Il saggio di Robert Trivers ragiona su inganno e autoinganno Meccanismi potenti e molti utili. Con qualche effetto collaterale
«Pare un assurdo, eppure è esattamente vero, che essendo tutto il reale un nulla, non vi è nulla di reale né altro di sostanza al mondo delle illusioni» scriveva Giacomo Leopardi.
Nel mondo moderno le illusioni sono sistemi culturali che si diffondono come virus per nasconderci la realtà, Richard Dawkins ha coniato il termine di «memi», ossia geni delle idee. Ci si era avvicinato Sigmund Freud con il concetto di «autoinganno» e l’invenzione più letteraria che scientifica dell’Es, dell’Io e del Super Io.
D’altra parte tutta la letteratura è una narrazione di inganni e autoinganni, dalla Bibbia a Don Chisciotte, da Amleto a Pinocchio. Senza menzogne Madame Bovary, la Commedia umana o la Recherche sarebbero di una noia mortale, e probabilmente ogni vicenda umana. Come dice Doctor House: «Everybody lies», tutti mentono.
Al riguardo gli sviluppi della psicologia evolutiva e delle neuroscienze degli ultimi decenni hanno portato grandi risultati, e molti libri interessanti, tra cui i saggi popolari di Oliver Sacks, o quelli di António Damásio, Daniel Dennett e Steven Pinker. Ultimo a analizzare proprio il tema dell’inganno e dell’autoinganno su basi non freudiane ma strettamente biologiche è l’antropologo Robert Trivers ne La follia degli stolti (pagg. 384, euro 33), appena edito da Einaudi.
Tutta la vita, da centinaia di milioni di anni, si basa sull’inganno, il sistema di offesa e difesa favorito dalla selezione naturale. Ingannano i virus, per penetrare in altri organismi e non essere riconosciuti come organismi estranei. I virus sono a loro volta ingannati dal sistema immunitario. Ingannano i pesci, con maschi che si fingono femmine per ingannare altri maschi e fecondare le uova al posto loro. Ci sono calamari maschi capaci di imitare così bene le femmine da ingannarsi fra loro attraendo altre finte femmine (succede anche agli uomini nelle chat). Alcuni minuscoli coleotteri si uniscono fino a simulare un’ape virtuale, per attrarre una vera ape che si accoppierà con loro portando una parte di questi parassiti nell’alveare.
Ogni mimetismo è un inganno. Ingannano i mammiferi, gonfiando il pelo per apparire più grossi.
Anche per noi animali umani le cose non vanno diversamente, e quando rimproverate il vostro bambino perché ha detto una bugia tenete presente che per la scienza è mediamente più intelligente di un bambino sincero, lo rivelano numerosi test. Dalle bugie non si salvano neppure i feti, che cominciano a ingannare la madre dal terzo trimestre di gravidanza producendo fac-simili di ormoni per prendere il controllo dell’organismo e avere più nutrimento.
Se l’inganno è spesso intelligente, non vale altrettanto per l’autoinganno: una parte del nostro cervello inganna l’altra, praticamente sempre. Per autogiustificarsi, o per non vedere una realtà spiacevole, o per credere di essere migliori (e talvolta peggiori) di quanto si è.
Se c’è una caratteristica fondamentalmente umana è la capacità di mentire a noi stessi. È per questo che quando si sperimenta un nuovo farmaco si effettua il test del «doppio cieco» e a una parte dei pazienti si somministra un placebo. Un funzionamento analogo lo hanno le religioni, nelle quali è necessario «credere» contro ogni evidenza contraria. È il motivo per cui qualcuno ogni tanto guarisce andando a Lourdes, con il placebo della fede. Stesso discorso vale per gli oroscopi, la diffusione di omeopatia e le medicine cosiddette «alternative» (alternative alla verifica che non siano un inganno).
Inoltre quotidianamente aggiustiamo i ricordi del passato per apparire migliori nel presente, e ci inganniamo rispetto alle informazioni che riceviamo, scartando quelle che non confermano la nostra idea: perfino quando leggiamo un giornale, sempre lo stesso per non essere smentiti.
Robert Trivers, più in generale, sintetizza la logica dei conflitti umani con questo dialogo tra bambini: «Mamma, è stato lui a cominciare». «No, mamma, è stata lei». Applicatelo ai politici e vedrete la matrice di ogni dibattito in televisione. Ma va bene anche per scenari più grandi, come la Seconda guerra mondiale o il conflitto arabo-palestinese.
L’amore è l’autoinganno per eccellenza, e non solo perché è cieco. Per esempio per contrastare le nostre pulsioni biologiche, a cominciare dalla diversità tra maschi e femmine, dopo milioni di anni di sesso selvaggio abbiamo inventato il matrimonio. È un punto su cui sorvola il femminismo: da una parte la natura è bella, dall’altra si nega che la natura sessuale di maschi e femmine sia diversa. I musulmani e molte tribù primitive, in questo, con la poligamia, sono più vicini alla «natura» (se considerate la natura un bene). Analogo autoinganno vale per gli omosessuali moderni che, diritti civili a parte, avendo lo stesso sesso, non avrebbero bisogno della finzione del matrimonio, ma lo desiderano, magari perfino in Chiesa. Si veda l’autoinganno di Vladimir Luxuria, che era un uomo trasgressivo e è diventata una donna bigotta.
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