Nella preistoria era una necessità, poi è diventato una convinzione filosofica, una moda e infine un consiglio medico. Il vegetarianismo, tra alti e bassi e molti fan celebri.

Nel 2000 in Italia gli adepti della dieta verde erano un milione e mezzo, oggi sono circa 4 milioni e nel 2050, secondo l’istituto di ricerca Eurispes, saranno 30 milioni: un aumento vertiginoso nell’arco di pochissimo tempo.
Eppure non si tratta di un fenomeno nuovo. Anzi, a ben vedere, come racconta Giuliana Lomazzi nel n. 63 di Focus Storia, i nostri più antichi progenitori erano vegetariani, anche se più per forza che per scelta.

RACCOGLITORI. Durante la preistoria, quando l’uomo si cibava di quello che la natura offriva, la dieta era a base di frutta, erbe e radici. Poi qualcuno cominciò a cibarsi di carogne o di animali uccisi nelle prime battute di caccia.
I ritrovamenti fortunati, però, non erano all’ordine del giorno, e la caccia era pur sempre un rischio. Così il consumo di carne tra i cacciatori-raccoglitori rimase a lungo marginale: alleati decisivi furono prima l’uso di strumenti per squartare le carogne e poi il fuoco, che contribuì alla digeribilità della carne.
Con l’inizio dell’allevamento, circa diecimila anni fa, arrivò infine la svolta. Fin dallo sviluppo delle prime civiltà l’uomo fu onnivoro, cosa che facilitò la sopravvivenza, ma solamente dopo avere imparato a coltivare la terra e ad allevare animali vennero le prime città organizzate, una società più complessa e il pensiero religioso.

ANIMALISTI. L’uomo cominciò a riflettere sulle sue scelte alimentari e fu allora che si sentirono i primi vagiti del vegetarianismo. La ragione principale che spingeva a diventare vegetariani era di tipo etico-filosofico: la convinzione che sia sbagliato far soffrire e uccidere gli animali.

Queste convinzioni attecchirono sorpattutto nel subcontinente indiano, dove l’ahimsa (la non-violenza, cavallo di battaglia di Gandhi) è un principio fondante delle sue principali religioni: induismo, buddismo e giainismo.
Per costoro, l’idea del rispetto per la vita animale, la compassione per tutte le creature e l’astensione dal consumo di carne sono considerate premesse indispensabili per raggiungere la saggezza. Inoltre, secondo la teoria della reincarnazione (o “metempsicosi”) dopo la morte ogni anima trasmigra in un altro corpo, animali compresi.
ETÀ DELL’ORO. Basta però fare pochi passi indietro nel tempo per scoprire che anche in Occidente, nella Grecia del VI secolo a.C., ci fu un’ondata di misticismo che sfociò nel rifiuto di mangiare carne (anche se non lasciò influssi duraturi come accadde più avanti in India).
Accadde quando si diffusero le idee dell’orfismo, un movimento mistico che attraverso la purificazione del corpo voleva allontanarsi dalla condizione umana e avvicinarsi a quella divina.
Gli adepti dei culti orfici, che credevano nella trasmigrazione delle anime, conducevano una vita sobria ed evitavano qualsiasi cibo di origine animale, rifiutando carne, uova e persino la lana per gli indumenti.

BENESSERE. Il più convinto nell’opporsi all’abitudine di cibarsi di animali fu il filosofo greco Pitagora (575-495 a.C.). Non a caso, i seguaci del vegetarianismo furono detti “pitagorici” fino all’800. Solo allora, in Inghilterra, si cominciò a parlare di vegetariani, derivato dall’inglese vegetable (“verdura”).
Cinque secoli dopo Pitagora, anche il poeta latino Ovidio riteneva che la natura offrisse frutti a sufficienza per tutti. E più tardi altri filosofi, come Plutarco (I secolo), si opposero all’uccisione di animali, mentre il filosofo Porfirio (233-305) nel suo trattato Sull’astinenza dalle carni degli animali condannò i sacrifici rituali e paragonò i carnivori a cannibali: riteneva gli animali dotati di intelligenza e per questo nostri pari. Ma rimasero voci isolate.
Per la Chiesa infatti il vegetarianesimo era un segnale di eresia: gli adepti dell’eresia càtara, per esempio, si astenevano da ogni tipo di alimento associato al grasso animale, uova comprese. Ciò che spingeva i càtari verso le verdure non era però l’amore verso le altre creature di Dio, ma la convinzione che gli animali fossero creature di Satana e il desiderio di purificarsi privandosi di quel cibo immondo.
Ancora nel ’500 poche voci si levavano fuori del coro. Una era quella del genio rinascimentale Leonardo da Vinci, che affermava “verrà il tempo in cui giudicheremo il mangiare gli animali nello stesso modo in cui oggi giudichiamo il mangiare i nostri simili: il cannibalismo“.

IL SALUTISMO. Negli stessi anni mossero i primi passi le argomentazioni salutistiche, e non solo etiche, del vegetarianismo: è su quell’onda che in Europa sempre più medici promossero la dieta vegetariana. Quando però a fine ’700 in Inghilterra, e nel secolo successivo in Europa, ebbe inizio l’era industriale, la dieta cambiò radicalmente.

Il lavoro nelle fabbriche indusse molti a vivere lontano dalle campagne e aumentò il cibo di produzione industriale, facilmente trasportabile: il consumo di carne crebbe, sponsorizzato anche da nuove generazioni di medici.
GRAN RITORNO. Questi cambiamenti provocarono una controrivoluzione, da cui maturò la Lebensreform, la “riforma della vita”, nata in Germania a fine ’800 e che, all’inizio del secolo successivo, fece nascere in Svizzera, sul Lago Maggiore, la comunità di Monte Verità.
Alla comunità aderirono adepti della teosofia (una corrente filosofica spiritualista), naturisti, seguaci delle medicine naturali e artisti. Lo stile anticonformista di Monte Verità (erano anche favorevoli al nudismo) attirò da ogni dove molti vip, come la ballerina statunitense Isadora Duncan.
Una dieta solo vegana è salutare? Secondo l’Università di Harvard le diete vegetariane e vegane possono essere sane, anche se a volte difettano di alcuni nutrienti. A volte sono carenti di proteine, calcio, ferro e vitamina B12 (importante nei bambini per lo sviluppo neurologico). Molti di questi nutrienti si trovano in uova e latticini, se siete vegetariani, e da fonti vegetali, se siete vegani. Ma potrebbe essere necessario integrarli nella dieta. |
VEGANI O VEGETARIANI? Oggi le motivazioni etiche si intrecciano con quelle mediche e ambientali: gli allevamenti intensivi sono responsabili di un’importante fetta delle emissioni di gas serra e le monocolture di cereali per i mangimi hanno costi energetici enormi.
Molte ricerche confermano inoltre che l’eccesso di carne rossa è nocivo e che la dieta vegetariana è più sana.
A ciò si aggiunga un’aumentata sensibilità animalista a tutti i livelli. Non sarà allora che, come aveva previsto Leonardo, è forse giunto il momento di diventare tutti vegetariani?
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