Il primo articolo di approfondimento della nuova sezione del “BroomGulf” “WILD EREMO” lo dedico ai ricci. Animali adorabili che da sempre ci accompagnano discretamente. Nel giardino di Hoikos da almeno 10 anni Arihanna e Margot hanno creato un rapporto speciale con un soggetto di questa famiglia, ribattezzato “Richie”. Appena troverò il tempo vi racconterò un po’ di aneddoti!

 

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Gli Erinaceini (Erinaceinae), comunemente noti come ricci sono una sottofamiglia della famiglia degli Erinaceidi.

Tutti i ricci sono dotati di aculei, che sono peli modificati e resi rigidi dalla presenza di cheratina. In un adulto la loro lunghezza è circa 2–3 cm e il numero medio intorno a 5 000. La tipica strategia di difesa dei ricci consiste nell’appallottolarsi spingendo gli aculei verso l’esterno. Tale protezione è utile anche in caso di caduta: gli aculei, infatti, sono utilizzati dall’animale per attutire il colpo. Nonostante questo bisogna fare attenzione a non danneggiarli: sono infatti molto delicati, soprattutto negli esemplari giovani. I ricci cuccioli pesano 150 grammi circa.

Letargo

Il letargo inizia in autunno per terminare in primavera, orientativamente fra ottobre e maggio. In questa fase il riccio trova riparo tra le foglie secche o in una tana ben riparata dalle intemperie dell’inverno. Durante il letargo l’animale sopravvive grazie alle riserve di grasso per riscaldarsi e cibo per nutrirsi, accumulati nella bella stagione. Non è insolito, però, che in una tiepida giornata d’inverno si possa incontrare un riccio in cerca di cibo prima di ritornare nel sonno stagionale.

Distribuzione ed ecologia

Il riccio è un animale insettivoro, che segue una dieta prettamente onnivora. Le varie specie sono diffuse in Europa, Asia e Africa. La sua dieta include insetti, lumache, rane, uova di uccelli e vari vegetali. Può arrivare a mangiare uccelli di piccola taglia, topi e serpenti. Nell’alimentazione di ricci africani, sempre più diffusi come animali da compagnia, è consigliabile alternare insetti, parte essenziale della loro dieta, verdura, carne cotta o cruda (solo se specifica per alimentazione BARF). Devono essere evitati insaccati, latte e derivati poiché il riccio è privo dell’enzima lattasi, così come agrumi e frutta secca, tutti alimenti di cui va molto ghiotto ma sconsigliati per la sua salute.

Rapporto con l’uomo

I ricci sono animali in grado di affezionarsi alle persone e in alcuni casi arrivano a riconoscere negli uomini i propri genitori. I ricci domestici amano giocare con scatole, ruote e palline. In Italia è però vietato dalla legge mantenere in cattività un riccio selvatico. È previsto che possa essere invece soccorso e trattenuto per brevi periodi in caso di necessità, come nel caso venga visto vagare durante le stagioni fredde. Il riccio, infatti, può superare il letargo solo raggiunti gli 800 grammi di peso. È difficile, infatti, che un giovane riccio di 350-400 grammi riesca a superare il periodo di letargo. Il rischio concreto è che muoia di inedia.

FONTE


Erinaceus europaeus

Il riccio comune, talvolta detto anche riccio europeo (Erinaceus europaeus), è un mammifero della famiglia Erinaceidae, spesso impropriamente chiamato porcospino (che invece fa riferimento all’istrice). Il riccio presenta caratteristiche morfologiche arcaiche (come la formula dentaria e la conformazione del cervello) che lo accomunano ai primi mammiferi comparsi sulla Terra al termine del Cretaceo, rispetto ai quali non si è differenziato di molto: nel corso di milioni di anni ha solamente evoluto il caratteristico rivestimento di aculei.

Biologia

Il riccio è un animale esclusivamente notturno: si pensa che le abitudini notturne non siano tanto una necessità dettata da esigenze di difesa, in quanto la cortina di aculei di cui dispongono li rende praticamente invulnerabili ai predatori, quanto piuttosto di un adattamento allo stile di vita delle proprie prede, che sono molto più abbondanti durante la notte. Nonostante appaia un animale goffo e generalmente si muova lentamente, il riccio è in grado di correre velocemente e si dimostra anche un ottimo nuotatore.
Durante il giorno riposa nascosto nella sua tana, costituita solitamente da una cavità del suolo posta nel sottobosco, fra i tronchi e le foglie cadute. Durante la notte esce alla ricerca di cibo, percorrendo tragitti sempre uguali: non teme di attraversare spazi aperti in quanto è ben protetto dalla corazza di aculei.
In una notturna i ricci percorrono 1-3 km, muovendosi in territori di caccia che possono estendersi fino a 30-100 ettari (da 300.000 m² a 1 km²). Le femmine, che si spostano più lentamente, hanno campi d’azione massimi di una decina d’ettari di superficie (100.000 m²). Generalmente, gli esemplari che vivono in ambienti aperti si muovono di più rispetto a quelli che si stabiliscono in aree boschive o riparate. Durante l’estate cambia dalle 20 alle 30 volte tana.

Quando un riccio incontra un possibile pericolo, normalmente, reagisce immobilizzandosi e drizzando gli aculei sul dorso. Poi, se l’intruso lo tocca, si appallottola su se stesso. In questo procedimento, il riccio è aiutato da una fascia muscolare sulla schiena che, contraendosi, va a stringersi in un sacco cutaneo tutto il corpo e gli arti. L’aggressore si trova così dinnanzi un’impenetrabile cortina di spine: questa tattica, tuttavia, risulta inefficace con le volpi, che urinando sull’animale appallottolato lo costringono ad uscire dalla corazza, per poi finirlo mordendolo sul delicato muso, e con le automobili, di fronte alle quali l’animale si appallottola, venendo inevitabilmente travolto ed ucciso. Sono infatti fra i due ed i tre milioni i ricci che ogni anno perdono la vita in questo modo mentre attraversano le strade, tanto che nel Regno Unito le popolazioni di riccio vengono monitorate contando il numero di carcasse ritrovate su alcune delle strade più frequentate sia dagli autisti che da questi animali.

Il riccio ha abitudini solitarie e scontrose: tende generalmente ad evitare i contatti coi conspecifici, dei quali avverte la presenza con l’udito o l’olfatto, mentre nel percepire l’avvicinarsi di un estraneo va subito in allerta. Tuttavia, in caso di contatto i ricci non disdegnano lo scontro diretto, che viene risolto in base alle dimensioni ed all’età degli esemplari.

Durante i mesi invernali (fra ottobre ed aprile), il riccio è solito cadere in letargo: tale operazione risulta però piuttosto rischiosa per l’animale, in quanto nel caso in cui esso non abbia accumulato una quantità di grasso corporeo sufficiente nel corso della bella stagione, potrebbe morire per inedia. Ciò succede soprattutto agli esemplari giovani. In casi di freddo estremo, l’animale (la cui temperatura corporea scende dai 35 °C soliti ai 10 °C, mentre i battiti cardiaci calano da 190 a 20 al minuto) può anche uscire dal letargo per andare alla ricerca di cibo. Per il letargo, il riccio raccoglie una buona quantità di muschio e foglie secche che fungeranno da giaciglio.

L’aspettativa di vita media in natura è di circa 3 anni, sebbene possano raggiungere gli 8 anni di età in assenza di pericoli e soprattutto se tenuti lontani dalle strade. In cattività possono vivere fino a 10 anni.

Alimentazione

Per la variegata dieta che assume, è un animale onnivoro.

L’alimentazione del riccio si basa su invertebrati di vario tipo, su uova e nidiacei, rettili ed anfibi; non disdegna nemmeno di mangiare piccoli mammiferi, soprattutto topi, di cui è considerato un cacciatore spietato in quanto uccide gli adulti e dissotterra i nidi per nutrirsi dei piccoli.

La credenza che i ricci si nutrano prevalentemente di vipere si rivela fondata solo in casi eccezionali: l’animale non teme infatti i morsi velenosi, in quanto i denti veleniferi sono più corti degli aculei e raramente riescono a penetrare il rivestimento di peli ispidi che protegge l’animale.

In caso di necessità, i ricci mangiano senza problemi anche ghiande, bacche, frutta nutrendosi in casi estremi anche di foglie.

Il latte vaccino è un veleno per i ricci: non potendo digerire il lattosio, esso provoca in loro forti diarree, che conducono alla morte dell’animale.

Riproduzione

La gestazione può durare dai 30 fino ai 50 giorni e il numero di piccoli che nascono può variare da 1 a 9. Il parto avviene nel periodo fra maggio e ottobre, ma se la femmina si riproduce in anticipo potrà partorire due volte. Il pene del maschio è piccolo ed aderente al corpo, tranne nel periodo dell’accoppiamento, mentre la vagina della femmina è posta all’estremità posteriore dell’addome ed in entrambi i sessi si trovano cinque coppie di capezzoli. Dopo il rituale del corteggiamento, nel quale il maschio mordicchia gli aculei della femmina, questa abbassa gli aculei e la penetrazione avviene con il maschio sul dorso. I piccoli nascono già con gli aculei, ricoperti però da una membrana per proteggere la madre durante il parto; dopo 36 ore questi primi aculei saranno sostituiti da un nuovo mantello sviluppatosi all’interno e da un ulteriore terzo mantello che sostituirà definitivamente i primi due. Dopo un mese e mezzo, i piccoli rassomigliano completamente agli adulti.

Rapporti con l’uomo

Nell’antica Roma, il riccio veniva allevato per la sua carne; inoltre il pelo aculeato del dorso veniva utilizzato per cardare la lana e come componente dei frustini per spronare i cavalli e per svezzare i vitelli. Col tempo, la fitta copertura di aculei ha fatto sì che il riccio venisse accostato ai capelli, infatti le ceneri di questi animali, mischiate alla resina ed applicate sulla testa, erano ritenute erroneamente un rimedio contro la calvizie.

Attualmente il riccio è una specie protetta dalle leggi italiane, pertanto non si può né cacciare, né detenere in cattività.

FONTE


Approfondimento:

Il riccio e la sua simbologia