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PHOTOSHOP E GLI STANDARD DI BELLEZZA NEL MONDO

Oggi vorrei condividere con voi un progetto davvero interessante, che ci può aiutare a riflettere sul concetto di bellezza nel mondo. I protagonisti? Una giovane giornalista e un gruppo di appassionati di Photoshop provenienti da 25 Paesi; siete curiose?
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Esther Honig è una giovane giornalista americana, che ha lanciato un progetto veramente interessante: si è scattata una foto è l’ha inviata a 40 appassionati di Photoshop provenienti da tutto il mondo. Il loro compito? “Make me beautiful”, rendetemi bella. Negli Stati Uniti, come in tutto il mondo occidentale, Photoshop è lo strumento che permette di raggiungere ideali di bellezza utopici, caratterizzati da corpi snelli e atletici, curve nei punti giusti, pelli radiose e visi ritoccati fino a sembrare finti.
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Bè, il progetto “Before and After” vuole mostrare come ogni Paese ha il proprio concetto di perfezione estetica, ma questo standard varia incredibilmente a seconda delle culture. Dal trucco appariscente dell’Argentina al velo marocchino, dalla bellezza olivastra di Israele agli occhi bistrati caratteristici dell’India, passando per i gioielli cileni, l’ombretto colorato del Kenya, lo sfondo vivace delle Filippine e la pelle diafana tedesca: ogni immagine rappresenta un pezzettino di mondo, e tutte insieme ci offrono un mosaico multiculturale davvero speciale.
Certo, ricordiamo che resta un progetto amatoriale, come dimostra la qualità di alcune interpretazioni (sì, mi riferisco per esempio a quella americana!), ma mi sembra che nel complesso sia un’idea ben riuscita; ovviamente oltre ai condizionamenti culturali entrano in gioco altri fattori, per esempio la personalità dei diversi creatori e il loro modo soggettivo di interpretare il concetto di bellezza.
Ovviamente non poteva mancare l’Italia: viso pulito, sopracciglia ad ala di gabbiano, capelli in ordine (hanno cancellato le ciocche svolazzanti che uscivano dallo chignon), ombretto smokey sul verde, rossetto leggermente rosato… sì, diciamo che Esther in versione italiana si avvicina abbastanza alla realtà, anche se la trovo un po’ smortina… probabilmente non conosce Clio e le sue ciompette hehe!
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Vi lascio con le parole di Esther sul sito che ha dedicato a “Before and After”: Photoshop ci permette di raggiungere degli standard di bellezza inaccessibili, ma se li confrontiamo a livello globale, ci accorgiamo che dovunque si tratta di ideali illusori. Insomma ragazze, non siamo sole nella lotta contro la perfezione fasulla!  Cliccando qui trovate il sito di Esther.
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Ecco come cambia l’ideale di donna perfetta nel mondo

La perfezione nel corpo femminile è qualcosa di soggettivo. Non sempre la donna ideale è magra, senza pancia e senza fianchi come siamo abituati in Italia. E la dimostrazione con un esperimento fatto da un ambulatorio medico online britannico che, partendo dalla fotografia originale di una donna ha chiesto a 18 designiers di tutto il mondo di modificare l’immagine con photoshop in modo da riflettere il corpo ideale del proprio Paese. E il risultato è sorprendente. (Foto: onlinedoctor.superdrug.com)METH_LOCAL
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Le donne con i fianchi larghi sessualmente più attive?

Il comportamento sessuale sembra essere direttamente correlato con l’ampiezza dei fianchi di una donna, tanto da renderla più o meno propensa ad avventure da una notte. Lo studio
Avventure da una notte? Probabilmente, a chi è accaduto, può essere capitato di trovarsi sotto le lenzuola una donna con i fianchi larghi. Strano, ma vero, almeno secondo quanto riferisce una ricerca britannica, secondo cui le donne dai fianchi più accentuati, e più in carne, hanno un comportamento sessuale più caloroso rispetto a quelle di corporatura piccola.
L’autore principale dello studio, Colin A. Hendrie dell’Università di Leeds nel Regno Unito, ha evidenziato come la conformazione di una donna possa influenzare il suo comportamento sessuale. Secondo i suoi dati, il migliore indicatore di “attività sessuale” era fornito dalla larghezza dei fianchi o dal rapporto vita-fianchi.
La ricerca è stata condotta su 148 donne di età compresa fra i 18 e i 26 anni. E tutte le partecipanti avevano avuto almeno un partner sessuale.
Durante lo studio è stata calcolata sia la larghezza dei fianchi – ovvero la distanza tra i bordi esterni superiori delle ossa delle creste iliache del bacino – che la circonferenza della vita nel punto più largo e più stretto.
Le volontarie dovevano anche compilare questionari sulle loro esperienze sessuali, l’età in cui hanno perso la verginità, il numero di partner che hanno avuto e altri dati emotivamente significativi per lo studio.
I risultati mostravano che il numero di partner sessuali di una donna era in gran parte guidato dal comportamento di una sera. Questo, a sua volta, era correlato soprattutto con la larghezza dell’anca di una donna piuttosto che dal rapporto vita-fianchi.
In sintesi, le donne che avevano fianchi più larghi di 36 centimetri, avevano avuto più partner sessuali e più di una notte di avventura, rispetto alle donne con fianchi minuti – sotto i 31 centimetri di larghezza.
In particolare, le donne che contavano un’elevata percentuale di avventure – mediamente tre su quattro rapporti sessuali – avevano i fianchi più larghi di almeno due centimetri rispetto alle loro coetanee con fianchi più piccoli che, invece, avevano avuto rapporti più fugaci.
«Abbiamo notato che le donne con i fianchi più piccoli tendevano ad avere, per tutta la loro storia sessuale, solo un paio di partner sessuali. Facevano sesso davvero solo con persone nel contesto delle relazioni, dimostrando una strategia sessuale più cauta. Se fossero rimaste incinte ci sarebbe stato qualcuno nella loro vita ad aiutarle», spiega il dottor Hendrie.
«Le donne con fianchi larghi hanno avuto anche un paio di relazioni in quello stesso lasso di tempo, ma hanno avuto anche molte più avventure di una notte. […] L’altra cosa importante è che questo studio non riflette quello che gli uomini trovano attraente, si tratta di donne che sono responsabili del proprio destino, dove possono controllare il proprio comportamento sessuale», concludono i ricercatori.
Il dott. Hendrie e la coautrice Victoria J. Simpson, insieme al collaboratore Gayle Brewer, suppongono che le donne con i fianchi larghi siano maggiormente propense a impegnarsi nel sesso perché sanno, a livello istintivo, che il processo di parto per loro è facilitato grazie all’ampiezza del bacino. Per cui, alla fine, si tratterebbe del solito comportamento dettato dall’istinto di riproduzione della specie che si osserva negli animali, compreso dunque l’animale uomo.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista di Springer Archives of Sexual Behavior, una rivista dell’International Academy of Sex Research.
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Tacchi alti, a lungo andare fanno venire l’artrite

Studio della Stanford University: gli stiletti tanto amati dalla donne modificano l’andatura e provocano l’infiammazione delle articolazioni. Ne risente anche il tendine di Achille. Ma c’è anche un beneficio: camminando con scarpe alte si allenano i muscoli pelvici
Renderanno pure le donne più sexy, slanciando la loro figura. Ma il prezzo dei tacchi alti potrebbe essere ben più alto di quello che in realtà immaginiamo. Indossarli, infatti, può non essere semplicemente fastidioso o doloroso. Potrebbe anche avere conseguenze durature sulla salute. Uno studio della Stanford University, pubblicato sulla rivista Journal of Orthopaedic Research, ha scoperto che camminare con i tacchi alti poco più di 7 centimetri può alterare l’andatura e provocare lo sviluppo dell’artrite, una malattia infiammatoria che colpisce le articolazioni. Questo spiegherebbe anche il perché l’artrite è due o tre volte più frequente nelle donne che negli uomini. Specialmente la forma più comune di artrite, l’osteoartrite, che è caratterizzata dalla degenerazione della cartilagine articolare.
Ora lo studio, che ha coinvolto un campione di 14 donne, ha rivelato che i tacchi modificano sostanzialmente l’andatura delle volontarie. Un’alterazione, questa, che appare più evidente nelle donne in sovrappeso, probabilmente perché sforzano maggiormente le articolazioni. “Molti dei cambiamenti osservati con l’aumentare dell’altezza del tallone e il peso sono stati simili a quelli osservati con l’invecchiamento e la progressione dell’osteoartrite”, spiegano i ricercatori. “Questo suggerisce che l’utilizzo dei tacchi alti, specialmente con un peso alto, può contribuire ad aumentare il rischio artrosi nelle donne”, aggiungono.
Quello della Stanford University non è il primo studio a mettere in luce la pericolosità dello stiletto. Una ricerca condotta dalla Manchester Metropolitan University e dall’Università di Vienna ha infatti dimostrato che indossare i tacchi alti per periodi di tempo prolungati può causare un accorciamento delle fibre muscolari e un ispessimento del tendine d’Achille.
Nello studio, pubblicato sul Journal of Experimental Biology, sono state coinvolte 80 donne con un’età compresa fra i 20 e i 50 anni, che indossavano abitualmente tacchi alti almeno cinque centimetri. Le volontarie sono state sottoposte a una serie di accertamenti, fra cui risonanze magnetiche ed esami agli ultrasuoni, e i risultati sono stati confrontati con quelli di un secondo gruppo di donne che avevano dichiarato di indossare scarpe basse. Ebbene, nelle donne che indossavano abitualmente i tacchi è stata riscontrata una riduzione del 13 per cento delle fibre muscolari del polpaccio e un ispessimento del tendine di Achille. “Il tendine – spiegano i ricercatori – cerca di compensare l’accorciamento delle fibre muscolari del polpaccio, consentendo alle amanti dei tacchi di camminare in maniera ottimale, ma provocando loro, però, del disagio. Disagio che si acutizza quando indossano le scarpe basse perché, così ispessito, non riesce ad allungarsi a sufficienza”.
Tuttavia, le amanti dello stiletto possono trovare conforto dai risultati di una ricerca italiana pubblicata qualche anno fa. I risultati, infatti, hanno dimostrato inaspettati effetti benefici dell’indossare, con moderazione, i tacchi a spillo. Lo studio, coordinato da Maria Cerruto, urologa all’Università di Verona, ha riscontrato che la scarpa alta allenerebbe i muscoli pelvici di chi le indossa, aumentando il desiderio e il piacere sessuale.
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Donne vestite di rosso, per le altre donne sono una minaccia sessuale

Lo dice uno studio dell’Università di Rochester. Secondo i ricercatori i colori influenzano il modo in cui percepiamo gli altri e noi stessi
CHE SIA il colore della passione, questo già lo sapevamo. E pure che gli uomini sono attratti da vestiti e rossetti rossi. Ma che le signore vestite di rosso venissero inconsciamente discriminate dalle altre donne questa è una novità. Eppure è così, almeno stando a uno studio realizzato dall’Università di Rochester (New York) in collaborazione con quella di Trnava in Slovacchia e all’Accademia di scienze slovacca: le donne vestite di rosso sono considerate una minaccia sessuale. E pare anche che, in loro presenza, le altre “femmine” del genere umano si allertino per proteggere il proprio compagno.
“Tendiamo a dare i colori per scontati”, ha detto Adam Pazda, capo del team di ricercatori, “in realtà non sono solo accessori gradevoli che ci circondano e che aggiugono un’esperienza estetica al nostro mondo. Dietro le quinte possono influenzarci psicologicamente nel modo in cui percepiamo noi stessi e gli altri”.
Lo studio, pubblicato nel Personality and Social Psychology Bulletin, è stato condotto attraverso tre diversi esperimenti in cui si mostravano ai soggetti femminili immagini di donne con vestiti rossi e bianchi o con camicie rosse e verdi. Secondo i risultati il colore rosso sarebbe “un segnale di apertura sessuale e questa percezione sarebbe accompagnata da denigrazione della rivale e maggiore attenzione alla difesa del proprio uomo”.
“Questo risultato può aiutarci a dare un senso al comportamento delle altre persone nei nostri confronti. Ad esempio può spiegare alle donne vestite di rosso perché vengono trattate con freddezza dalle altre ragazze”, ha spiegato Pazda. “Forse stanno dando loro l’impressione di essere delle concorrenti sessuali”.
Alle centinaia di donne interpellate, durante il primo esperimento sono state mostrate delle foto di una ragazza, la stessa ma con il volto pixelato, vestita in rosso e bianco. La maggior parte delle partecipanti ha stabilito che la persona in rosso era più interessata agli incontri sessuali rispetto a quella in bianco. “Nel secondo test abbiamo chiesto di giudicare la fedeltà sessuale e le risorse finanziarie dei due soggetti nelle foto. Quanti soldi avevano e se secondo loro avevano una bella auto”, prosegue Pazda. L’intenzione era quella di scoprire su quale delle due donne sarebbero stati espressi pareri negativi. Ancora una volta il rosso ha attirato i commenti peggiori.
Infine i ricercatori hasso sotituito il vestito bianco con quello verde, per eliminare il “fattore purezza” normalmente associato al bianco. La domanda questa volta era: presenteresti queste donne al tuo fidanzato? Nella stragrande maggioranza dei casi le interpellate erano riluttanti a lasciare il loro partner solo con una donna in rosso.
“Io non sono cattiva”, diceva Jessica Rabbit, “è che mi disegnano così”. Ora abbiamo scoperto cosa la faceva sembrare quello che non era: un vestito rosso che più rosso non si può.
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Che effetto fanno le tette agli uomini?

I seni non attraggono solo perché sono associati alla fertilità (guarda fotogallery): la preferenza maschile verso un décolleté mini o maxi cambia in base all’idea di femminilità, allo stipendio e persino all’appetito.
1. Fermano il traffico. Gli uomini aiutano più volentieri le donne prosperose. In un esperimento dell’Università della Bretagna del Sud (Francia), una ragazza con la coppa A, in fasi successive “imbottita” fno alla B e alla C, chiedeva un passaggio. Il 14,92% degli automobilisti si fermava per la A, il 17,79% per la B e ben il 24% per la C. L’interpretazione degli studiosi è banale: in generale, gli uomini cercano donne che sembrino più sane per la riproduzione, e le dimensioni del seno sono associate alla capacità di allattamento.
2. Le dimensioni spaventano chi teme la competizione. Secondo Stuart Fischoff, professore emerito di flosofa alla California University (Usa), gli uomini che amano le donne col seno piccolo sono alla ricerca di una partner più “sicura”. Le donne col seno più grande, infatti, possono mettere in crisi chi teme la competizione con lo sguardo degli altri uomini.
3. Ai poveri piacciono grandi. Secondo una ricerca malese pubblicata da Psychology today, chi ha uno stipendio molto modesto preferisce le maggiorate perché le grandi dimensioni trasmetterebbero inconsciamente l’idea della “riserva” e dell’abbondanza, rassicurando perciò chi si sente più a rischio di povertà. Lo studio ha preso in esame 266 uomini di età diverse.
4. I single convinti le preferiscono XS. Gli uomini che non sono interessati alla paternità preferiscono il seno piccolo. I ricercatori canadesi Christopher Burris e Armand Munteanu hanno domandato a 67 studenti quanto desiderassero diventare genitori, e poi di disegnare al computer la propria partner ideale. Chi aveva dichiarato di non desiderare fgli “costruiva” una compagna con il seno più piccolo di chi si immaginava padre.
5. Prima o dopo pranzo, i gusti cambiano. L’appetito spinge verso le donne prosperose. In una ricerca condotta dall’Università di Westminster (Uk), 66 studenti affamati e 58 sazi, che entravano o uscivano dalla sala da pranzo, hanno espresso le loro preferenze in merito a immagini di donne. Gli affamati, al contrario dei sazi, preferivano il seno grosso. Per i ricercatori, questo sarebbe dovuto all’attrazione istintiva verso una donna che ha maggiori probabilità di accesso al cibo, con più riserve disponibili.
6. Le vuole giganti chi ama le geishe. I maschilisti preferiscono il seno grosso. Secondo uno studio condotto presso l’Università di Westminster (Uk) su 361 uomini fra i 18 e i 68 anni, ciò accade perché un décolleté abbondante è avvertito come simbolo di femminilità tradizionale, che farebbe loro percepire le donne come “miti” e “sottomesse”.
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Bionda è meglio, ma nessuno sa il perché

Antropologi tentano di spiegare perché le donne amano farsi bionde
Da anni la classica bionda occhi azzurri è divenuta sinonimo di bellezza, eppure l’esperienza insegna e ci ricorda che molti di noi hanno avuto a che fare anche con “bionde” che non erano necessariamente delle bellezze. Questo significa che non è né il colore degli occhi né quello dei capelli che rende una donna davvero piacevole di aspetto. E poi come la mettiamo con le bellezze mediterranee, che da sempre attirano l’attenzione di molti uomini?
Tuttavia, al di là dei gusti personali vi è un luogo comune che sopravvive da secoli: biondo è bello!
Perché sono molte le donne a pensarla così? Questa è la domanda che si è posto Peter Frost, un antropologo della Laval University di Quebec City.
Anzitutto, secondo l’autore dello studio, i capelli biondi si sono evoluti intorno a 15mila anni fa e il colore chiaro dei capelli avrebbe potuto svolgere un ruolo rilevante nell’attrarre gli uomini che pare un tempo scarseggiassero.
Ma oggi è ancora così? Ovviamente no, di uomini ce n’è a bizzeffe – forse troppi direbbe qualche maliziosa – ed è molto più probabile che qui intervenga un bisogno prettamente psicologico.
Una delle prove più evidenti è quella ha interessato poco tempo fa la cantante Miley Cryrus (la famosa “Hannah Montana”) che ha scelto di tagliarsi i capelli e tingerli biondo platino (https://www.mileycyrus.com/). E la sua scelta l’ha resa davvero molto felice, visto che su Twitter ha espresso pubblicamente la sua soddisfazione: «Vi piacciono i miei capelli? Io mi sento così felice, carina e libera».
Starlette a parte, il dottor Frost comunque rimane dell’idea che possa esserci una relazione con i nostri antenati. Se le donne di un tempo si sentivano più apprezzate quando portavano i capelli biondi, è probabile che dentro di noi viva ancora, inconsapevole, questo sentimento.
Senza considerare che, a prescindere da alcuni Paesi nordici, i biondi sono comunque più rari e di conseguenza più ricercati.
«E’ una sorta di effetto novità. Nel momento in cui diventa “normale”, non hai più lo stesso appeal. Non c’è selezione per essere un po’ diversi e accattivanti», spiega Frost.
Gli esseri umani del genere sapiens si sono evoluti in Africa. Anche quando si sono spostati verso l’Europa, indicativamente 35mila anni fa, si ritiene che tutti avessero ancora i capelli neri.
Solo intorno a 15mila anni fa vi è stata una probabile mutazione di un gene denominato MC1R che ha permesso lo sviluppo di diverse tonalità tra cui il castano, il rosso e il biondo.
Nello stesso periodo sembra sia stato modificato anche il gene OCA2 collegato al colore degli occhi. Questo “scolorimento”, da marrone a azzurro, si pensa sia dovuto a una migliore capacità di acquisire la vitamina D anche ad alte latitudini.
Questo lo afferma la teoria più accreditata, tuttavia Frost la pensa diversamente. Secondo l’antropologo, durante l’era glaciale gli uomini sono stati costretti a percorrere lunghe distanze per poter trovare un po’ di cibo. La conseguenza è stata devastante: tantissimi uomini sono morti e, di conseguenza, anche la poligamia è stata “distrutta” naturalmente a causa della scarsità di cibo. Mantenere una famiglia così numerosa diventava pressoché impossibile. Questo ha dato l’avvio alla monogamia, quindi a una maggior competizione tra le donne. Era indubbio che le donne con lo sguardo più attraente, e magari con i capelli più chiari, attirassero maggiormente i pochi uomini rimasti. Poiché gli uomini non hanno subìto la stessa “pressione”, sono nati molti meno biondi di sesso maschile, cosa che, a detta di Frost, avviene ancora oggi.
L’opposto accade in alcuni Paesi nordici come la Svezia dove vi sono molti biondi e le donne tendono a scurire i capelli con il colore viola.
Tutto ciò conferma il desiderio di distinguersi dagli altri per attrarre più persone di sesso opposto. Inoltre, i biondi sono più comuni nei bambini piccoli, e il volersi fare bionde potrebbe anche essere un modo per, come dire, preservare la propria giovinezza.
Ovviamente queste sono tutte supposizioni: in realtà bisognerebbe chiedere a chi desidera farsi bionda come mai, nel caso, si sente più attraente. E, per par condicio, sarebbe utile avere anche un’opinione maschile: davvero le bionde piacciono più delle brune?
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