Eventi accaduti domenica scorsa mi hanno portato a scrivere questa riflessione. Che condivido nella speranza ne derivi, in pvt o sui social, un dibattito costruttivo.
Alla fiera della mela di Caprie ho osservato che c’era solo una banchetto che proponeva coltelli fatti a mano, con la lama di acciaio ottenuta dalle balestre dei vecchi ammortizzatori delle auto e il manico intagliato nel legno o nell’osso.
Praticamente tutti gli altri banchetti proponevano prodotti in resina, delle stampanti tridimensionali o degli incisori laser, variamente adattati alla creatività dell’artista/artigiano.
Poi arrivo a casa e vedo il video su YouTube che inserisco qui sotto:
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Salvo le mani a sei dita (sull’argomento puoi leggere questo interessante articolo) si tratta di un elaborato di qualità eccezionale. E’ innegabile.
Se un team di sviluppo avesse dovuto immaginare le ambientazioni, i personaggi, i mezzi e gli accessori e poi disegnarli e animarli… da quanti soggetti avrebbe dovuto essere composto e per quanti giorni effettivi di alacre lavoro?
Senza considerare il “a quale costo” e “con quale livello qualitativo di risultato”?
Qui ha girato un motore IA per qualche minuto. Punto.
Cosa accadrà quindi molto presto?
Quale destino per gli artisti/artigiani che possiamo definire “tradizionali”?
E quale futuro per i creativi 5.0 e oltre?
Se ripercorro la mia esperienza esistenziale vedo prima una ventina di anni nel mondo dell’agricoltura e dell’artigianato. Poi oltre una trentina in quello del diritto (criminologia e responsabilità civile) e -parallelamente- in quello dell’informatica/elettronica. Giunto al mezzo secolo di vita, potendo raccogliere i frutti seminati in passato negli studi giuridici e informatici (che, ai miei livelli e rimanendo nel solco tracciato, necessitano solo più di un costante e puntuale aggiornamento) ho volutamente tornare alle origini per approfondire nozioni e pratiche del mondo naturale: riconoscere un fungo, potare un albero, far crescere un orto o seguire un’arnia non è infatti assolutamente cosa semplice e scontata. Soprattutto se non puoi contare su un nonno che ti trasmette con passione il patrimonio culturale accumulato in tutta la sua esistenza e tramandatogli, a sua volta, dai suoi avi.
Ma mentre io spengo la tavoletta grafica per riprendere in mano matite, chine e pennelli. Mentre cerco di tornare a scrivere con penna e pennini invece di utilizzare la tastiera del pc. Mentre mi ingegno per distillare un liquore o fermentare una birra utilizzando metodi più tradizionali e meno “chimici” possibile… nel mondo stanno proliferando sempre più (e siamo solo all’inizio!) soggetti che si fanno scrivere e/o tradurre libri o elaborare grafiche e video dall’intelligenza artificiale. In tempi rapidissimi, spesso senza alcuna nozione in materia (prima ancora del tocco o della sensibilità artistica!) e con risultati eccezionali.
Ora voglio cercare di non essere un “protezionista conservatore di atavici privilegi”. Il “druido” che teme la caduta della sua torre eburnea.
Proprio ieri sera leggevo che con le “lettere da corsa” date da Elisabetta I ai pirati anglosassoni, olandesi e francesi (appunto, i “corsari”) autorizzati ad attaccare le navi spagnole e portoghesi nell’Atlantico, incassava praticamente per ogni sortita l’equivalente di un anno di tasse raccolte in patria (al netto del fifty-fifty del bottino con il comandante della nave!). Quindi i capitali alla base di quello che sarà il più grande impero della storia umana non sono stati accumulati certo da scienziati, giuristi, filosofi e poeti… e così il futuro di tutti sarà probabilmente determinato ancora una volta da soggetti che non hanno seguito i percorsi di istruzione, carriera lavorativa e famiglia istituzionali della nostra cultura, ma da qualcuno che -desideroso di migliorare la sua condizione esistenziale nel più rapido tempo possibile- si troverà nel luogo giusto, al momento giusto e risponderà all’esigenza contingente con una soluzione semplice, economica e funzionale.
E voglio anche evidenziare che con l’età, se da una parte comprendi sempre meglio le connessioni concettuali e la visione d’insieme delle problematiche (il che ti permette di elaborare soluzioni più rapide, efficienti, durature ed equilibrate), dall’altra (quasi per tutti) la memoria perde i colpi e l’attenzione scema. Problematica di cui invece l’intelligenza artificiale, se ha algoritmi ben scritti alla sua base, non soffrirà mai. Anzi: più dati accumula, più la potenza di calcolo aumenta, più le risposte saranno complete e precise oltre ogni possibilità umana.
Ritorno quindi ai quesiti iniziali:
Cosa accadrà quindi molto presto?
Quale destino per gli artisti/artigiani di alto livello che possiamo definire “tradizionali”? Superati e cancellati o valorizzati come non mai negli ultimi decenni?
E quale futuro per i creativi 5.0 di alto livello? Godranno di ricchezze immense ma finiranno con un colpo di archibugio 6.0 in fronte o con il fegato spappolato dal rhum?
Una risposta senza tempo è “ai posteri l’ardua sentenza”.
Per gli altri invece (diciamo artisti e artigiani di medio livello) vedo un’integrazione progressiva con la tecnologia: se penso a me stesso, per esempio, ho già integrato colture e allevamento con sensori e telecamere che comunicano in cloud. L’interazione con l’i.a. è dietro l’angolo ma, in questo caso, non credo che possa far altro che migliorare la qualità dei risultati.
Voi cosa pensate?