“Se c’e’ soluzione perché ti preoccupi? Se non c’é soluzione perché ti preoccupi?” Aristotele
Questa è solo una bozza di pensiero. Anche perchè tra cane, gatti e moglie a piede libero per casa… non è così facile riuscire a scrivere due righe di senso compiuto della qualità che vorrei. Ma è un pensiero di valore che maturo da qualche tempo e che voglio piantare come un seme nella terra, sperando che ne possa crescere col tempo un bell’albero dai profumati e colorati fiori.
Il fatto è che l’ingresso nei quarant’anni mi ha portato a un bivio esistenziale la cui scelta della strada da compiere è improcrastinabile e le cui conseguenze saranno caratterizzanti e definitive.
Parolone per dire che, preso atto del male del mondo, di quanto i limiti fisici, economici, culturali, morali e mentali degli individui siano capaci di far germinare continuamente e ogni-dove dolore, sofferenza e ingiustizie di ogni genere, della relatività delle posizioni a fronte di ogni posizione che riesce sempre a giustificare la maggior parte delle proprie azioni (e per quelle rimaste fuori dal perimetro esiste la remissione dei peccati di qualche rappresentante terreno di un qualche dio o le giustificazioni generiche genericamente accettate della “ragion di stato”, della “causa di forza maggiore” e del “diritto di autoconservazione e sopravvivenza”) e dell’impotenza del singolo individuo (o di piccole comunità) nel riuscire a contrapporsi a questa macchina del dolore… bisogna accettare la realtà.
Accettarne la relatività costruttiva dell’alternarsi e compenetrarsi di bene e male, per richiamare il concetto proprio del taoismo e del confucianesimo di Taijitu (T’ai Chi T’u – Yin/Yang), e prendere atto che una posizione mentale (e di conseguenza fisica) ostica e conflittuale verso il male sociale che si manifesta quotidianamente in ogni ordine, funzione e grado di nuclei individuali non può che -principalmente- consumare e danneggiare la propria persona.
Perchè il conflitto in situazioni ambientali insanabili non può comportare nulla di positivo e costruttivo per il suo autore… uno scontro aperto rischia di trasformare la vittima in carnefice alimentando un ciclo senza fine (oltre spesso a ledere interessi collettivi e quindi contravvenire a imperativi di diritto naturale), uno scontro più strategico o subdolo o semplicemente fallimentare consuma l’autore lentamente e inesorabilmente in una guerra di trincea dove anche i più profondi desideri di vendetta dimenticano la propria ragione.
Non rimane che accettare con profonda e sincera convinzione la realtà dei fatti: il mondo è così perchè così dev’essere… forse vi è una predestinazione, forse impera il caos, forse domina il libero arbitrio o forse tutti e tre i fattori… l’unica certezza e che nessuno sa mentre il mondo avviene, anche grazie a noi ma indipendentemente da noi, attimo dopo attimo. E, nonostante tutto questo dolore, la vita prosegue, si evolve e non finisce mai di stupirci, di meravigliarci e di alimentare in noi speranza e desiderio di miglioramento sotto ogni aspetto esistenziale. Non dimentichiamo che la vita inizia con il dolore del neonato e di sua madre. 😄
Questa doverosa premessa per tornare al concetto nel preambolo: se la vita è tutto questo, allora se un problema ha una soluzione che ancora non possiamo comprendere, perchè consumare il tempo che ci è stato concesso alla sua ricerca?
Un semplice brocardo che può essere spunto di millemila riflessioni, in particolar modo quando siamo preda di emozioni negative quali ira, rabbia, tristezza, depressione e quant’altro…
Non bisogna però, per ozio, paura o vigliaccheria intellettuale, ridurre la portata di questa riflessione biasimandola per non spingere le persone nel trovare le risposte ai problemi: tutt’altro… la massima suggerisce una forma mentale che se arrivasse al nostro inconscio e divenisse quotidianità ci migliorerebbe notevolmente la qualità dell’esistenza e, anzi, diminuirebbe le tensioni sociali e velocizzerebbe la ricerca individuale e collettiva.
Già! “Arrivasse al nostro inconscio e divenisse quotidianità”… parole stupende difficili da attuare quando il conflitto sorge con un soggetto che ti ha frodato di tutti i tuoi risparmi, o che ha distrutto la tua famiglia, ti ha fatto perdere il posto di lavoro, ti ha danneggiato irrimediabilmente il fisico o chissà cos’altro.
Ma io credo che queste persone paghino il loro conto vivendo, indipendentemente dal nostro agire conflittuale, poichè conoscendo solo quel determinato “modus operandi” se non è oggi, domani, incontreranno il loro. E se non sarà domani saranno vecchiaia, malattia e povertà materiale e affettiva a caratterizzare la loro triste e non augurabile dipartita. E poi comunque cerchiamo di essere onesti con noi stessi: qualcuno di noi ha mai visto presentare il conto in natura a esseri che svolgono compiti che possono apparire a noi umani ingrati o immorali o ingiusti? Perchè non accettare semplicemente la diversità e la complementarietà nella diversità?
Mi si potrà obiettare che senza conflitto non vi è vendetta o risarcimento per il danno (ingiusto) diretto subito. E’ vero. Ma a che prezzo far valere il proprio diritto?
Forse è questo che mi diceva Padre Mario quando mi diceva che il “perdono” fa più bene a chi lo fa che a chi lo riceve. Io non ho la sua fede e non posso capire.
Forse è questo che ho letto nell'”Introduzione al Buddismo Zen” di Jung in merito al “Satori”, all’esperienza del risveglio inteso in senso spirituale, nel quale non ci sarebbe più alcuna differenza tra colui che si “rende conto” e l’oggetto dell’osservazione. Ma non ho mai conosciuto nessun reale maestro Zen e non posso capire.
Io, semplicemente, lo ripeto da anni e ne sono sempre più sinceramente convinto: nel mondo esistono soggetti “biofili” e “necrofili”… i secondi non riescono/non possono/non vogliono uscire dal comodo giaciglio che si sono costruiti per non affrontare la propria realtà mentre i primi continuano a cercare dentro di se e nel mondo quella stessa realtà per comprenderla/accettarla/modificarla.
Per i necrofili il conflitto è la legge quotidiana per giustificare a se stessi la mancata ricerca, per i biofili il conflitto è uno sperpero di risorse, tempo ed energie che altrimenti investirebbero nella ricerca.
Bisogna cercare di comprendere intimamente che “Se c’e’ soluzione perché preoccuparsi? Se non c’é soluzione perché preoccuparsi?”… applicando naturalmente questo principio come minimo affaticheremo molto meno i nostri organi vitali, stressati ogni giorno da ansie, fobie e tensioni varie e quindi miglioreremo non solo la nostra salute mentale ma anche quella fisica dando nuova vita ai nostri anni e non solo anni alla nostra vita.
E recuperato tempo attivo in salute… qualche buona idea per far del bene al prossimo, lasciare un segno positivo del nostro passaggio e comprendere perchè siamo qui e ora magari ci verrà! 😉
Detto così forse non brilla quanto dovrebbe… ma di sicuro offre una prospettiva di cammino ben più solida e appagante dell’effimero, volubile e conflittuale triste futuro cui è certamente destinato un soggetto necrofilo dopo un periodo più o meno breve di scintillio! 😉