Il nostro campo magnetico terrestre, che ci protegge dai raggi UV, è improvvisamente crollato circa 40 mila anni fa e, nel giro di 2.000 anni, questo evento ha portato all’estinzione del Neanderthal, portatore di una variante genetica di una proteina sensibile proprio a questi raggi. Gli scienziati ci spiegano cosa ha provocato la fine dei Neanderthal.
L’improvviso crollo del campo magnetico terrestre ha portato all’estinzione dei Neanderthal e la conferma è legata ad una variante genetica di una proteina che è sensibile ai raggi UV. Vediamo insieme cos’è successo ai Neanderthal e quali sono i rischi del crollo del campo magnetico terrestre.
E venne il giorno del crollo del campo magnetico terrestre. Circa 40 mila anni fa, 41.300+/-600 anni, durante quello che è conosciuto come l’Evento di Laschamp, il nostro caro campo magnetico terrestre, che ci protegge dai raggi UV del Sole permettendo la vita, è crollato improvvisamente, stiamo parlando di una diminuzione del 25% rispetto ad oggi. Questo crollo ha permesso alle radiazioni ultra-violette (UVR) di raggiungere in abbondanza la Terra, portando all’estinzione del Neanderthal, che è datata tra i 41.030 e i 39.260 anni fa. Ma perché solo loro?
Neanderthal e variante genetica. Secondo gli scienziati dell’Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche di Bologna (Cnr-Ismar) e dell’Università della Florida a Gainesville, i Neanderthal erano portatori di una variante genetica di una proteina che è sensibile ai raggi UV, stiamo parlando del recettore acrilico AhR. Proprio questa sensibilità  genetica ai raggi UV, in corrispondenza del crollo del campo magnetico terrestre, ha determinato la scomparsa dei Neanderthal. Per quanto riguarda invece il Sapiens, a salvarlo è stata un’altra variante genetica, Val-381, vantaggiosa per l’assorbimento di tossine prodotte dal fumo legato allo stile di vita trogloditico.
Non solo Neanderthal. A pagare le conseguenze del crollo del campo magnetico terrestre non fu solo il Neanderthal, ma anche altri esseri viventi: si calcola che nello stesso periodo, in Australia, si estinsero 14 generi di mammiferi, in particolare di grossa taglia. Sempre in corrispondenza di un altro minimo, circa 13 mila anni fa, si registrò la scomparsa di 35 generi di grandi mammiferi in Europa e Nord America. L’estinzione di questi esseri viventi è dunque legata alla diminuzione dell’ozono stratosferico durante la fase di bassa intensità di campo magnetico e dalle radiazioni ultraviolette.
L’importanza dello studio. Gli scienziati hanno analizzato la relazione che c’è tra il campo magnetico terrestre e l’evoluzione umana negli ultimi 200 mila anni e hanno scoperto che proprio in corrispondenza di periodi di assenza o diminuzione del campo magnetico, si evidenziano momenti evolutivi. L’obiettivo futuro è, spiegano gli esperti, chiarire proprio “il ruolo che l’intensità del campo magnetico gioca nell’evoluzione di tutti i mammiferi e forse non solo”. Aspetto questo fondamentale anche considerato che proprio ultimamente si stanno registrano spostamenti dei poli del campo magnetico terrestre.
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