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La passione di Arianna. Da sempre. Credo che le sia venuta quando andava in vacanza in Provenza. Qui all’Eremo abbiamo trovato un gran bel cespuglio… e per rinnovarlo e ingrandire la zona dedicata, ne ho acquistate due nuove piante in vivaio.


NOTA FEBBRAIO 2024: Stavo pensando che più avanti potrei creare un sentiero che sale verticalmente da casa al ciabot e, a destra e sinistra, piantare lavanda!


👁‍🗨 CHECK 02-2024: 🟢


 


Lavandula

Lavandula L. 1753 è un genere di piante spermatofite dicotiledoni appartenenti alla famiglia delle Lamiaceae, dall’aspetto di piccole erbacee annuali o perenni dalla tipica infiorescenza a spiga. È l’unico genere della tribù Lavanduleae Caruel, 1884.

Etimologia

Il nome comune “lavanda” con il quale siamo abituati a chiamare queste piante (ma anche quello scientifico Lavandula) è stato recepito nella lingua italiana dal gerundio latino del verbo “lavare” (lavandus, lavanda, lavandum = “che deve essere lavato”) per alludere al fatto che queste specie erano molto utilizzate nell’antichità (soprattutto nel Medioevo) per detergere il corpo.

Il nome scientifico del genere è stato proposto per la prima volta dal botanico francese Joseph Pitton de Tournefort (Aix-en-Provence, 5 giugno 1656 – Parigi, 28 dicembre 1708) e fissato definitivamente da Linneo (1707 – 1778) biologo e scrittore svedese, considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, nella pubblicazione “Species Plantarum – 2: 572. 1753” del 1753. Il nome scientifico della tribù è stato definito dal botanico italiano, di origine franco-inglese Théodore (italianizzato in Teodoro) Caruel (Chandernagor, 27 giugno 1830 – Firenze, 4 dicembre 1898) nella pubblicazione “Flora Italiana. Firenze – 6: 53. Sep 1884.” del 1884.

Descrizione

Le specie di questo genere hanno un portamento arbustivo o subarbustivo o cespitoso-arbustivo oppure raramente erbaceo di breve durata. Queste piante sono fortemente aromatiche. L’indumento può essere glabro o variamente pubescente talvolta con peli stellati. La forma biologica prevalente (almeno per le specie della flora spontanea italiana) è nano-fanerofite (NP), ossia sono piante perenni e legnose, con gemme svernanti poste ad un’altezza dal suolo tra i 30 cm e i 2 metri.

Riproduzione

  • Impollinazione: l’impollinazione avviene tramite insetti tipo ditteri e imenotteri (impollinazione entomogama).
  • Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l’impollinazione dei fiori (vedi sopra).
  • Dispersione: i semi cadendo a terra (dopo essere stati trasportati per alcuni metri dal vento – disseminazione anemocora) sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria). I semi hanno una appendice oleosa (elaisomi, sostanze ricche di grassi, proteine e zuccheri) che attrae le formiche durante i loro spostamenti alla ricerca di cibo.

Distribuzione e habitat

Le specie del genere Lavandula sono diffuse nel bacino del Mediterraneo (anche nell’areale della Macaronesia), nell’Africa del Nord e nell’Asia dalla Penisola Arabica fino all’India. L’habitat è quello tipico da temperato a subtropicale.

Specie della zona alpina

Delle 5 specie spontanee della flora italiana 2 vivono sull’arco alpino. La tabella seguente mette in evidenza alcuni dati relativi all’habitat, al substrato e alla distribuzione delle specie alpine.

Tassonomia

La famiglia di appartenenza del genere (Lamiaceae), molto numerosa con circa 250 generi e quasi 7000 specie, ha il principale centro di differenziazione nel bacino del Mediterraneo e sono piante per lo più xerofile (in Brasile sono presenti anche specie arboree). Per la presenza di sostanze aromatiche, molte specie di questa famiglia sono usate in cucina come condimento, in profumeria, liquoreria e farmacia. La famiglia è suddivisa in 7 sottofamiglie; il genere Lavandula è descritto nella tribù Lavanduleae (di cui è l’unico genere) che appartiene alla sottofamiglia Nepetoideae.

In passato questo genere era incluso nella sottotribù Lavandulinae Endl., 1838 a sua volta descritta nella tribù Ocimae Dumort., 1829. Il genere composto da una quarantina di specie viene suddiviso in sette sezioni. Di queste solamente tre (con 5 specie) interessano la flora spontanea italiana (vedere il paragrafo “Specie spontanee italiane”). All’interno della sottofamiglia, in base a ricerche filogenetiche di tipo molecolare, il genere risulta in posizione basale e quindi “gruppo fratello” del resto della sottofamiglia.

Il numero cromosomico delle specie di questo genere è 2n = 18, 24, 30, 36, 42 e 54.

Proprietà terapeutiche e cosmetiche

Avvertenza
Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico.
La lavanda è conosciuta fin dai tempi più antichi per le sue proprietà antiemetiche, antisettiche, analgesiche, battericide, vasodilatatorie, antinevralgiche, per i dolori muscolari ed è considerata un blando sedativo. L’olio essenziale di lavanda è l’olio eterico più utilizzato in profumeria.

In aromaterapia, viene utilizzata come antidepressivo, tranquillizzante, equilibrante del sistema nervoso, come decongestionante contro i raffreddori e l’influenza. Inoltre viene ritenuta efficace per abbassare la pressione arteriosa, per ridurre i problemi digestivi ed è miscelata con altre sostanza omeopatiche per curare il mal di schiena e il mal d’orecchie.

Qualche goccia di olio essenziale, aggiunta nell’acqua del bagno, aiuta a rilassare. Per uso cosmetico, se utilizzata nell’ultimo risciacquo, quando si lavano i capelli, oltre che dare un profumo delizioso, aiuta a combattere i capelli grassi.

I fiori di lavanda, contrariamente a tante altre specie, conservano a lungo il loro aroma anche se secchi. È infatti consuetudine mettere dei sacchetti di tela nei cassetti per profumare la biancheria. La pianta, che era già nota agli antichi, veniva usata anche per la preparazione di talismani e portafortuna, legati a pratiche magiche ed esoteriche.

FONTE