Questo testo è eccezionale, lo ascolto da oltre 20 anni ed ogni volta trovo un nuovo significato tra le sue parole…

Questa mattina su Radio Deejay ho riascoltato il brano “Accetta il consiglio“. Non so se ve ne ricordate ma si tratta del monologo finale del film “The Big Kahuna” con Danny De Vito. Il testo è stato riadattato in italiano da Linus, direttore di Radio Deejay, e recitato dal doppiatore di De Vito Giorgio Lopez. In realtà Linus, in alcune interviste, aveva dichiarato di essersi ispirato ad un articolo del Chicago Tribune pubblicato nel 1997 da Mary Schmich conosciuto come “Wear Sunscreen o Sunscreen Speech“. Nella sua versione inglese era già stato messo in musica da Baz Luhrmann con la voce di Lee Perry.

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Accetta il consiglio.
Goditi potere e bellezza della tua gioventù. Non ci pensare.
Il potere di bellezza e gioventù lo capirai solo una volta appassite.
Ma credimi tra vent’anni guarderai quelle tue vecchie foto.
E in un modo che non puoi immaginare adesso.
Quante possibilità avevi di fronte
e che aspetto magnifico avevi!
Non eri per niente grasso come ti sembrava.
Non preoccuparti del futuro.
Oppure preoccupati ma sapendo che questo ti aiuta quanto masticare un chewing-gum per risolvere un’equazione algebrica.
I veri problemi della vita saranno sicuramente cose che non ti erano mai passate per la mente, di quelle che ti pigliano di sorpresa alle quattro di un pigro martedì pomeriggio.
Fa’ una cosa ogni giorno che sei spaventato: canta!
Non essere crudele col cuore degli altri.
Non tollerare la gente che è crudele col tuo.
Lavati i denti.
Non perdere tempo con l’invidia: a volte sei in testa, a volte resti indietro.
La corsa è lunga e, alla fine, è solo con te stesso.
Ricorda i complimenti che ricevi, scordati gli insulti.
Se ci riesci veramente, dimmi come si fa…
Conserva tutte le vecchie lettere d’amore,
butta i vecchi estratti-conto.
Rilassati!
Non sentirti in colpa se non sai cosa vuoi fare della tua vita.
Le persone più interessanti che conosco a ventidue anni non sapevano che fare della loro vita.
I quarantenni più interessanti che conosco ancora non lo sanno.
Prendi molto calcio.
Sii gentile con le tue ginocchia,
quando saranno partite ti mancheranno.
Forse ti sposerai o forse no.
Forse avrai figli o forse no.
Forse divorzierai a quarant’anni.
Forse ballerai con lei al settantacinquesimo anniversario di matrimonio.
Comunque vada, non congratularti troppo con te stesso,
ma non rimproverarti neanche: le tue scelte sono scommesse,
come quelle di chiunque altro.
Goditi il tuo corpo,
usalo in tutti i modi che puoi,
senza paura e senza temere quel che pensa la gente.
E’ il più grande strumento che potrai mai avere.
Balla!
Anche se il solo posto che hai per farlo è il tuo soggiorno.
Leggi le istruzioni, anche se poi non le seguirai.
Non leggere le riviste di bellezza:
ti faranno solo sentire orrendo.
Cerca di conoscere i tuoi genitori,
non puoi sapere quando se ne andranno per sempre.
Tratta bene i tuoi fratelli,
sono il miglior legame con il passato
e quelli che più probabilmente avranno cura di te in futuro.
Renditi conto che gli amici vanno e vengono,
ma alcuni, i più preziosi, rimarranno.
Datti da fare per colmare le distanze geografiche e gli stili di vita,
perché più diventi vecchio, più hai bisogno delle persone che conoscevi da giovane.
Vivi a New York per un po’, ma lasciala prima che ti indurisca.
Vivi anche in California per un po’, ma lasciala prima che ti rammollisca.
Non fare pasticci con i capelli: se no, quando avrai quarant’anni, sembreranno di un ottantacinquenne.
Sii cauto nell’accettare consigli,
ma sii paziente con chi li dispensa.
I consigli sono una forma di nostalgia.
Dispensarli è un modo di ripescare il passato dal dimenticatoio,
ripulirlo, passare la vernice sulle parti più brutte
e riciclarlo per più di quel che valga.
Ma accetta il consiglio… per questa volta.

Di seguito il monologo originale tratto dal film The Big Kahuna con Danny De Vito e Kevin Spacey.

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Nel 1997 il Chicago Tribune pubblicò un articolo di Mary Schmich intitolato “Advice, like youth, probably just wasted on the young”: era un inno alla vita e al godere della giovinezza. Fu un discorso talmente illuminante e ispirante che il regista Baz Lurhmann (Moulin Rouge; Romeo+Giulietta) si mise in contatto con la giornalista per chiederle di trasformare il pezzo in una canzone. Nacque così “Wear sunscreen”, connubio tra il testo della Schmich e una ritmata base musicale, usato poi all’epilogo di The Big Kahuna (John Swanback, 2000), rendendolo così uno tra i più profondi e ragguardevoli monologhi cinematografici.
Il titolo del film fa riferimento a un pesce di dimensioni notevoli, il Big Kahuna, termine usato metaforicamente per indicare una persona con qualifica aziendale ai più alti vertici d’azienda che, se adescato nella propria rete commerciale, può divenire il punto di svolta nelle carriere di “pesci più piccoli”. Delegati dalla loro ditta di lubrificanti, il cinico Larry (Kevin Spacey), il saggio Phil (Danny DeVito) e il casto Bob (Peter Facinelli) attenderanno l’arrivo del loro “pesce grosso” in una stanza d’albergo di Wichita, intrattenendosi con dialoghi e riflessioni dalla portata profonda e condividendo ansie, paure, credo e speranze relative alle proprie esistenze. La pellicola è un vero e proprio Kammerspiel, letteralmente “dramma da camera”, poiché non vi sono scene d’azione o effetti speciali: tutto l’intreccio narrativo si dispiega grazie ai discorsi intessuti dai tre salesmen nella camera d’albergo, mostrando però come l’effetto dei loro discorsi possa lasciar trasparire i lati più fragili delle proprie personalità. Da quello che doveva essere un incontro lavorativo improntato sulle “funzioni” dei personaggi, ciò che ne fuoriuscirà sarà il lato più umano e intimo dei loro pensieri. “Wear Sunscreen” farà la sua comparsa durante lo scorrere dei titoli di coda, suggellando così la portata emotiva delle parole pronunciate dai protagonisti.