La scienza conferma: il frammento in cui si fa riferimento alla sposa del Cristo è antico e non un falso di età moderna.
Poco più di un brandello di papiro (circa quattro centimetri di altezza per nove di lunghezza) sul quale si dibatte da diversi anni, tra l’entusiasmo e lo scetticismo di quanti credono di avere tra le mani la chiave per svelare un segreto del passato contrapposti a coloro i quali sollevano ancora leciti sospetti. Adesso però giunge la conferma del mondo scientifico a porre fine alla controversia che va avanti dal 2012: dopo due anni di accurate indagini diagnostiche, la Harvard Divinity School ha infatti annunciato che il frammento in questione non sarebbe affatto un falso di età moderna ma che risalirebbe ad un arco di tempo compreso tra il VI ed il IX secolo. Il suo contenuto testuale, però, potrebbe essere ancora più antico: ma perché ci interessa tanto?
«Gesù disse loro, Mia moglie…»
Un documento dalle dimensioni ridottissime che, tuttavia, non deve essere apparso insignificante neanche al suo possessore: il frammento, infatti, è il frutto di una donazione avvenuta nel dicembre del 2011 a beneficio di Karen King, docente presso il prestigioso ateneo bostoniano, da parte di un anonimo. Nulla è noto a proposito del suo ritrovamento. Su quel che resta del volumen in papiro è impresso quello che è stato interpretato immediatamente come un riferimento ad un matrimonio del Messia della religione cristiana: «Gesù disse loro, Mia moglie…». Vergato in lingua copta, il testo potrebbe essere stato composto molto prima, tra il II ed il IV secolo, secondo gli studiosi.
L’esistenza del frammento venne resa nota pubblicamente per la prima volta nel settembre del 2012, in occasione dell’International Coptic Congress tenutosi a Roma. Tuttavia furono in molti a sollevare dei comprensibili dubbi sull’autenticità del reperto, il quale venne presentato come “Il Vangelo della moglie di Gesù” (The Gospel of Jesus’s Wife); la scelta del nome fu dettata dall’esigenza di distinguere il frammento e non certamente da una rivendicazione di status canonico. Le ricerche relative alla figura di “Gesù storico”, in effetti, vanno sempre più in direzione di una ricostruzione il più possibile “umana” dei tratti del Cristo: il problema, però, è stata la frequente interferenza di letteratura molto fantasiosa e di divulgazione estremamente popolare su un tema che resta piuttosto povero in fatto di documentazione storica. Insomma, il sospetto che il papiro potesse essere un falso di età moderna era contemplato: ed anche giustamente, dal momento che oggi la scienza offre tutti gli strumenti necessari per venire a capo di misteri come questo.
Il Vangelo alla prova del carbonio 14
E così, in oltre due anni, il “vangelo” è stato sottoposto ad esami di ogni tipo. In primo luogo si è proceduto con il radiocarbonio con una collaborazione tra l’Università di Harvard e il Woods Hole Oceanographic Institute: il risultato finale è stata una data compresa tra il 659 e l’859. Un ulteriore test condotto presso il Massachusetts Institute of Technology (MIT) ha confermato la composizione chimicamente omogenea del papiro, attraverso microspettroscopia FTIR. Gli esperti della Columbia University hanno fatto ricorso ad una tecnica chiamata spettroscopia Raman per determinare le caratteristiche dell’inchiostro utilizzato per i caratteri, stabilendone la compatibilità con altri inchiostri utilizzati tra il I e l’VIII secolo. Malcolm Choat della Macquarie University ha esaminato il frammento per offrire una perizia calligrafica indipendente. La diagnostica attraverso l’imaging multispettrale ha fornito altre informazioni significative a proposito della natura del frammento: grazie ad essa è stato infatti possibile escludere del tutto la possibilità di interpolazioni avvenute sul supporto scrittorio, che nel caso avrebbero potuto essere attribuite ad età successive al papiro stesso. Completate le meticolose ricerche, la Professoressa King ha quindi potuto appurare che l’evidenza dell’età e delle caratteristiche del papiro, dell’inchiostro, della scrittura, della lingua e dei contenuti ascrivono quasi certamente il frammento alla prima età cristiana: quindi il “Vangelo della moglie di Gesù” non è un falso.
Dunque Gesù era sposato?
Nonostante il riferimento, chiaramente, quello che hanno gli studiosi tra le mani è ancora troppo poco: non è certamente sufficiente per dare affermazioni definitive. Inoltre chiarirebbe soltanto in maniera parziale gli aspetti storici della figura di Cristo. Quello che però è assai rilevante è l’affermazione, tema principale del frammento, che anche donne come le madri e le mogli potevano essere discepole di Gesù: la Professoressa King ha infatti ricordato come il tema fosse stato caldamente dibattuto nei primi secoli dell’avvento del cristianesimo, mentre valori come il celibato e la verginità andavano incontro ad una valutazione sempre più positiva. «Questo frammento di Vangelo costituisce una buona ragione per riconsiderare quello che noi credevamo di sapere, costringendoci ad interrogarci sul ruolo storico di un eventuale matrimonio di Gesù nell’ambito delle controversie durante il primo cristianesimo legate al matrimonio, al celibato e alla famiglia» continua la Professoressa. Ma è davvero così semplice? Oppure stiamo rischiando, ancora una volta, di farci abbagliare da un mistero troppo affascinante e duraturo nel tempo, pur di trovare una risposta?
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