Ogni giorno, in ogni parte del Mondo, nelle sale riunioni aziendali, nelle assemblee comunali delle città, nelle scuole, nei Governi, le persone si riuniscono in gruppi per discutere su varie questioni e prendere delle decisioni. Più spesso di quel che si possa credere, molte di queste si rivelano infelici: le aziende falliscono, i governi si muovono in direzioni sbagliate (e mai come oggi questo è così attuale!) e le persone soffrono. Perché allora i governi talvolta, prendono decisioni così infruttuose per la comunità? In generale ciò può avvenire per svariati motivi, tra i più frequenti, il cosiddetto ‘pensiero di gruppo’, dove per quest’ultimo si intende un’unità decisamente più complessa della somma dei pensieri dei singoli individui. Comprendere come si formi un pensiero di gruppo e quali siano i meccanismi alla sua base, può essere utile per intervenire e rendere il processo decisionale più efficace, in funzione di una buona gestione della società.
Il pensiero di gruppo di solito si forma sulla base di affinità di valori tra i suoi membri. I gruppi sono il più delle volte costituiti da individui che si apprezzano, che si pongono in modo simile rispetto ad alcune questioni della vita, che si rispettano e via dicendo. E’ per questo motivo che quando si cerca di prendere una decisione, qualsiasi idea contraria che interferisca con il consenso generale, rischia di venire automaticamente rifiutata e svalutata.
Il portatore di un dissenso corre a sua volta il rischio di venire isolato e di mettere a repentaglio le sue relazioni all’interno del gruppo.
Dagli studi di psicologia sociale emerge chiaramente che le persone tendono rapidamente ad assumere la posizione di maggioranza e soprattutto, che le possibili alternative, nonché le prove che creano conflitto con la decisione maggioritaria, vengono ignorate o respinte. (Nemeth e Kwan, 1987).
Benchè il dissenso tenda a venire arginato, esso ha una funzione indispensabile all’interno del gruppo, ossia quella di avanzare delle critiche, offrendo al contempo alternative possibili e vigilando sulle conseguenze delle decisioni da prendere. Se si è motivati a prendere una buona decisione, è indispensabile saper accogliere il dissenso e le critiche, piuttosto che respingerle o scoraggiarne l’espressione stessa, come invece spesso accade. Le organizzazioni e le aziende tendono, infatti, ad assumere dipendenti che sanno “adattarsi” (i cosiddetti “sissignore”). La coesione del gruppo è vista come un valore in sé, ai fini della produttività. Il disaccordo viene facilmente interpretato come un attacco personale o un atteggiamento irrispettoso. I dissidenti rischiano così di venire espulsi dal gruppo e di diventare sempre più una specie in via di estinzione. Al contrario, il loro ruolo risulta indispensabile a patto che si impegnino ad evitare confronti gratuiti o basati su questioni personali, presentando le opinioni minoritarie in modo onesto, modulato e sincero.
La maggioranza, a sua volta, dovrebbe imparare a interpretare il dissenso come una possibilità in più per diminuire i rischi di una decisione, che pur essendo unanime, può essere comunque sbagliata. Ben venga dunque un dissenso costruttivo, che si esprima con critiche sincere e opzioni alternative, in grado di stimolare il gruppo ad approfondire, a riflettere e, in ultima analisi, a crescere.
Fonte: https://www.StudioCataldi.it