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Nel 2004 acquistammo un piccolo ulivo da coltivare in vaso. Trapianto dopo trapianto ormai è da anni in un vaso da 1 m di spigolo ed è alto 2,5 m. Indicativamente ogni autunno ci dona tra mezzo kg e un kg di olive taggiasche che conserviamo in salamoia. Nel 2021 lo trapiantiamo in terrapieno all’Eremo ElGram, alla giusta distanza da un ulivo che i precedenti proprietari piantarono per festeggiare il loro 50° anniversario di matrimonio.

Li contrassegno con l’etichetta numero 4 (il nostro) e numero 93 (quello già presente all’Eremo). Si tratta di olive taggische (*).

(*) L’oliva taggiasca è una cultivar di olivo, tipica soprattutto del Ponente ligure ed in particolare di tutta la Provincia di Imperia. In Provincia di Savona è tipicamente coltivata solo nella Val Merula andorese, nell’alassino e nella Val Lerrone ingauna. È così chiamata per la località di cui è originaria, Taggia. Gli innesti di oliva taggiasca furono nei secoli diffusi in tutta Italia, sebbene la coltivazione maggiore sia sempre rimasta nella provincia di Imperia; questa varietà risulta essere una delle più rinomate per produzione di olio extravergine e una delle migliori olive da mensa, poiché il frutto è molto gustoso.

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👁‍🗨 CHECK 12-2023: 🟢


 

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Olivo in vaso, come coltivarlo

Da alcuni anni è molto di moda coltivare una pianta d’olivo in vaso, sul terrazzo, soprattutto – ovviamente – nel Nord Italia: la scelta di piante della varietà Pendolino o Leccino e i cambiamenti climatici degli ultimi anni permettono a questa splendida pianta di resistere anche in climi più rigidi di quelli tradizionalmente vocati alla coltivazione. Naturalmente, la produzione di olive è scarsa, ma l’olivo viene in genere coltivato in terrazzo solo per bellezza.

Com’è fatto l’olivo

Appartenente alla famiglia delle Oleacee, l’olivo (Olea europaea) – originario del bacino del Mediterraneo – è un albero alto e largo fino a 8 m, sempreverde a portamento eretto, fittamente ramificato e intensamente pollonifero. Le foglie sono strette, allungate, coriacee, verde glauco e lisce superiormente, biancastre e feltrose inferiormente.

Fiorisce in aprile, con fiori insignificanti (“mìgnole”) a impollinazione anemofila, spesso autoincompatibile. I frutti sono drupe che incominciano a maturare da settembre fino a gennaio, secondo le cultivar e la zona geografica, da 2 (varietà da olio) a 5 g (da tavola) di peso. Entra in produzione dopo il quinto anno.

Come acquistare l’olivo in vaso

Per la vita in vaso, scegliete una pianta di olivo già allevata in vaso, non un astone a radice nuda. In commercio ne potete trovare di svariate forme: ad alberello con la chioma che forma una graziosa palla di fronde; in traliccio, che si sviluppa su una griglia in legno che sostiene i rami e ne guida la forma (lo stesso tipo è disponibile, invece che adagiato su una griglia piatta, su una griglia tonda, che anche in questo caso ne guida e contiene lo sviluppo); ad arbusto, per chi ama lo sviluppo spontaneo e naturale della pianta senza forzature; a tronchi intrecciati, in genere di tre esemplari strettamente uniti fra loro e non separabili.
Nella scelta fra tutte queste forme, valutate la vostra disponibilità di tempo e le vostre competenze. È infatti facile rimanere estasiati da un albero dalla chioma perfettamente sferica trovato in un vivaio, che poi, una volta a casa vostra, con il passare degli anni perderà la forma perché le potature casalinghe si sono rivelate sbagliate. Così come non è semplice portare avanti l’intreccio fra i tronchi senza ledere le delicate strutture dei fusti…

Olivo in vaso: dove metterlo

La posizione deve essere ben soleggiata per tutto l’anno e, durante l’inverno, deve essere riparata dai venti freddi.

Come coltivare l’olivo in vaso

  • Esposizione: in pieno sole; tollera a stento l’ombra/sole.
  • Temperatura: sopporta senza danni temperature fino a 0 °C, solo sporadicamente più basse; a –5 °C si ha caduta delle foglie (normalmente sempreverdi), a –8 °C spaccature nei rami e nella parte alta del tronco, a –13 °C il disseccamento del tronco, a temperature inferiori la morte anche delle radici e quindi della pianta.
  • Precauzioni invernali/estive: in Pianura Padana, in novembre è necessario avvolgere il tronco e i rami con tessuto non tessuto in vari giri e la chioma con un ulteriore strato di non tessuto; la terra va pacciamata abbondantemente con paglia e foglie secche; il vaso va avvolto con iuta e plastica pesante. In alternativa si può spostare l’intera pianta in serra fredda o in un locale fresco, consiglio che vale anche per l’allevamento in montagna.
  • Vaso: in plastica, terracotta o legno (attenzione al peso), di diametro 30 cm per pianta alta 40 cm. Va rinvasato ogni anno in marzo quando la pianta è giovane, poi ad anni alterni, infine, quando le dimensioni sono eccessive, si rinnova solo il terriccio in superficie.
  • Terra: una parte di buona terra da giardino, una di terra calcarea e una di lapillo o ghiaia. Ottimo drenaggio sul fondo del vaso.
  • Acqua: abbondante tra maggio e settembre ma solo dopo che il substrato si è asciugato; nulla negli altri mesi.
  • Concime: in aprile, agosto e ottobre con un prodotto granulare a lenta cessione per piante da frutto (o da giardino, se non è una pianta destinata a produrre le olive).
  • Potatura: il portamento naturale è conico e aggraziato; si pota solo per ridurne l’ingombro oppure, se si vogliono ricavare le olive, per prevenire l’alternanza di produzione.
  • Riproduzione: per seme in primavera o per polloni radicali in luglio-agosto.
  • Malattie e parassiti dell’olivo

Fra i peggiori nemici ci sono la mosca dell’olivo che fora i frutti, da combattere con trappole in primavera; l’occhio di pavone, un fungo che lascia macchie colorate sulle foglie, controllato con il rame; e la rogna, sotto forma di protuberanze sui rami, ineliminabile se non attraverso la potatura. Sono però tutte malattie che difficilmente si manifestano su piante coltivate in vaso sul terrazzo e lontane da zone di oliveti.

Dall’olivo in vaso niente olio

A meno di non coltivare una decina di piante, è difficile ottenere tante olive da poterle mettere in salamoia (ancora più remota la possibilità di estrarne l’olio). Meglio accontentarsi del valore ornamentale della pianta.

FONTE

NdA: Sull’ultimo punto avrei qualcosa da dire… sono anni che facciamo le olive in salamoia (un vasetto da 500 g) con i frutti del nostro albero! 😆

Storia

L’olivo è una pianta centrale nella storia delle civiltà che si affacciano sul bacino del Mediterraneo, e di tutto l’Occidente.

Si narrano numerose leggende: una di queste è di origine greca e narra di Atena che, nell’intento di benedire gli uomini, piantò la sua lancia nel suolo e ivi crebbe il primo ramoscello d’olivo; un’altra ci parla di un olivo raccolto ai confini del mondo da Ercole, in quel luogo nacque il bosco sacro a Zeus, dalle cui fronde venivano intrecciate le corone per i vincitori dei giochi olimpici.

Un altro aneddoto sull’olivo riguarda invece la colomba che, per annunciare a Noè la fine del diluvio universale, gli portò un ramoscello d’olivo che teneva stretto nel becco. Comunque si è appurato che le prime piante selvatiche esistevano sull’isola di Creta fin dal 4000 a.C. e che successivamente i cretesi si sono specializzati nella coltivazione di tale pianta la quale successivamente verrà esportata in tutto il bacino del Mediterraneo.

Simbolismo

Sia i popoli orientali sia quelli europei hanno sempre considerato questa pianta un simbolo della pace. Nell’antica Grecia l’olivo era considerato un albero sacro, a tal punto che chiunque veniva sorpreso a danneggiarlo veniva punito con l’esilio. A quel tempo la pianta non era ancora l’olivo coltivato ma il suo progenitore selvatico, l’oleastro. Per i Romani era simbolo insigne per uomini illustri. Secondo la tradizione i gemelli divini Romolo e Remo nacquero sotto un olivo. Per i Giudei l’olivo era simbolo della giustizia e della sapienza. Nel Primo Libro dei Re, Salomone, durante la costruzione del primo Tempio di Gerusalemme, “fece due cherubini di legno d’olivo, alti dieci cubiti… fece costruire la porta della cella con battenti di legno d’olivo… lo stesso procedimento adottò per la porta della navata, che aveva stipiti di legno d’olivo” (cfr 1Re 6, 31‐33). Nella religione cristiana la pianta d’olivo ha una vasta gamma di simbologie. Nella Bibbia si racconta che, calmatosi il Diluvio universale, una colomba portò a Noè un ramoscello d’olivo per annunciargli che la terra ed il cielo si erano riconciliati. Da quel momento l’olivo assunse un duplice significato: diventò il simbolo della rinascita, perché, dopo la distruzione operata dal Diluvio, la terra tornava a fiorire; diventò anche simbolo di pace perché attestava la fine del castigo e la riconciliazione di Dio con gli uomini. Ambedue i simboli sono celebrati nella festa cristiana delle Palme dove l’olivo sta a rappresentare il Cristo stesso (il cui nome, guarda caso, significa “l’unto”) che, attraverso il suo sacrificio, diventa strumento di riconciliazione e di pace per tutta l’umanità. Infatti la simbologia dell’olivo si ritrova anche nei Vangeli: Gesù fu ricevuto calorosamente dalla folla che agitava foglie di palma e ramoscelli d’olivo; nell’Orto degli Ulivi egli trascorse le ultime ore prima della Passione. L’olio d’oliva usato nelle liturgie cristiane prende il nome di Crisma; viene utilizzato nei sacramenti del battesimo, dell’estrema unzione, della confermazione e dell’ordinazione dei nuovi sacerdoti.

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