Cari Esploratori Erranti,
proseguendo la mia analisi introspettiva per evidenziare risposte ai miei quesiti esistenziali, nella ferma volontà di liberarmi dai fantasmi della mia difficile infanzia/adolescenza e nel desiderio di trasmettere la mia esperienza caratterizzando nei miei racconti la “GEE” e “MondOltre” … mi sono imbattuto in un libro particolarmente interessante: “Cura il tuo bambino interiore” di Erika Chopich e Margaret Paul (1996, Lyra Libri, 380 pg).
Sul retro di copertina leggiamo:
“L’infanzia è la stagione dell’esistenza apparentemente serena. Ma è davvero così? In realtà, per tutti coloro che sono vissuti in famiglie problematiche, spesso la fanciullezza è proprio il periodo in cui sopraggiunge la triste consapevolezza del fatto che la vita non è un viaggio meraviglioso. Le ferite ricevute nell’ambiente familiare si imprimono durevolmente nella coscienza e spesso ispirano, nella vita adulta, comportamenti improntati alla diffidenza e alla percezione distorta della realtà.
Questo libro, dedicato a tutti coloro che sono pronti a prendersi cura del proprio Bambino Interiore offeso e umiliato da violenze fisiche e psicologiche, suggerisce giorno per giorno un’affermazione positiva il cui scopo è quello di aiutare a ritrovare una visione equilibrata e ottimistica dell’esistenza in modo da risolvere le difficoltà nella vita di relazione.”
Ora pur sottolineando che, non svolgendo la mia attività professionale nel campo della psicanalisi applicata, non comprendo ne voglio giudicare le pratiche metodologie proposte per risolvere le varie problematiche… non posso che evidenziare l’eccezionale bravura delle autrici nel descrivere la fattispecie.
Tanto che ho deciso di proporvi un rapido riassunto del testo… che vi invito a leggere con attenzione, poiché -oltre a trarne utili spunti di riflessione personali- tra le righe ritroverete molti concetti che da anni attribuisco ai “Biofili Esploratori Erranti”.
Buona lettura,
Bron ElGram
proseguendo la mia analisi introspettiva per evidenziare risposte ai miei quesiti esistenziali, nella ferma volontà di liberarmi dai fantasmi della mia difficile infanzia/adolescenza e nel desiderio di trasmettere la mia esperienza caratterizzando nei miei racconti la “GEE” e “MondOltre” … mi sono imbattuto in un libro particolarmente interessante: “Cura il tuo bambino interiore” di Erika Chopich e Margaret Paul (1996, Lyra Libri, 380 pg).
Sul retro di copertina leggiamo:
“L’infanzia è la stagione dell’esistenza apparentemente serena. Ma è davvero così? In realtà, per tutti coloro che sono vissuti in famiglie problematiche, spesso la fanciullezza è proprio il periodo in cui sopraggiunge la triste consapevolezza del fatto che la vita non è un viaggio meraviglioso. Le ferite ricevute nell’ambiente familiare si imprimono durevolmente nella coscienza e spesso ispirano, nella vita adulta, comportamenti improntati alla diffidenza e alla percezione distorta della realtà.
Questo libro, dedicato a tutti coloro che sono pronti a prendersi cura del proprio Bambino Interiore offeso e umiliato da violenze fisiche e psicologiche, suggerisce giorno per giorno un’affermazione positiva il cui scopo è quello di aiutare a ritrovare una visione equilibrata e ottimistica dell’esistenza in modo da risolvere le difficoltà nella vita di relazione.”
Ora pur sottolineando che, non svolgendo la mia attività professionale nel campo della psicanalisi applicata, non comprendo ne voglio giudicare le pratiche metodologie proposte per risolvere le varie problematiche… non posso che evidenziare l’eccezionale bravura delle autrici nel descrivere la fattispecie.
Tanto che ho deciso di proporvi un rapido riassunto del testo… che vi invito a leggere con attenzione, poiché -oltre a trarne utili spunti di riflessione personali- tra le righe ritroverete molti concetti che da anni attribuisco ai “Biofili Esploratori Erranti”.
Buona lettura,
Bron ElGram
IN NOI C’E’ UN BAMBINO INTERIORE
“Tutte le persone che noi chiamiamo ‘geni’ sono uomini e donne che in qualche modo sono sfuggiti al pericolo di assopire quello strano e meraviglioso bambino che è in loro.” Barbara Sher Wishcraft
In ognuno di noi vi sono due aspetti distinti della personalità: l’adulto e il bambino. Quando queste due parti sono in relazione e lavorano di concerto, si ha interiormente un senso di totalità. Quando non sono in contatto fra loro, o perché ferite, o perché presentano delle disfunzioni o perché sono ferme nel loro sviluppo, si ha interiormente un senso di conflitto, di vuoto e solitudine.
È molto importante avere una comprensione chiara e una visione positiva del bambino interiore. Per tradizione, nella nostra cultura ai bambini è stata riservata una minore considerazione di quanta non ne sia stata riservata agli adulti e rispetto a questi ultimi sono stati considerati meno importanti e meno saggi. Da bambini, in genere, ci siamo sentiti impotenti; di conseguenza, spesso assimiliamo l’impotenza e l’essere privi d’importanza all’essere bambini.
Inoltre, poiché spesso siamo stati tacciati di essere cattivi e fonte di dispiacere, forse riteniamo il nostro bambino interiore, un seccatore. Poiché da bambini non siamo stati veramente apprezzati, può risultare difficile apprezzare il bambino che è in noi.
È possibile che l’importanza che gli riconosciamo sia scarsa, perpetuando in tal modo le nostre esperienze infantili e ingenerando un distacco al nostro interno che a sua volta alimenta il nostro sentimento di miseria. Comprendere e apprezzare il nostro bambino è essenziale per acquistare la nostra interezza.
DEFINIRE IL BAMBINO INTERIORE
Il bambino interiore vive un intero spettro di emozioni intense, dalla gioia al dolore, dalla felicità alla tristezza. Il bambino interiore funziona nei modi d’essere, sentire e vivere dell’emisfero destro del cervello, in quanto opposto all’adulto che funziona secondo le modalità del fare, pensare e agire dell’emisfero sinistro del cervello, il quale ha tuttavia anche lui tutto un arco di emozioni. Il “fare” fa riferimento al mondo fisico e all’ambito dell’agire nella realtà esterna, mentre “l’essere” fa riferimento all’esistenza interiore, emozionale e spirituale. Il “fare” costituisce un’esperienza attinente la realtà esterna mentre “l’essere” costituisce un’esperienza interiore.
Il bambino è la parte istintuale della nostra personalità, rappresenta le nostre emozioni “viscerali”. Talvolta è stato fatto riferimento al bambino come all’inconscio, ma se non ne siamo consapevoli è solo perché gli abbiamo dedicato troppa poca attenzione. L’inconscio risulta immediatamente accessibile alla coscienza quando desideriamo seriamente conoscerlo. Il nostro bambino interiore ha in sè le emozioni, i ricordi e le esperienze della nostra infanzia, che ci è dato rievocare quando cerchiamo di apprendere da lui. Possiamo guardare al bambino da due diverse angolazioni: da un lato considerando il bambino in quanto amato dall’adulto interiore, dall’altro, in quanto non amato, criticato, trascurato e abbandonato. In ogni dato momento questo bambino o è amato o non è amato dall’adulto interiore e le sue emozioni e i suoi comportamenti sono la diretta conseguenza della scelta dell’adulto di conoscerne i desideri, i bisogni e le emozioni, nonchè di assumersene le responsabilità, oppure di difendersi da questa consapevolezza e da questa responsabilità.
IL BAMBINO INTERIORE
La crescita personale parte sempre dalle domande che l’anima in crescita si pone: perché vi è un numero così elevato di matrimoni infelici? Perché vi è tanta criminalità, violenza e odio? Perché vi è così tanta tensione, ansia e malattia? Perché la violenza sui bambini è così diffusa? Perché vi sono tante persone infelici, gente angosciata, individui con una scarsa autostima, persone che si sentono sole e vuote?
La nostra cultura abbonda di gente affetta da qualche forma di assuefazione (alcol, droghe, cibo, sigarette, lavoro, TV, danaro, potere, relazioni, religione, approvazione, assistenza, sesso, affetti, romanticherie, Internet, chat, Blog, Pc, ecc.), tutti i modi per colmare il proprio vuoto dall’esterno. Per quale ragione? Perché siamo interiormente così vuoti da ricercare continuamente modi nuovi di colmarci dall’esterno?
Che cosa è accaduto nella nostra società da condurci a un tale vuoto?
La condizione umana naturale è un cuore colmo d’amore e di luce, così ricolmo da profondere amore e luce a ogni respiro. Ma molti di noi sono ormai lontanissimi da questa condizione naturale, talmente lontani che tutto ciò che sono capaci di sentire è proprio un senso di vuoto al livello del cuore. E quando abbiamo il cuore vuoto, quando non sappiamo come colmarlo dall’interno, allora non ci rimane altro che tentare di riempirlo dall’esterno.
Il nostro senso di isolamento e di abbandono potrà essere trasceso soltanto se vivremo la totalità e il contatto interiori. Ci sentiamo soli quando perdiamo il contatto con noi stessi e a questa solitudine si aggiunge poi un sentimento di abbandono in quanto non sappiamo come entrare in contatto con gli altri finché non stabiliamo quel primo contatto con noi stessi. Come possiamo imparare a colmare il nostro vuoto dall’interno? Come creiamo il nostro stesso vuoto e la nostra solitudine e come possiamo raggiungere la pienezza? Cosa dobbiamo fare per amarci? E’ quando ci amiamo che ci si colma il cuore, e l’amore trabocca verso gli altri. Non siamo in grado di amare gli altri più di quanto amiamo noi stessi e non siamo in condizione di ricevere amore dagli altri finchè non riceviamo il nostro stesso amore…
Buon viaggio a tutti… comincia il nostro cammino…
IL BAMBINO NON AMATO
Quando l’adulto interiore sceglie di difendersi dal fatto di recepire i sentimenti e i bisogni del bambino e di esserne responsabile, opera un distacco da questo attraverso varie forme di vergogna, trascuratezza e indulgenza. Il bambino, allora, si sente non amato, abbandonato ed estremamente solo. Giunge alla conclusione di essere cattivo, privo di importanza, inadeguato, insufficiente, di non meritare di essere amato, altrimenti non sarebbe stato abbandonato, nè dalle figure adulte della realtà esterna (genitori e nonni) nè dal suo adulto interiore. Le situazioni di distacco esterne e interiori ingenerano nel bambino sentimenti intensi di paura, di colpa e vergogna, così come la sensazione di essere solo al mondo e solo interiormente. Il bambino teme di essere rifiutato, abbandonato e controllato, prima dalle figure che si prendono cura di lui sul piano della realtà esterna, poi dall’adulto interiore; proietta infine queste paure sugli altri, credendo, in genere, che gli altri lo stiano rifiutando, abbandonando o stiano tentando di controllarlo.
Il sentimento di solitudine è per tutti noi il sentimento più difficile da sopportare. Causa un dolore talmente profondo che tutti noi facciamo sforzi estremi per non provarlo. Quando da bambini i genitori o altre figure adulte ci rifiutano, inducono in noi sentimenti di vergogna, ci abbandonano o abusano di noi, il dolore per il loro abbandono è talmente insopportabile che l’adulto interiore si distacca dal bambino interiore in modo da non dover provare quei sentimenti. Allora il bambino interiore non soltanto si sente solo e abbandonato di fronte al mondo, ma si sente altrettanto solo e vuoto a livello interiore, senza alcuna figura interna che lo protegga dall’aggressività altrui.
Il bambino interiore abbandonato, vive nel costante timore di sbagliare poiché crede che il fatto di sbagliare comporti l’essere rifiutati. Pertanto si sforza di trovare il modo “giusto” di stare al mondo, cerca di attenersi alle regole per evitare di essere rifiutato. Sente il bisogno di essere perfetto e sviluppa la convinzione che la perfezione sia possibile. Perfezionismo e timore di sbagliare sono i sintomi della mancanza di contatto interiore fra l’adulto e il bambino. Sentendosi disperatamente vuoto, solo e abbandonato, senza un adulto interiore che lo aiuti a gestire la solitudine dell’abbandono da parte di figure esterne, il bambino interiore fa ricorso a varie forme di assuefazione per colmare il proprio vuoto. Ferito e abbandonato, sopravvive alla vergogna e al dolore che gli sono stati inflitti dalle figure principali di riferimento sviluppando assuefazione a un’ampia gamma di sostanze o comportamenti. Forme di dipendenza da alcol, droga, cibo, zucchero, caffeina e nicotina rappresentano le cosiddette assuefazioni da sostanze.
Oltre a queste, le assuefazioni ricadono in due differenti categorie: assuefazioni a persone (codipendenza) e assuefazione a cose ed attività. Il bambino interiore può sviluppare forme di assuefazioni alla TV, PC, Internet, al lavoro, allo sport, al sonno, all’esercizio, al potere, al danaro, allo spendere, ai giochi di fortuna, al furto nei negozi, alla lettura, alle chiacchiere, alla conversazione telefonica, alla meditazione, alla religione, ai drammi, al pericolo, all’immagine brillante e di successo, alle preoccupazioni, e persino all’infelicità e alla depressione come modi per colmare il vuoto.
Il bambino può inoltre sviluppare una dipendenza nei confronti di una relazione, del sesso, delle illusioni romantiche, dell’amore e dell’approvazione. Ogni bambino ha bisogno di approvazione. Quando non può ricevere approvazione da parte dell’adulto interiore, allora non gli resta altra scelta che tentare di ottenere amore e approvazione dalle altre persone. Quando l’adulto interiore non manifesta amore nei confronti del bambino, l’individuo associa il senso di inadeguatezza e l’intima convinzione di meritare amore dall’approvazione degli altri. Ciò che rappresenta una condizione di bisogno è avere bisogno degli altri per sentirci a posto con noi stessi. Questa condizione di bisogno in termini di approvazione dall’esterno suscita nel bambino, la paura profonda di essere rifiutato e dominato proprio da coloro i quali egli considera dispensatori di quell’approvazione. Approvazione, sesso e amore divengono per il bambino interiore dei modi per sfuggire alla sua insopportabile condizione di solitudine, senza mai rendersi conto che il contatto esterno con gli altri non può stabilirsi senza che si sia prima stabilito il contatto interiore con se stessi.
Quando crediamo di aver bisogno di amore, sesso o approvazione per sentirci a posto, mentre dentro ci sentiamo non meritevoli di essere amati, siamo anche convinti di aver bisogno di esercitare un controllo sugli altri ottenendo il loro amore e la loro approvazione ed evitando il loro rifiuto. Il bambino interiore bisognoso e abbandonato cerca di esercitare un controllo sul modo in cui gli altri lo trattano e sui sentimenti che essi provano per lui istillando in loro un senso di colpa e di paura. Tenta di conseguire il suo scopo in vari modi, tramite l’irritazione, la rabbia, i rimproveri, operando un tacito ritiro emozionale, con la prepotenza, gli attacchi d’ira, la violenza, mettendo il broncio, piangendo, mentendo, mettendosi in cattedra, facendo la predica, con le spiegazioni, l’interrogatorio e parlando a vuoto dei sentimenti.
Un altro modo in cui il bambino interiore può tentare di esercitare un controllo è adattandosi e ricorrendo alle premure. Il bambino diviene il “bravo ragazzo” o la “brava ragazza”, che mette da parte i propri bisogni a favore dei bisogni altrui. Questo bambino agisce come un adulto, assumendosi il compito di prendere in mano la situazione per gli altri o diventando simpatico e seduttivo oltre il dovuto. Quando ci adeguiamo, quando ci facciamo carico delle situazioni anche per gli altri, quando mettiamo in grado qualcuno di fare qualche cosa o ci profondiamo in gentilezze, stiamo operando a partire da false convinzioni. E’ come se dicessimo: “Io non conto. I miei desideri e sentimenti non hanno importanza. La volontà e i sentimenti delle altre persone sono più importanti. Posso far sì che le persone mi amino e ottenere la loro approvazione ricorrendo a modi simpatici e seduttivi”.
Queste sono tutte modalità di comportamento che il bambino interiore abbandonato adotta nei confronti delle altre persone per ottenere amore e difendersi dal rifiuto e dall’abbandono.
IL BAMBINO AMATO
II bambino che si sente amato è il bambino interiore delle origini. E’ la sorgente della nostra energia vitale, del nostro entusiasmo e senso dello stupore. Il bambino amato che è dentro di noi è qualche cosa di così prezioso che il sia pur minimo contatto con lui ci apre alla gioia di vivere. E pieno di energia e di passione, di voglia di giocare e di curiosità ed è sempre aperto a recepire idee ed esperienze nuove. Il bambino interiore delle origini rappresenta la nostra creatività, intuizione e inclinazione alla fiducia.
Quando, crescendo, sia stato amato dalle figure di riferimento, o sia stato nuovamente fatto oggetto di prolungate e amorose cure parentali da parte dell’adulto interiore, il bambino interiore è pacato, sensibile, flessibile e capace di grande amore. Nel bambino interiore amato vi è la nostra consapevolezza della fondamentale eguaglianza di tutti gli esseri umani e dell’intimo legame che unisce tutti gli esseri viventi. Il bambino amato è saggio, consapevole, dotato di un pensiero non lineare e di conoscenza olistica, cioè incline a trarre le proprie conclusioni da una totalità di esperienze e impressioni molteplici e simultanee, piuttosto che dal pensiero logico e lineare di tipo analitico, tipico dell’adulto. Il bambino, avendo uno sguardo distico anziché lineare, è depositario della nostra capacità di contatto emozionale e spirituale profondo, con noi stessi e con gli altri.
Il bambino interiore amato sa dirci ciò che sentiamo e desideriamo poiché sente ciò che è giusto e sbagliato per sé. Il bambino amato in noi sa che cosa è meglio per noi, ci trasmette il senso di ciò che è buono o cattivo, e queste sensazioni ci danno un’accurata informazione su quanto ci rende felici o infelici. Le persone che mancano del contatto con il loro bambino interiore sono tagliate fuori da molte delle loro emozioni e non hanno accesso a questa fonte di conoscenza. La nostra società ha ampiamente sminuito l’importanza delle emozioni, elevando a culto la logica e retrocedendo in ordine d’importanza la saggezza che scaturisce dalle emozioni, sollecitando l’emisfero sinistro e ignorando il destro. E ciò ha ingenerato un terribile squilibrio: il potere della logica privato della forza della saggezza. La saggezza nasce dal sommarsi di tutte le nostre esperienze immagazzinate sotto forma di emozioni. Quando non siete in grado di sentire ciò che è vero, allora non siete in grado di utilizzare la vostra saggezza.
Molte persone, negando le proprie emozioni e la saggezza del bambino, hanno cercato di fondare la loro identità sul fare piuttosto che sul fare e l’essere. Ora, però, vi sembra che l’identità di una persona sia connessa unicamente a ciò che fa? Che ne è dell’esistenza in quanto semplice “esserci”? Che ne è della delicatezza, della tenerezza, dell’empatia, dell’intuitività, della consapevolezza e delle emozioni? Che ne è della curiosità, della spontaneità, della giocosità? Non attingeremo a piene mani alla nostra forza e alla nostra saggezza finché non giungeremo alla considerazione che queste qualità sono altrettanto importanti quanto le nostre acquisizioni.
Il bambino amato è empatico, s’immedesima profondamente nelle emozioni altrui. Rappresenta quell’aspetto della nostra personalità che vuole soccorrere gli altri e liberarli dal dolore. Il bambino amato prova dolore quando gli altri sono in pena e vuole fare qualcosa per alleviare quella pena. L’adulto che ama ha bisogno di aiutare il bambino a riconoscere quando il bisogno di portare aiuto è un atto d’amore e quando una forma di tutela. Il bambino amato è giocoso e ricco d’immaginazione. Le persone che sono in contatto con questo aspetto piacevole e vivo della loro personalità sono animate da entusiasmo e rispondono con vivacità e spontaneità alla vita. E sono spontanee in maniera appropriata: non sono né impulsive e incontrollate, né schive e inibite. Vi è una grossa differenza fra l’essere ‘come i bambini’ (vivaci e spontanei) e l’essere ‘puerili’ (impulsivi e incontrollati). La gente spesso confonde le due cose, giudicando la persona spontanea, giocosa, ricca di immaginazione e ancora capace di provare stupore, immatura o priva di complessità, e ammonendola di ‘crescere’.
Ne consegue che le persone spesso abbandonano il loro bambino interiore o quantomeno cercano di nasconderlo. Adulti che hanno perduto la relazione con il loro bambino interiore incontrano grande difficoltà a giocare e a divertirsi. Per la maggior parte di loro, giocare implica attività adulte come recarsi a un cocktail ufficiale, in un ristorante elegante, o al cinema; assistere a una competizione sportiva; ubriacarsi o stordirsi con droghe. Il bambino interiore è di cruciale importanza per il nostro benessere. La nostra capacità di provare gioia dipende da quanto è profonda la relazione che abbiamo con lui. Il vero gioco è qualche cosa di molto diverso dal limitarsi a prendere parte a un’attività adulta ed è spontaneo, non pianificato. E un’attitudine che può realizzarsi ovunque. Se ne può fare esperienza allo zoo o su un’altalena o anche soltanto facendo la coda al mercato o preparando la cena; si realizza ogni qual volta siamo aperti alla gioia di vivere.
E’ una sensazione fluida, inebriante che ci colma di riso. Quand’è stata l’ultima volta che vi siete veramente lasciati andare e vi siete divertiti? Molto spesso, la sola volta che ce lo consentiamo è quando ci innamoriamo. In una qualche maniera sappiamo concedere a coloro che si amano di correre, ballare, cantare, farsi il solletico e giocare come bambini, mentre lo stesso comportamento è giudicato fuori luogo in coloro che non sono ‘innamorati’. Ma forse è proprio questo aspetto dell’essere innamorati che tutti noi troviamo cosi attraente e ravvivante. Troppo presto, tuttavia, gli innamorati decidono che è giunto il momento di essere responsabili (credendo che ciò significhi ignorare il bambino) e si distaccano da quest’ultimo, finendo per coincidere completamente o con l’adulto o con il bambino abbandonato. O, ancora, accade che le loro paure del rifiuto e del controllo e i meccanismi difensivi che ne risultano prendano il sopravvento, ed essi lentamente si distaccano dalle emozioni del bambino. Talvolta optano per separarsi e andarsene ognuno per la propria strada in cerca di un nuovo compagno con il quale ricominciare daccapo l’intera sequenza del gioco. Ciò di solito non è necessario se essi si assumono la responsabilità delle loro emozioni e si dispongono ad apprendere insieme con il loro bambino interiore.
CONCLUSIONI
La capacità sensoriale, l’esperienza profonda di tatto, gusto, odorato e udito, è propria del bambino. I bambini sono creature sensoriali. Sperimentano la vita attraverso i sensi e con tutto il loro corpo. Si lasciano coinvolgere completamente in ogni esperienza con un’innocenza esente da pregiudizi poiché sono totalmente presenti nel cogliere l’attimo. Camminano liberamente, le braccia sciolte, e cantano quando sentono di averne voglia. Toccano pressoché tutto ciò che vedono. Ma soprattutto, amano abbracciare ed essere abbracciati!
E che noi ci trasformiamo ogni qual volta ci mettiamo in relazione con il nostro bambino inferiore. La maggior parte di noi tende a dire a se stessa: “C’è un tempo per giocare e un tempo per lavorare, e quando sarà tempo di giocare, allora mi metterò in relazione con il mio bambino interiore”. Ma provate a immaginare come la vostra vita prenderebbe a fluire se trascorreste la gran parte di essa, e persino il tempo lavorativo, in un luogo giocoso e creativo!
Quando siamo veramente in contatto con il nostro bambino, esprimiamo un senso di forza e di controllo interiore sulla nostra vita e non siamo facilmente oggetto di controllo da parte di altri. Poiché genitori e società sono sempre stati minacciati da una perdita di controllo, tutti noi abbiamo ricevuto svariati falsi messaggi su ciò che il bambino realmente è. In quanto adulti, generalmente nutriamo tutta una serie di false convinzioni sul bambino interiore. Talune delle più comuni sono:
– o in me non esiste alcun bambino/alcuna bambina interiore;
– forse negli altri, ma non in me; o penseranno tutti che sono troppo ottimista e non mi prenderanno sul serio;
– o se appaio così felice, nessuno saprà cogliere la mia profondità;
– o chiunque altro vorrà solo buttarmi nuovamente giù;
– o essere in contatto con il bambino/bambina interiore non è una scelta che io posso operare, è una condizione che si realizza quando le cose girano per il verso giusto;
– o nessuno sul lavoro, il mio capo, i miei colleghi impiegati, gli studenti, i clienti, mi rispetterebbe se esprimessi la mia parte bambina;
– o la gente non farà che dire che sono una persona irresponsabile;
– o i miei figli penseranno che sto solo cercando di fare la persona giovane; perderanno rispetto per me e mi prenderanno per mano;
– o le altre persone saranno in imbarazzo per la mia spontaneità, e sarà colpa mia se si troveranno così a disagio;
– o giocare è cosa da bambini; o gli altri penseranno che sono un/un’imbecille, e io non so far fronte alla disapprovazione;
– o non riuscirò a combinare nulla se lascerò venire fuori il bambino/la bambina che è in me;
– o non posso fidarmi del bambino/della bambina. Non farà che cacciarmi nei guai;
– o se apro al mio bambino/alla mia bambina, perderò il controllo sulla mia vita. Il mio bambino vuole solo controllare me e ogni altra cosa.
Queste sono solo alcune di queste false convinzioni. Ma ve ne sono molte altre, compresa quella che il bambino interiore manchi di competenza. Nulla di più lontano dalla verità! Vi è una profonda saggezza nel bambino interiore. Ritroviamola!
Comprendere e apprezzare il nostro bambino è essenziale per acquistare la nostra interezza.
Operare con il bambino/bambina interiore è la tecnica più efficace per guarire le ferite del passato poichè non sempre siamo a contatto con i sentimenti del bambino/bambina, atterrito e abbandonato, che sta in noi. Se abbiamo trascorso un infanzia difficile, dominata dalla paura e dai conflitti, da adulti continuiamo ad abbatterci spaventando il bambino/bambina interiore esattamente come i nostri genitori facevano con noi. Egli, tuttavia, non ha dove rifugiarsi ed è un nostro dovere superare i limiti dei genitori e instaurare un dialogo con il bambino/bambina, che ha bisogno delle nostre amorevoli cure. E’ necessario comunicare con questa parte di noi stessi: Dialogare – Divertirsi – Guarire – Perdonare il bambino/bambina interiore è una, probabilmente la, priorità esistenziale.
In ognuno di noi vi sono due aspetti distinti della personalità: l’adulto e il bambino. Quando queste due parti sono in relazione e lavorano di concerto, si ha interiormente un senso di totalità. Quando non sono in contatto fra loro, o perché ferite, o perché presentano delle disfunzioni o perché sono ferme nel loro sviluppo, si ha interiormente un senso di conflitto, di vuoto e solitudine.
È molto importante avere una comprensione chiara e una visione positiva del bambino interiore. Per tradizione, nella nostra cultura ai bambini è stata riservata una minore considerazione di quanta non ne sia stata riservata agli adulti e rispetto a questi ultimi sono stati considerati meno importanti e meno saggi. Da bambini, in genere, ci siamo sentiti impotenti; di conseguenza, spesso assimiliamo l’impotenza e l’essere privi d’importanza all’essere bambini.
Inoltre, poiché spesso siamo stati tacciati di essere cattivi e fonte di dispiacere, forse riteniamo il nostro bambino interiore, un seccatore. Poiché da bambini non siamo stati veramente apprezzati, può risultare difficile apprezzare il bambino che è in noi.
È possibile che l’importanza che gli riconosciamo sia scarsa, perpetuando in tal modo le nostre esperienze infantili e ingenerando un distacco al nostro interno che a sua volta alimenta il nostro sentimento di miseria. Comprendere e apprezzare il nostro bambino è essenziale per acquistare la nostra interezza.
DEFINIRE IL BAMBINO INTERIORE
Il bambino interiore vive un intero spettro di emozioni intense, dalla gioia al dolore, dalla felicità alla tristezza. Il bambino interiore funziona nei modi d’essere, sentire e vivere dell’emisfero destro del cervello, in quanto opposto all’adulto che funziona secondo le modalità del fare, pensare e agire dell’emisfero sinistro del cervello, il quale ha tuttavia anche lui tutto un arco di emozioni. Il “fare” fa riferimento al mondo fisico e all’ambito dell’agire nella realtà esterna, mentre “l’essere” fa riferimento all’esistenza interiore, emozionale e spirituale. Il “fare” costituisce un’esperienza attinente la realtà esterna mentre “l’essere” costituisce un’esperienza interiore.
Il bambino è la parte istintuale della nostra personalità, rappresenta le nostre emozioni “viscerali”. Talvolta è stato fatto riferimento al bambino come all’inconscio, ma se non ne siamo consapevoli è solo perché gli abbiamo dedicato troppa poca attenzione. L’inconscio risulta immediatamente accessibile alla coscienza quando desideriamo seriamente conoscerlo. Il nostro bambino interiore ha in sè le emozioni, i ricordi e le esperienze della nostra infanzia, che ci è dato rievocare quando cerchiamo di apprendere da lui. Possiamo guardare al bambino da due diverse angolazioni: da un lato considerando il bambino in quanto amato dall’adulto interiore, dall’altro, in quanto non amato, criticato, trascurato e abbandonato. In ogni dato momento questo bambino o è amato o non è amato dall’adulto interiore e le sue emozioni e i suoi comportamenti sono la diretta conseguenza della scelta dell’adulto di conoscerne i desideri, i bisogni e le emozioni, nonchè di assumersene le responsabilità, oppure di difendersi da questa consapevolezza e da questa responsabilità.
IL BAMBINO INTERIORE
La crescita personale parte sempre dalle domande che l’anima in crescita si pone: perché vi è un numero così elevato di matrimoni infelici? Perché vi è tanta criminalità, violenza e odio? Perché vi è così tanta tensione, ansia e malattia? Perché la violenza sui bambini è così diffusa? Perché vi sono tante persone infelici, gente angosciata, individui con una scarsa autostima, persone che si sentono sole e vuote?
La nostra cultura abbonda di gente affetta da qualche forma di assuefazione (alcol, droghe, cibo, sigarette, lavoro, TV, danaro, potere, relazioni, religione, approvazione, assistenza, sesso, affetti, romanticherie, Internet, chat, Blog, Pc, ecc.), tutti i modi per colmare il proprio vuoto dall’esterno. Per quale ragione? Perché siamo interiormente così vuoti da ricercare continuamente modi nuovi di colmarci dall’esterno?
Che cosa è accaduto nella nostra società da condurci a un tale vuoto?
La condizione umana naturale è un cuore colmo d’amore e di luce, così ricolmo da profondere amore e luce a ogni respiro. Ma molti di noi sono ormai lontanissimi da questa condizione naturale, talmente lontani che tutto ciò che sono capaci di sentire è proprio un senso di vuoto al livello del cuore. E quando abbiamo il cuore vuoto, quando non sappiamo come colmarlo dall’interno, allora non ci rimane altro che tentare di riempirlo dall’esterno.
Il nostro senso di isolamento e di abbandono potrà essere trasceso soltanto se vivremo la totalità e il contatto interiori. Ci sentiamo soli quando perdiamo il contatto con noi stessi e a questa solitudine si aggiunge poi un sentimento di abbandono in quanto non sappiamo come entrare in contatto con gli altri finché non stabiliamo quel primo contatto con noi stessi. Come possiamo imparare a colmare il nostro vuoto dall’interno? Come creiamo il nostro stesso vuoto e la nostra solitudine e come possiamo raggiungere la pienezza? Cosa dobbiamo fare per amarci? E’ quando ci amiamo che ci si colma il cuore, e l’amore trabocca verso gli altri. Non siamo in grado di amare gli altri più di quanto amiamo noi stessi e non siamo in condizione di ricevere amore dagli altri finchè non riceviamo il nostro stesso amore…
Buon viaggio a tutti… comincia il nostro cammino…
IL BAMBINO NON AMATO
Quando l’adulto interiore sceglie di difendersi dal fatto di recepire i sentimenti e i bisogni del bambino e di esserne responsabile, opera un distacco da questo attraverso varie forme di vergogna, trascuratezza e indulgenza. Il bambino, allora, si sente non amato, abbandonato ed estremamente solo. Giunge alla conclusione di essere cattivo, privo di importanza, inadeguato, insufficiente, di non meritare di essere amato, altrimenti non sarebbe stato abbandonato, nè dalle figure adulte della realtà esterna (genitori e nonni) nè dal suo adulto interiore. Le situazioni di distacco esterne e interiori ingenerano nel bambino sentimenti intensi di paura, di colpa e vergogna, così come la sensazione di essere solo al mondo e solo interiormente. Il bambino teme di essere rifiutato, abbandonato e controllato, prima dalle figure che si prendono cura di lui sul piano della realtà esterna, poi dall’adulto interiore; proietta infine queste paure sugli altri, credendo, in genere, che gli altri lo stiano rifiutando, abbandonando o stiano tentando di controllarlo.
Il sentimento di solitudine è per tutti noi il sentimento più difficile da sopportare. Causa un dolore talmente profondo che tutti noi facciamo sforzi estremi per non provarlo. Quando da bambini i genitori o altre figure adulte ci rifiutano, inducono in noi sentimenti di vergogna, ci abbandonano o abusano di noi, il dolore per il loro abbandono è talmente insopportabile che l’adulto interiore si distacca dal bambino interiore in modo da non dover provare quei sentimenti. Allora il bambino interiore non soltanto si sente solo e abbandonato di fronte al mondo, ma si sente altrettanto solo e vuoto a livello interiore, senza alcuna figura interna che lo protegga dall’aggressività altrui.
Il bambino interiore abbandonato, vive nel costante timore di sbagliare poiché crede che il fatto di sbagliare comporti l’essere rifiutati. Pertanto si sforza di trovare il modo “giusto” di stare al mondo, cerca di attenersi alle regole per evitare di essere rifiutato. Sente il bisogno di essere perfetto e sviluppa la convinzione che la perfezione sia possibile. Perfezionismo e timore di sbagliare sono i sintomi della mancanza di contatto interiore fra l’adulto e il bambino. Sentendosi disperatamente vuoto, solo e abbandonato, senza un adulto interiore che lo aiuti a gestire la solitudine dell’abbandono da parte di figure esterne, il bambino interiore fa ricorso a varie forme di assuefazione per colmare il proprio vuoto. Ferito e abbandonato, sopravvive alla vergogna e al dolore che gli sono stati inflitti dalle figure principali di riferimento sviluppando assuefazione a un’ampia gamma di sostanze o comportamenti. Forme di dipendenza da alcol, droga, cibo, zucchero, caffeina e nicotina rappresentano le cosiddette assuefazioni da sostanze.
Oltre a queste, le assuefazioni ricadono in due differenti categorie: assuefazioni a persone (codipendenza) e assuefazione a cose ed attività. Il bambino interiore può sviluppare forme di assuefazioni alla TV, PC, Internet, al lavoro, allo sport, al sonno, all’esercizio, al potere, al danaro, allo spendere, ai giochi di fortuna, al furto nei negozi, alla lettura, alle chiacchiere, alla conversazione telefonica, alla meditazione, alla religione, ai drammi, al pericolo, all’immagine brillante e di successo, alle preoccupazioni, e persino all’infelicità e alla depressione come modi per colmare il vuoto.
Il bambino può inoltre sviluppare una dipendenza nei confronti di una relazione, del sesso, delle illusioni romantiche, dell’amore e dell’approvazione. Ogni bambino ha bisogno di approvazione. Quando non può ricevere approvazione da parte dell’adulto interiore, allora non gli resta altra scelta che tentare di ottenere amore e approvazione dalle altre persone. Quando l’adulto interiore non manifesta amore nei confronti del bambino, l’individuo associa il senso di inadeguatezza e l’intima convinzione di meritare amore dall’approvazione degli altri. Ciò che rappresenta una condizione di bisogno è avere bisogno degli altri per sentirci a posto con noi stessi. Questa condizione di bisogno in termini di approvazione dall’esterno suscita nel bambino, la paura profonda di essere rifiutato e dominato proprio da coloro i quali egli considera dispensatori di quell’approvazione. Approvazione, sesso e amore divengono per il bambino interiore dei modi per sfuggire alla sua insopportabile condizione di solitudine, senza mai rendersi conto che il contatto esterno con gli altri non può stabilirsi senza che si sia prima stabilito il contatto interiore con se stessi.
Quando crediamo di aver bisogno di amore, sesso o approvazione per sentirci a posto, mentre dentro ci sentiamo non meritevoli di essere amati, siamo anche convinti di aver bisogno di esercitare un controllo sugli altri ottenendo il loro amore e la loro approvazione ed evitando il loro rifiuto. Il bambino interiore bisognoso e abbandonato cerca di esercitare un controllo sul modo in cui gli altri lo trattano e sui sentimenti che essi provano per lui istillando in loro un senso di colpa e di paura. Tenta di conseguire il suo scopo in vari modi, tramite l’irritazione, la rabbia, i rimproveri, operando un tacito ritiro emozionale, con la prepotenza, gli attacchi d’ira, la violenza, mettendo il broncio, piangendo, mentendo, mettendosi in cattedra, facendo la predica, con le spiegazioni, l’interrogatorio e parlando a vuoto dei sentimenti.
Un altro modo in cui il bambino interiore può tentare di esercitare un controllo è adattandosi e ricorrendo alle premure. Il bambino diviene il “bravo ragazzo” o la “brava ragazza”, che mette da parte i propri bisogni a favore dei bisogni altrui. Questo bambino agisce come un adulto, assumendosi il compito di prendere in mano la situazione per gli altri o diventando simpatico e seduttivo oltre il dovuto. Quando ci adeguiamo, quando ci facciamo carico delle situazioni anche per gli altri, quando mettiamo in grado qualcuno di fare qualche cosa o ci profondiamo in gentilezze, stiamo operando a partire da false convinzioni. E’ come se dicessimo: “Io non conto. I miei desideri e sentimenti non hanno importanza. La volontà e i sentimenti delle altre persone sono più importanti. Posso far sì che le persone mi amino e ottenere la loro approvazione ricorrendo a modi simpatici e seduttivi”.
Queste sono tutte modalità di comportamento che il bambino interiore abbandonato adotta nei confronti delle altre persone per ottenere amore e difendersi dal rifiuto e dall’abbandono.
IL BAMBINO AMATO
II bambino che si sente amato è il bambino interiore delle origini. E’ la sorgente della nostra energia vitale, del nostro entusiasmo e senso dello stupore. Il bambino amato che è dentro di noi è qualche cosa di così prezioso che il sia pur minimo contatto con lui ci apre alla gioia di vivere. E pieno di energia e di passione, di voglia di giocare e di curiosità ed è sempre aperto a recepire idee ed esperienze nuove. Il bambino interiore delle origini rappresenta la nostra creatività, intuizione e inclinazione alla fiducia.
Quando, crescendo, sia stato amato dalle figure di riferimento, o sia stato nuovamente fatto oggetto di prolungate e amorose cure parentali da parte dell’adulto interiore, il bambino interiore è pacato, sensibile, flessibile e capace di grande amore. Nel bambino interiore amato vi è la nostra consapevolezza della fondamentale eguaglianza di tutti gli esseri umani e dell’intimo legame che unisce tutti gli esseri viventi. Il bambino amato è saggio, consapevole, dotato di un pensiero non lineare e di conoscenza olistica, cioè incline a trarre le proprie conclusioni da una totalità di esperienze e impressioni molteplici e simultanee, piuttosto che dal pensiero logico e lineare di tipo analitico, tipico dell’adulto. Il bambino, avendo uno sguardo distico anziché lineare, è depositario della nostra capacità di contatto emozionale e spirituale profondo, con noi stessi e con gli altri.
Il bambino interiore amato sa dirci ciò che sentiamo e desideriamo poiché sente ciò che è giusto e sbagliato per sé. Il bambino amato in noi sa che cosa è meglio per noi, ci trasmette il senso di ciò che è buono o cattivo, e queste sensazioni ci danno un’accurata informazione su quanto ci rende felici o infelici. Le persone che mancano del contatto con il loro bambino interiore sono tagliate fuori da molte delle loro emozioni e non hanno accesso a questa fonte di conoscenza. La nostra società ha ampiamente sminuito l’importanza delle emozioni, elevando a culto la logica e retrocedendo in ordine d’importanza la saggezza che scaturisce dalle emozioni, sollecitando l’emisfero sinistro e ignorando il destro. E ciò ha ingenerato un terribile squilibrio: il potere della logica privato della forza della saggezza. La saggezza nasce dal sommarsi di tutte le nostre esperienze immagazzinate sotto forma di emozioni. Quando non siete in grado di sentire ciò che è vero, allora non siete in grado di utilizzare la vostra saggezza.
Molte persone, negando le proprie emozioni e la saggezza del bambino, hanno cercato di fondare la loro identità sul fare piuttosto che sul fare e l’essere. Ora, però, vi sembra che l’identità di una persona sia connessa unicamente a ciò che fa? Che ne è dell’esistenza in quanto semplice “esserci”? Che ne è della delicatezza, della tenerezza, dell’empatia, dell’intuitività, della consapevolezza e delle emozioni? Che ne è della curiosità, della spontaneità, della giocosità? Non attingeremo a piene mani alla nostra forza e alla nostra saggezza finché non giungeremo alla considerazione che queste qualità sono altrettanto importanti quanto le nostre acquisizioni.
Il bambino amato è empatico, s’immedesima profondamente nelle emozioni altrui. Rappresenta quell’aspetto della nostra personalità che vuole soccorrere gli altri e liberarli dal dolore. Il bambino amato prova dolore quando gli altri sono in pena e vuole fare qualcosa per alleviare quella pena. L’adulto che ama ha bisogno di aiutare il bambino a riconoscere quando il bisogno di portare aiuto è un atto d’amore e quando una forma di tutela. Il bambino amato è giocoso e ricco d’immaginazione. Le persone che sono in contatto con questo aspetto piacevole e vivo della loro personalità sono animate da entusiasmo e rispondono con vivacità e spontaneità alla vita. E sono spontanee in maniera appropriata: non sono né impulsive e incontrollate, né schive e inibite. Vi è una grossa differenza fra l’essere ‘come i bambini’ (vivaci e spontanei) e l’essere ‘puerili’ (impulsivi e incontrollati). La gente spesso confonde le due cose, giudicando la persona spontanea, giocosa, ricca di immaginazione e ancora capace di provare stupore, immatura o priva di complessità, e ammonendola di ‘crescere’.
Ne consegue che le persone spesso abbandonano il loro bambino interiore o quantomeno cercano di nasconderlo. Adulti che hanno perduto la relazione con il loro bambino interiore incontrano grande difficoltà a giocare e a divertirsi. Per la maggior parte di loro, giocare implica attività adulte come recarsi a un cocktail ufficiale, in un ristorante elegante, o al cinema; assistere a una competizione sportiva; ubriacarsi o stordirsi con droghe. Il bambino interiore è di cruciale importanza per il nostro benessere. La nostra capacità di provare gioia dipende da quanto è profonda la relazione che abbiamo con lui. Il vero gioco è qualche cosa di molto diverso dal limitarsi a prendere parte a un’attività adulta ed è spontaneo, non pianificato. E un’attitudine che può realizzarsi ovunque. Se ne può fare esperienza allo zoo o su un’altalena o anche soltanto facendo la coda al mercato o preparando la cena; si realizza ogni qual volta siamo aperti alla gioia di vivere.
E’ una sensazione fluida, inebriante che ci colma di riso. Quand’è stata l’ultima volta che vi siete veramente lasciati andare e vi siete divertiti? Molto spesso, la sola volta che ce lo consentiamo è quando ci innamoriamo. In una qualche maniera sappiamo concedere a coloro che si amano di correre, ballare, cantare, farsi il solletico e giocare come bambini, mentre lo stesso comportamento è giudicato fuori luogo in coloro che non sono ‘innamorati’. Ma forse è proprio questo aspetto dell’essere innamorati che tutti noi troviamo cosi attraente e ravvivante. Troppo presto, tuttavia, gli innamorati decidono che è giunto il momento di essere responsabili (credendo che ciò significhi ignorare il bambino) e si distaccano da quest’ultimo, finendo per coincidere completamente o con l’adulto o con il bambino abbandonato. O, ancora, accade che le loro paure del rifiuto e del controllo e i meccanismi difensivi che ne risultano prendano il sopravvento, ed essi lentamente si distaccano dalle emozioni del bambino. Talvolta optano per separarsi e andarsene ognuno per la propria strada in cerca di un nuovo compagno con il quale ricominciare daccapo l’intera sequenza del gioco. Ciò di solito non è necessario se essi si assumono la responsabilità delle loro emozioni e si dispongono ad apprendere insieme con il loro bambino interiore.
CONCLUSIONI
La capacità sensoriale, l’esperienza profonda di tatto, gusto, odorato e udito, è propria del bambino. I bambini sono creature sensoriali. Sperimentano la vita attraverso i sensi e con tutto il loro corpo. Si lasciano coinvolgere completamente in ogni esperienza con un’innocenza esente da pregiudizi poiché sono totalmente presenti nel cogliere l’attimo. Camminano liberamente, le braccia sciolte, e cantano quando sentono di averne voglia. Toccano pressoché tutto ciò che vedono. Ma soprattutto, amano abbracciare ed essere abbracciati!
E che noi ci trasformiamo ogni qual volta ci mettiamo in relazione con il nostro bambino inferiore. La maggior parte di noi tende a dire a se stessa: “C’è un tempo per giocare e un tempo per lavorare, e quando sarà tempo di giocare, allora mi metterò in relazione con il mio bambino interiore”. Ma provate a immaginare come la vostra vita prenderebbe a fluire se trascorreste la gran parte di essa, e persino il tempo lavorativo, in un luogo giocoso e creativo!
Quando siamo veramente in contatto con il nostro bambino, esprimiamo un senso di forza e di controllo interiore sulla nostra vita e non siamo facilmente oggetto di controllo da parte di altri. Poiché genitori e società sono sempre stati minacciati da una perdita di controllo, tutti noi abbiamo ricevuto svariati falsi messaggi su ciò che il bambino realmente è. In quanto adulti, generalmente nutriamo tutta una serie di false convinzioni sul bambino interiore. Talune delle più comuni sono:
– o in me non esiste alcun bambino/alcuna bambina interiore;
– forse negli altri, ma non in me; o penseranno tutti che sono troppo ottimista e non mi prenderanno sul serio;
– o se appaio così felice, nessuno saprà cogliere la mia profondità;
– o chiunque altro vorrà solo buttarmi nuovamente giù;
– o essere in contatto con il bambino/bambina interiore non è una scelta che io posso operare, è una condizione che si realizza quando le cose girano per il verso giusto;
– o nessuno sul lavoro, il mio capo, i miei colleghi impiegati, gli studenti, i clienti, mi rispetterebbe se esprimessi la mia parte bambina;
– o la gente non farà che dire che sono una persona irresponsabile;
– o i miei figli penseranno che sto solo cercando di fare la persona giovane; perderanno rispetto per me e mi prenderanno per mano;
– o le altre persone saranno in imbarazzo per la mia spontaneità, e sarà colpa mia se si troveranno così a disagio;
– o giocare è cosa da bambini; o gli altri penseranno che sono un/un’imbecille, e io non so far fronte alla disapprovazione;
– o non riuscirò a combinare nulla se lascerò venire fuori il bambino/la bambina che è in me;
– o non posso fidarmi del bambino/della bambina. Non farà che cacciarmi nei guai;
– o se apro al mio bambino/alla mia bambina, perderò il controllo sulla mia vita. Il mio bambino vuole solo controllare me e ogni altra cosa.
Queste sono solo alcune di queste false convinzioni. Ma ve ne sono molte altre, compresa quella che il bambino interiore manchi di competenza. Nulla di più lontano dalla verità! Vi è una profonda saggezza nel bambino interiore. Ritroviamola!
Comprendere e apprezzare il nostro bambino è essenziale per acquistare la nostra interezza.
Operare con il bambino/bambina interiore è la tecnica più efficace per guarire le ferite del passato poichè non sempre siamo a contatto con i sentimenti del bambino/bambina, atterrito e abbandonato, che sta in noi. Se abbiamo trascorso un infanzia difficile, dominata dalla paura e dai conflitti, da adulti continuiamo ad abbatterci spaventando il bambino/bambina interiore esattamente come i nostri genitori facevano con noi. Egli, tuttavia, non ha dove rifugiarsi ed è un nostro dovere superare i limiti dei genitori e instaurare un dialogo con il bambino/bambina, che ha bisogno delle nostre amorevoli cure. E’ necessario comunicare con questa parte di noi stessi: Dialogare – Divertirsi – Guarire – Perdonare il bambino/bambina interiore è una, probabilmente la, priorità esistenziale.