore attribuire a ciascun genere. La suddivisione fu rafforzata dall’introduzione, negli anni ’80, delle ecografie in gravidanza, che resero possibile per la prima volta conoscere il sesso del nascituro.
PERCHÉ IL CAMICE È BIANCO. I medici adottarono la loro inconfondibile divisa all’inizio del ‘900, per imprimere alla professione una svolta d’immagine. Prima di allora, si visitavano i pazienti in abiti “civili”, ma la grande presenza di ciarlatani rendeva difficile distinguere i professionisti dagli impostori. Gradualmente il camice divenne simbolo di autorevolezza e pulizia. Anche se alcuni moderni ospedali lo stanno abbandonando perché – sostengono – diffonde germi e mette a disagio i pazienti.
E QUELLO DEI CHIRURGHI È VERDE? Intorno alla metà del 20esimo secolo, chirurghi e infermieri abbandonarono il camice bianco in favore di quello verde, più facile da pulire dalle macchie che inevitabilmente la professione comporta. Inoltre, il verde e l’azzurro sono i colori che più contrastano con quelli dell’interno del corpo umano: un aiuto in più per gli occhi di chi ci opera.
PERCHÉ IL BILIARDO È VERDE? Sempre verde, ma per altri motivi, è – tipicamente – il tavolo del biliardo. La consuetudine di rivestirlo di un tessuto di questo colore risalirebbe all’origine del gioco, che nel 14esimo secolo veniva praticato all’aperto, direttamente sull’erba, e somigliava moltissimo al croquet (il gioco simile all’attuale golf con cui prova a cimentarsi Alice nel romanzo Alice nel Paese delle Meraviglie di Lewis Carroll). Quando la nobiltà inglese e francese, che lo praticava, decise di spostarsi al chiuso, per via del brutto tempo e delle sommosse popolari, il verde – questa volta, sintetico – rimase a fare da sfondo alla sfida, come nostalgico ricordo del passato.
IL FAST FOOD È ROSSO. Perché i loghi dei fast food sono quasi sempre rossi, o gialli? Questi colori stimolano l’appetito e invogliano a mangiare voracemente e velocemente (come vi spieghiamo qui). Al contrario, blu e verde inducono a rilassarsi e a rallentare, cosa che un gestore di un fast food non desidera affatto: i prossimi clienti sono già in coda per prendere il nostro posto
CANESTRO! ARANCIONE. Le palle da basket sono arancioni dal 1957, quando l’allenatore della squadra della Butler University decise che quel colore sarebbe stato più facile da vedere sia per i giocatori, sia per il pubblico sugli spalti. Prima di allora, erano color cuoio, o gialle. Dal 1958 in poi, assunsero il colore che hanno ancora oggi.
PALLE PICCOLE… E FLUORESCENTI. Stesso discorso – con un diverso colore – si può fare per le palline da tennis. Il regolamento attuale approva palline bianche o gialle, ma queste ultime sono più facili da distinguere per uno spettatore in TV. Dalla seconda metà del ‘900, con il successo della TV a colori, divennero quelle maggiormente utilizzate.
VERDE, VIA LIBERA. Le luci colorate usate per i semafori vengono fatte risalire all’Inghilterra dell’1800, in particolare alla segnaletica utilizzata, dal 1841, per regolare gli scambi ferroviari sulla ferrovia Liverpool – Manchester, la prima a collegare due città. Inizialmente si utilizzava un sistema di palette e bandiere colorate, in cui il rosso indicava pericolo, e il verde la possibilità di procedere con cautela. In seguito i segnali vennero sostituiti da quelli luminosi.
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