Quando nell’estate 2020 iniziammo a considerare di acquistare la proprietà che sarebbe divenuta l’ “Eremo ElGram“, iniziai a leggere qui e là informazioni storico-geografiche sulla Valmessa, la valle del torrente Messa (Méhi in franco-provenzale) che nasce tra le cime intorno al Col del Lys, si sviluppa nei comuni di Rubiana e Almese e conclude il suo percorso nella Dora Riparia (il fiume della Val Susa) nella frazione di Drubiaglio nel comune di Avigliana.

Ho poi riassunto un po’ di queste informazioni nell’articolo “Geografia fisica e storia di RUBIANA (incluse mappe e analisi rischi ISTAT 09 2020)“. 

L’informazione che più mi colpì fu l’origine etimologica del nome del comune di Rubiana:

Origine del nome del comune
Il nome “Rubiana” potrebbe derivare o dal nome di una delle divinità dei Celti, il dio Arubianus, o dal latino ruber-rosso, colore predominante rossastro del terreno dovuto alla massiccia presenza di ferro.

ARUBIANUS

Jupiter Arubianus et Bedaius

I(ovi) O(ptimo) M(aximo) Arubiano / et Bedaio sancto / Tul(lius) Iuvenis / b(ene)f(icarius) co(n)s(ularis) leg(ionis) II / Ital(icae) Antoninian(ae) / v(otum) s(olvit) l(ibens) m(erito) / Idib(us) Mais (!) d(omino) [[[n(ostro)]]] / [[[Imp(eratore) Antonino]]] // II et Sacerdote co(n)s(ulibus)

Il nome è celtico per “timone” o “Dio del campo arato”. A volte è usato anche per il dio locale dell’insediamento romano-celtico Arrubium (detenuto Măcin, Romania), i suoi seguaci avrebbero diffuso le sue pratiche religiose in altre zone. Il nome potrebbe essere analogo ad Arawn .

Nel periodo gallo-romano Arubiano era identificato con il dio Giove , quindi è forse un dio del cielo o padre degli dei. Giove invece era considerato un dio protettore degli insediamenti romani, quindi ciò può valere anche per una divinità locale.

Ho così deciso di approfondire ulteriormente l’argomento con particolare attenzione a questo dio silvano protettore del luogo. Anche perchè, leggendo, sono riaffiorati alla mia memoria ricordi e nozioni della mia infanzia/adolescenza che evidenziano incredibili coincidenze. A partire dalla incisioni rupestri che vidi in Valcamonica nella mia prima gita scolastica alle Medie…


Rubiana

Rubiana (così anche in francoprovenzale; Rubian-a in piemontese, Rubiane in francese) è un comune italiano di 2.666 abitanti che si trova nella Val di Susa, in provincia di Torino. Geografia Essa è collocata in una conca al centro di un anfiteatro montuoso, compreso tra i monti Curt, Rognoso, Civrari, Sapei, Rocca Sella e il Colle del Lys. La superficie totale è di 26,76 km² e va dai 2.234 m di Punta della Croce ai 520 m della borgata Molino. Il principale corso d’acqua è il torrente Messa. È molto ricca di verde con boschi di castagni, querce, faggi, larici, pini, prati e pascoli, ed è stata in passato abbondante produttrice di frutta (castagne, mele, ciliegie). Storia La prima segnalazione di Rubiana è su un documento del 1029, ma la zona era già abitata da secoli – in epoca pre-romana – prima dai Liguri o poi dai Celti e Gallo-Celti. Il toponimo “Rubiana” potrebbe derivare o dal nome di una delle divinità dei Celti, il dio Arubianus, o dal latino ruber-rosso, colore predominante rossastro del terreno dovuto alla massiccia presenza di ferro.


Il torrente Messa e le sue piene


Arubianus o Arubinus

Arubianus o Arubinus era un dio celtico delle iscrizioni nel sud della Germania , e in Austria e Slovenia .
Il nome è celtico per “timone” o “Dio del campo arato”. A volte è usato anche per il dio locale dell’insediamento romano-celtico Arrubium (Măcin, tenuto in Romania), i suoi seguaci avrebbero diffuso le sue pratiche religiose in altre aree. Il nome potrebbe essere analogo con Arawn (1)Nel periodo gallo-romano Arubianus era identificato con il dio Giove , quindi è forse un dio del cielo o padre degli dei. D’altra parte, Giove era considerato un dio protettore degli insediamenti romani, quindi può valere anche per una divinità locale.


Arawn

(1) Nella mitologia gallese , Arawn ( / ˈ ɑːr aʊ n / ; pronuncia gallese:  [ˈarau̯n] ) era il re del regno ultraterreno di Annwn che appare in modo prominente nel primo ramo del Mabinogi , e a cui si allude nel quarto. Nella tradizione successiva, il ruolo del re di Annwn fu in gran parte attribuito allo psicopompo gallese , Gwyn ap Nudd – che significa “bianco” (cioè “inverno”), possibile kenning per il suo vero nome. Tuttavia, la memoria di Arawn è conservata in un detto tradizionale trovato in un vecchio racconto popolare del cardigan :
Hir yw’r dydd a hir yw’r nos, a hir yw aros Arawn “Lungo è il giorno e lunga è la notte, e lunga è l’attesa di Arawn”
Il nome Arawn è forse analogo al teonimo continentale Arubianus . L’associazione di Arawn con la caccia, le corna e l’Altromondo ha spinto alcuni studiosi ad associare Arawn al dio gallico continentale Cernunnos.(2)


Cernunnos

(2) Nell’antica religione celtica e gallo-romana , Cernunnos o Carnonos è un dio raffigurato con corna, seduto a gambe incrociate, ed è associato a cervi , serpenti cornuti , cani e tori. Di solito viene mostrato mentre tiene in mano o indossa un collare e talvolta tiene in mano un sacco di monete (o grano) e una cornucopia. Si ritiene che originariamente fosse un dio protoceltico. A lui si riferiscono più di cinquanta raffigurazioni e iscrizioni, soprattutto nella regione nord-orientale della Gallia. Cernunnos è anche associato al dio cornuto Wiccan nella moderna tradizione religiosa della Wicca, attraverso l’ ipotesi screditata del culto delle streghe .

In gallico , il nome Cernunnos è radicato nella parola karnon che significa “corno” o “corna”. Karnon è affine al latino cornu e al germanico * hurnaz , in ultima analisi dal proto-indoeuropeo *k̑r̥no- . L’etimo karn- “corno” appare in entrambi i rami gallico e galato del celtico continentale . Esichio di Alessandria glossa la parola galata karnon (κάρνον) come “tromba gallica”, cioè il corno militare celtico indicato come carnyx (κάρνυξ) da Eustazio di Tessalonica , che nota la campana a forma di animale dello strumento. La radice appare anche nei nomi dei sistemi politici celtici , tra cui i più importanti sono i Carnuti , che significa qualcosa come “i cornuti”, e in diversi nomi personali trovati nelle iscrizioni. 

La forma proto-celtica del teonimo è ricostruita come * Carno-on-os . L’ accrescitivo -on- è caratteristico dei teonimi, come in Maponos , Epona , Matronae e Sirona . Maier (2010) afferma che l’etimologia di Cernunnos non è chiara, ma sembra essere radicata nella parola celtica per “corno” o “corna” (come in Carnonos ).

“Cernunnos” è ritenuto da alcuni celtisti un oscuro epiteto di una divinità gallica meglio attestata; forse il dio descritto nell’interpretatio Romana come Mercurio o Dis Pater , che si ritiene condivida lo psicopompo o le associazioni ctonie di Cernunno . Il nome è comparso solo una volta con un’immagine, quando fu iscritto sui Nautae Parisiaci (i marinai dei Parisii , che erano una tribù dei Galli ).  Per il resto, variazioni del nome Cernunnos sono state trovate anche in un’iscrizione celtica scritta in caratteri greci a Montagnac, Hérault (come καρνονου, karnonou , nel caso dativo ). Si trova anche l’ aggettivo gallo-latino carnuātus , “cornuto”.


Il culto di Cernunnos in Gallia Cisalpina

A Caldera di Reno in provincia di Bologna, si trova una località chiamata Sacerno, famosa per essere il luogo in cui s’incontrarono, nel 43 a.C., Ottaviano Augusto, Marco Emilio Lepido e Marco Antonio, per stabilire la divisione dei territori appartenenti all’Impero Romano. Il toponimo Sacerno deriva da San Kerno dove Kerno sta per Cernunnos antico dio celtico adorato dai galli cisalpini qui stanziati il cui culto sopravvisse fino all’epoca cristiana. (Conduce Alberto Angela)

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Cernunnos (in Wikipedia)

Nella mitologia celtica, Cernunnos è un Dio della fecondità, della virilità, della caccia, della guerra, dell’abbondanza, degli animali, della natura selvaggia e anche della morte e dell’oltretomba. Come “Dio Cornuto”, Cernunnos fu una delle numerose divinità simili presenti in molte culture antiche. È associato alla figura Oltretombale del Dis Pater (3).

Origini

Dalle fonti archeologiche si sa che Cernunnos veniva adorato in Gallia, in Italia settentrionale (Gallia cisalpina) e sulla costa meridionale della Britannia. Sembra che il dio “cornuto” fosse comunque una divinità preceltica di origine sciamanica adorata in tutto il continente indoeuropeo. Interessante vedere alcune incisioni di epoca paleolitica e le rappresentazioni del proto-Paśupati (dio degli animali) del 3000 a.C. della Civiltà della valle dell’Indo. In quest’ultima, la divinità precedente a Shiva è rappresentata con molti attributi simili a Cernunnos e nella stessa posizione. Quella che probabilmente è la più antica immagine di Cernunnos si trova tra le Incisioni rupestri della Val Camonica, in Italia, e risale al IV secolo a.C., mentre la più conosciuta si trova sul famoso Calderone di Gundestrup della Danimarca pregermanica e risalente al I secolo a.C. costruito nell’odierna Bulgaria da artigiani celtici o seguendo questo stile, che testimonia l’interesse per questa divinità anche al di fuori del territorio gallico.

Nella religione gallo-romana, il suo nome è noto dal “Pilastro dei barcaioli” (Pilier des nautes), un monumento ora situato al Musée Nationale du Moyen Age a Parigi. Fu costruito da marinai celti all’inizio del I secolo d.C., dall’iscrizione (CIL XIII number 03026) probabilmente nell’anno 14, all’inizio del principato di Tiberio. Fu trovato nel 1710 nelle fondamenta della cattedrale di Notre-Dame sul sito di Lutetia, la civitas capitale della tribù celtica dei Parisii. Raffigura Cernunnos e altre divinità celtiche insieme a divinità romane come Giove, Vulcano, Castore e Polluce.

Il Pilier des nautes fornisce la prima evidenza scritta del nome della divinità. Ulteriori evidenze sono fornite da due placche identiche di metallo da Steinsel-Rëlent nel Lussemburgo, nel territorio della tribù celtica dei Treveri. Queste iscrizioni (AE 1987, 0772) si leggono Deo Ceruninco, “al Dio Cerunincos”. Infine, un’iscrizione gallica (RIG 1, number G-224) scritta in lettere greche da Montagnac (Hérault, Linguadoca-Rossiglione, Francia) si legge αλλετ[ει]υος καρνονου αλ[ι]σο[ντ]εας che ci dà il nome “Carnonos”.

Etimologia

Sulla iscrizione dei Parisii [_]ernunnos, la prima lettera fu cancellata, ma può essere agevolmente restituita in “Cernunnos” a causa della raffigurazione di un dio con le corna sotto il nome e dal fatto che in gallico, carnon o cernon significa “corno”. Similmente cern significa “corno” o “capo” in Antico Irlandese ed è etimologicamente affine al termine simile carn in Gallese e Bretone. Queste derivano dalla radice proto-indoeuropea *krno- che ha dato anche il latino cornu e germanico *hurnaz (dal quale l’inglese “horn”).

La stessa radice gallica si trova nei nomi di tribù come i Carnuti, i Carni e i Carnonaci e nel nome della tromba gallica da guerra, la carnyx. Perciò, la forma proto-celtica di questo teonimo può essere ricostruita o come *Cerno-on-os o come *Carno-on-os, entrambi col significato di “divinità maschile cornuta”. Il tema -on- si trova di frequente, ma non esclusivamente, nei teonimi (esempi: Map-on-os, Ep-on-a, Matr-on-ae, Sir-on-a).

Seguendo le leggi fonetiche celtiche, la forma romano-britannica di questo teonimo proto-celtico deve essere verosimilmente stata *Cernonos o *Carnonos, entrambe direttamente comparabili con la forma gallica Cernunnos.

Iconografia

Le raffigurazioni di Cernunnos sono notevolmente coerenti in tutto il mondo celtico. Il suo attributo più caratteristico è costituito dalle sue corna di cervo, ed è di solito raffigurato come un uomo maturo con barba e capelli lunghi. Indossa un torquis, un collare ornamentale usato dai Celti come segno di nobiltà. Egli spesso indossa altri torc ai polsi o appesi alle corna, e ha una borsa piena di soldi. Di solito viene raffigurato seduto a gambe incrociate, in una posizione che alcuni hanno interpretato come meditativa o sciamanica, sebbene possa riflettere soltanto il fatto che i Celti si accovacciavano quando cacciavano.

Cernunnos è quasi sempre raffigurato con degli animali, in particolare il cervo. È frequentemente associato anche con un animale particolare che sembra appartenere prima di tutto a lui: un serpente con le corna di un ariete. Questa creatura potrebbe essere una divinità essa stessa. Meno frequentemente, è associato anche con altri animali, compresi il toro (a Reims), il cane e il topo. A causa della sua frequente associazione con animali, gli studiosi spesso descrivono Cernunnos come “Signore degli animali” o “Signore del mondo selvatico”. A causa della sua associazione col cervo (un animale particolarmente cacciato) è anche descritto come “Signore della caccia”. È interessante che il Pilier des nautes lo colleghi con i marinai e con il commercio, suggerendo che egli fosse associato anche con la ricchezza materiale come dimostra anche la borsa con le monete del Cernunnos di Reims (Marne, Champagne, Francia) – nell’antichità, Durocortorum, la civitas capitale della tribù dei Remi – e il cervo che vomita monete proveniente da Niedercorn-Turbelslach (Lussemburgo) nel territorio dei Treveri.

Nel medioevo

Tracce del dio sopravvissero in epoca cristiana. Le tradizioni letterarie sia del Galles che d’Irlanda contengono allusioni a questo Dio, è stato infatti ipotizzato come sua ipostasi Arawn del Mabinogion, mentre in Bretagna il leggendario San Korneli (o Cornély) a Carnac ha gli attributi di Cernunnos. È stato ipotizzato che Sacerno, frazione di Calderara di Reno e conosciuta nel medioevo come San Chierno, derivi il suo nome da Kernumnos, poi deformato in San Cernumnos e San Chiernunnos, il cui culto locale è attestato dal ritrovamento di una lapide antica che lo raffigura. È stato anche ipotizzato che il mito inglese di Herne il Cacciatore sia un’allusione a Cernunnos, sebbene sembri che Herne sia una sopravvivenza delle credenze dei Sassoni, piuttosto che dei Celti, e sia menzionato per la prima volta nel 1597 nella commedia di William Shakespeare Le allegre comari di Windsor, Atto 4, Scena 4.

Neopaganesimo

Nella Wicca viene talvolta usata l’iconografia derivata dalla storica cultura celtica, compresa l’immagine di Cernunnos al quale si fa riferimento come il Dio Cornuto. Questa versione di Cernunnos è poco fondata, più che sul piano storico, sul piano del simbolismo fallico, fuso con elementi presi da Pan. Gli aderenti generalmente seguono per Cernunnos un ciclo di vita-fertilità-morte, sebbene la sua morte sia adesso posta solitamente a Samhain, la festività celtica del nuovo anno solitamente posta al 31 ottobre. Si deve notare, comunque, che la Wicca non è in alcun modo una esatta ricostruzione della religione e della cultura celtica, nonostante le pretese di alcuni Wiccan.

Influenza culturale

All’iconografia di Cernunnos si è ispirato il regista d’animazione Miyazaki per la figura dello Shishigami, divinità cervide che compare nel suo film Princess Mononoke. Viene rappresentato come personaggio negativo nel libro terzo della saga I segreti di Nicholas Flamel, l’immortaleI segreti di Nicholas Flamel, l’immortale – L’incantatrice. Viene raffigurato come una creatura feroce e primordiale, con zampe caprine e il volto di un uomo bellissimo, sormontato da palchi di cervo. Nella serie TV Pagan Peak il capo spirituale di una comunità neopagana austriaca utilizza il nickname Cernunnos per divulgare il proprio pensiero attraverso il web. Nella serie TV franco-belga Zone Blanche – Black Spot la figura di Cernunnos ne pervade tutto il racconto (2 stagioni per un totale di 16 puntate) pur non comparendo quasi mai. Tutta la trama si sviluppa nella piccola cittadina, fittizia, di Villefranche che sorge in mezzo ad una fitta foresta, e tra le montagne, foresta che è viva ed abitata da un essere che viene assimilato alla divinità celtica di cui ha le sembianze.

FONTE


Herne il Cacciatore

Herne il Cacciatore è un personaggio immaginario del folklore inglese; è un cavaliere fantasma nella zona della foresta di Windsor nella contea di Berkshire. Sulla testa ha le corna di un cervo.

La prima citazione letteraria è di William Shakespeare ne Le allegre comari di Windsor.

Ci sono numerose teorie che tentano di far risalire le origini di Herne ad una divinità pagana. Una teoria sostiene che derivi dal dio anglosassone Woden. Un’altra teoria afferma che è basato sul dio celtico Cernunnos.

Leggenda

Si dice che Herne fosse un cacciatore di re Riccardo II (1377-1399) nella Foresta di Windsor. Per salvare la vita del re dall’attacco di un cervo bianco, riportò una ferita mortale. Un mago del luogo lo guarì, ma gli mise sulla testa le corna dell’animale morto. In cambio Herne dovette rinunciare alle sue abilità di cacciatore. Gli altri cacciatori del re lo definirono un ladro. Di conseguenza perse il favore del re. Il giorno dopo fu trovato impiccato ad una quercia. Questa quercia è ad Home Park nel Castello di Windsor.

Caratterizzazione

Il fantasma di Herne appare con le corna di cervo, a volte sotto la Quercia di Herne, ma più spesso mentre cavalca accompagnato da altri cacciatori selvaggi e dalle anime catturate di chi ha incontrato nel suo viaggio. Le sue apparizioni sono infauste, specialmente per il paese e la famiglia reale. Ha un bagliore fosforescente ed è accompagnato da cani demoniaci, una civetta cornuta e altre creatura della foresta.

Quercia di Herne

Per molti anni la presunta localizzazione della Quercia di Herne è stata una questione di speculazioni e controversie locali. Alcune mappe dell’Ordinance Survey mostrano la quercia a nord di Frogmore House a Home Park, adiacente al Windosor Great Park. In genere si pensa che sia questo il sito in cui la quercia del tempi di Shakespeare fu abbattuta nel 1796. La regina Vittoria ne piantò un’altra in un sito differente, ma una tempesta la abbatté nel 1863 e dal legno furono scolpiti vari ricordi, tra cui uno stipo per la regina. Re Edoardo VII piantò l’attuale Quercia di Herne nel 1906.

Etimologia

Il nome Herne deriva dall’antico inglese hyrne o herne, “corno” o “angolo”.

Origini

Varie teorie sono state proposte per le origini della figura di Herne.

La Storia del Diavolo – Herne, il Dio cornuto dell’Ovest di R. Lowe suggerisce che Herne possa essere la versione in antico inglese del dio celtico Cernunnos. Herne è una figura localizzata che non si trova al di fuori del Berkshire e nelle regioni coperte un tempo dalla Foresta di Windsor. Al contrario prove del culto di Cernunnos sono state trovate solo nella regione di Parigi.

Nel Medioevo la Foresta di Windsor fu occupata dai pagani Angli che adoravano tra i loro dèi Woden, raffigurato con corna. Woden cavalca attraverso il cielo notturno con la Caccia selvaggia e si era impiccato ad una quercia per imparare il magico alfabeto runico. Non è improbabile che Herne derivi da Herian, un soprannome di Woden come capo degli uccisi (antico norreno Einherjar) e della Caccia Selvaggia. Un’altra figura associata alla Caccia Selvaggia era re Herla, una figura che si diceva essere Woden ma poi adattata come un re britannico, che si ricollega ad Herian e probabilmente a Herne.

Un’altra teoria afferma che Herne è collegato ad un certo Richiard Horne, uno yeoman durante il regno di Enrico VIII che fu sorpreso a cacciare di frodo nella foresta.

Letteratura

FONTE


Dis Pater

(3) Dite o Dis Pater è una divinità romana. Inizialmente considerato dio delle ricchezze del sottosuolo, finì per divenire il dio del sottosuolo ed essere così identificato con Plutone, l’equivalente di Ade nella mitologia greca.

In latino Dis (più raro Ditis) deriva da dis, ditis aggettivo contratto di dives, divitis cioè ricco. Il suo nome significa “il padre delle ricchezze”. Si identifica completamente con Pluto, nome accostato all’aggettivo greco ploutos, ricco.

Dante nella Divina Commedia chiama Dite la città interna dell’Inferno (sesto cerchio), dove sono puniti i peccati di malizia cioè quelli commessi volontariamente e non causati da una perdita di controllo. Dante usa Dite anche come nome per Lucifero. E Ugo Foscolo nel carme Dei Sepolcri parla del “limitar di Dite”, il regno dei defunti (v. 25).

Il poeta latino Virgilio nell’Eneide (libro VI; vv. 268- 269) scrive di Enea e della Sibilla Cumana che entrano nell’oltretomba: ” Sotto la notte sola, andavano oscuri per l’ombra / e per le vacue case di Dite e i suoi vani regni, /…”

  • Marco Tullio Cicerone, De natura deorum II, 66

«La totalità della sostanza terrestre considerata nella pienezza delle sue funzioni fu invece affidata a Dis Pater che è lo stesso che dire Dives (il ricco), il Ploutos dei Greci; denominazione giustificata dal fatto che ogni cosa ritorna alla terra e da essa trae origine. A Dis Pater si ricollega Proserpina (il nome è di origine greca, trattandosi di quella dea che i Greci chiamano Persefone) che simboleggerebbe il seme del frumento e che la madre avrebbe cercata dopo la sua scomparsa…»

FONTE


Cernunnos: Horned God of the Celts

Cernunnos is one of the most enigmatic and fascinating figures in Celtic mythology. Depicted as a horned god, he was worshipped by the ancient Celts throughout much of Europe.

In this article, we will explore the myths and legends associated with Cernunnos, and examine the many roles he played in Celtic religion and society.

Who was Cernunnos?

Cernunnos was a god of the Celts, who were an ancient people that inhabited much of Europe during the Iron Age. He is depicted as a horned figure, often holding a torque, or twisted metal necklace, and accompanied by various animals, such as stags, bulls, and serpents. Despite his popularity, little is known about Cernunnos and his exact role in Celtic religion and society remains a matter of debate among scholars.

The Horned God

The image of the horned god is one of the most distinctive and enduring symbols of the Celts. The horns are typically those of a stag, and they represent the god’s connection to the natural world and his role as a protector of the forest and its inhabitants. The image of the horned god was popular throughout much of Europe, and it is believed that different local deities were often conflated with Cernunnos.

One of the most famous depictions of Cernunnos is the Gundestrup Cauldron, a large silver vessel that was discovered in Denmark in the 19th century. The cauldron is thought to date back to the 2nd or 1st century BCE, and it is covered in intricate carvings that depict scenes from Celtic mythology, including a horned figure who is believed to be Cernunnos. The cauldron is now housed in the National Museum of Denmark in Copenhagen, where it is one of the most popular exhibits.

The Protector of the Forest

One of the key roles of Cernunnos was that of a protector of the forest. The Celts believed that the forests were inhabited by various spirits and deities, and it was important to maintain a good relationship with these beings in order to ensure the prosperity and fertility of the land. Cernunnos was seen as a powerful guardian of the forest, who could protect the Celts from harm and bring them good fortune.

The connection between Cernunnos and the forest is reflected in his iconography, which often includes images of animals and plants that are associated with the woodland. The horned god is often shown surrounded by stags, bulls, and other creatures, and he is sometimes depicted holding a snake, which may symbolize the regenerative powers of the earth. In some depictions, Cernunnos is also shown with antlers, which further emphasize his connection to the natural world.

The God of Fertility

Another important role of Cernunnos was that of a god of fertility. The Celts believed that the land was imbued with a powerful life force, which could be harnessed through ritual and sacrifice. Cernunnos was seen as a key figure in this process, and it was believed that he could grant blessings of fertility and abundance to those who worshipped him.

The connection between Cernunnos and fertility is reflected in his many depictions with animals. The stag, in particular, was seen as a symbol of virility and strength, and was often associated with the horned god. In some images, Cernunnos is shown holding a horned serpent, which may symbolize the regenerative powers of nature.

The God of the Underworld

One of the most intriguing aspects of Cernunnos is his connection to the underworld. In some Celtic myths, Cernunnos is depicted as a god who holds the key to the land of the dead, and who is able to move freely between the worlds of the living and the dead. This association with the underworld has led some scholars to suggest that Cernunnos may have been a psychopomp, or a guide for the souls of the dead.

The connection between Cernunnos and the underworld is reflected in his iconography, which often includes images of serpents and other creatures that were associated with the underworld. In some depictions, he is shown with horns that curl downwards, which may symbolize his descent into the underworld. It is also possible that Cernunnos may have been associated with the concept of rebirth, as his role as a god of fertility and regeneration suggests.

The Worship of Cernunnos

The worship of Cernunnos was an important part of Celtic religion, and he was venerated throughout much of Europe during the Iron Age. Although little is known about the specific rituals and practices associated with Cernunnos, it is believed that he was worshipped in sacred groves and other natural locations.

One of the most famous sites associated with the worship of Cernunnos is the Pillar of the Boatmen, a Roman-era monument that was discovered in Paris in the 18th century. The pillar is covered in intricate carvings that depict various gods and mythological scenes, including a horned figure who is believed to be Cernunnos. The pillar is now housed in the Musée National du Moyen Âge in Paris, where it is one of the most popular exhibits.

The Legacy of Cernunnos

Despite the fact that much of the specific details of the worship of Cernunnos have been lost to time, his legacy continues to be felt in the modern world. The image of the horned god has been adopted by various modern pagan and neo-pagan groups, who see him as a symbol of nature, fertility, and rebirth. In particular, Cernunnos has become an important figure in the neo-pagan movement known as Wicca, where he is often seen as a key figure in the seasonal cycle of the year.

In addition to his influence on modern religious movements, Cernunnos has also had an impact on popular culture. The image of the horned god has appeared in numerous books, films, and other works of art, where he is often portrayed as a mysterious and powerful figure with a deep connection to the natural world.

Conclusion

Cernunnos remains one of the most enigmatic figures in Celtic mythology, and his exact role in the religion and society of the Celts remains a matter of debate among scholars. However, it is clear that he played a key role in Celtic religion, as a god of the forest, fertility, and the underworld. His enduring popularity is a testament to the power and resilience of the ancient Celtic culture, and to the enduring appeal of the natural world and its many mysteries.

FONTE


Chi era il Dio Cervo dei Celti?

Cernunnos, il dio dalle corna di cervo, è probabilmente la più nota e familiare tra le figure del pantheon celtico. Il suo aspetto cosi caratteristico ha contribuito a renderlo particolarmente popolare, eppure in realtà si tratta di una divinità della quale conosciamo ancora molto poco, il cui profilo generale trasmesso da molte pubblicazioni divulgative è frutto soprattutto di congetture ed esemplificazioni, a partire dal nome…

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CHI ERA IL DIO CERVO DEI CELTI?

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00:00 – Introduzione

01:12 – Evidenze Epigrafiche

03:13 – Iconografia Celtica

05:16 – Iconografia Galloromana

06:57 – Cernunnos al femminile

07:45 – Cernunnos Celtibero?

08:51 – La funzione di Cernunnos

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UN DIO CELTICO

La studiosa Miranda J. Green nel suo “Dizionario di Mitologia celtica” non esita a individuare una relazione particolare tra i celti e gli animali cacciati: “Gli animali selvatici della foresta – in particolare cervi, cinghiali e orsi – erano associati a divinità specifiche, e compaiono tutti in una serie di immagini che alludono alla caccia”.

Fra questi, il cervo sembra essere il più importante, al punto da trovarlo associato a un dio: Cernunnos. In alcune rappresentazioni, come il Calderone di Gundestrup, la divinità si presenta con in testa delle corna di cervo. Accanto a lui, sono riconoscibili un cervo, un serpente con corna d’ariete e altri animali. Cernunnos, il dio con le corna, nella mitologia celtica, è un dio degli animali, della foresta, della fecondità.

Miranda aggiunge un collegamento fra cervo e bosco: “Il cervo, con le sue potenti corna, aveva delle affinità con gli alberi dai lunghi e ampi rami; il parallelismo era esaltato dal fatto che le corna crescono in primavera e cadono in autunno, proprio come le foglie”.

Il cervo, dunque, è presente nella cultura simbolica celtica con delle peculiarità che ne accentuano il carattere: “È veloce, sessualmente vigoroso e aggressivo nella stagione degli amori. È il re della foresta e la ramificazione delle corna rispecchia lo sviluppo rigoglioso degli alberi nel bosco”.

Di conseguenza, anche al nostro animale vengono attribuiti dei significati simbolici: “Complessivamente esso sembra essere un emblema della fertilità, della ricchezza della foresta, della velocità e del prestigio”.

FONTE