Si dice: “il propoli”, “la propoli”…o forse propolis?
Maschile o femminile?!
Premetto che a me piace più al femminile, secondo me suona meglio. Ma il mio gusto non conta…
Chi sostiene una versione chi l’altra, difendendola come se venisse leso l’amor propoli (ops, l’amor “proprio”). Intanto i non addetti ai lavori rimangono con un fumetto sulla testa, a forma di nuvoletta, con disegnato un grosso punto interrogativo.
Entrambi i modi sono corretti. Adesso sotterriamo le asce di guerra e spiegherò perché entrambe le diciture sono esatte.
Il Propoli – La forma maschile prende origine da due parole greche: “pro” “polis”, letteralmente: “davanti, di fronte alla città”. Con altre parole: “a difesa della città”. Questa locuzione deriva dall’osservazione del comportamento delle api. Queste particolarissime bestiole, infatti, utilizzano la propoli per restringere, sigillare e “disinfettare” il punto di ingresso all’alveare, alla casa delle api. Come una difesa verso l’esterno.
La propoli – La forma femminile, invece, prende origine dalle stesse due parole grafiche, “pro” “polis”, ma in questo caso derivanti dal latino, che significano: “per pulire”, “per verniciare”. Anche qui la dizione deriva dall’osservazione del comportamento delle api. La propoli, infatti viene usata anche per creare un piccolissimo film protettivo all’interno delle cellette che ospiteranno le uova dalle quali si svilupperanno le api. Lo scopo è quello di disinfettare “la culla” della futura ape.
Infine: qualcun’altro la chiama Propolis. In realtà questo è il nome antico, originario, sia latino che greco. Per cui sebbene sembri più “autorevole”, in realtà non è il nome italiano di questo meraviglioso prodotto delle api.
Concludendo: che ci si appelli al latino o al greco, con il vocabolo tradotto o nella sua forma originale, non si sbaglia mai. Ogni forma ha la sua spiegazione, il suo motivo di esistere, ed è anche bello: nomi diversi parlano di uno stesso particolarissimo prodotto.
Del resto ogni propoli, come ogni miele, è diverso dall’altro in base alle specie vegetali dalle quali è stato raccolto, in base all’epoca dell’anno e all’andamento climatico, oppure in base alla modalità con cui si raccoglie. E così via, come quasi tutte i frutti della natura. Spesso uguali ad altre, ma con caratteristiche peculiari che le rendono, nel loro piccolo, uniche.
Ad ognuno non rimane che scegliere il modo in cui ci piace di più chiamarla… io ho già scelto!
FONTE
Propoli
Propoli
La pròpoli è una sostanza resinosa che le api raccolgono dalle gemme e dalla corteccia delle piante. Si tratta quindi di una sostanza di origine prettamente vegetale anche se le api, dopo il raccolto, la elaborano con l’aggiunta di cera, polline ed enzimi prodotti dalle api stesse. Il colore può variare moltissimo nelle tonalità del giallo, del rosso, del marrone e del nero. L’odore è fortemente aromatico.
Etimologia
Il nome propoli, che può essere utilizzato sia al maschile (il propoli) che al femminile (la propoli), deriva dal greco πρόπολη: pro (προ, davanti) e polis (πόλις, città), ovvero “davanti alla città”. La parola, in senso figurato, assume il significato di difensore della città. Il termine è stato usato da Plinio il vecchio nella sua Naturalis historia e da Aristotele. Le api, infatti, lo utilizzano per difendere la loro città (l’alveare) dai pericoli che possono minacciarla: le malattie, i predatori. Vedi paragrafo Utilizzo da parte dell’ape.
Proprietà
La propoli ha proprietà:
- antibiotiche (batteriostatiche e battericide)
- anti-infiammatorie
- antimicotiche
- antiossidanti ed anti-irrancidenti
- antivirali
- anestetiche
- cicatrizzanti
- antisettiche
- immunostimolanti
- vasoprotettive
- antitumorali
La proprietà di maggiore rilievo consiste nell’avere tutte le proprietà sopra indicate concentrate insieme in un unico prodotto di origine naturale.
Origine
Esistono diverse teorie sull’origine della propoli. La più accreditata attualmente è quella formulata da Rosch che ha osservato le api raccogliere le resine dagli alberi con le mandibole per poi elaborarle con le zampe anteriori, mediane e posteriori fino a condurle nella borsa pollinica di quest’ultimo paio di zampe. Per evitare di imbrattarsi, l’ape produce enzimi specifici e rigurgita polline, impastando il tutto in pallottole più piccole rispetto a quelle di solo polline. Sia la raccolta che le operazioni per liberarsi del carico, eseguite con l’aiuto di altre api una volta che la bottinatrice rientra nell’alveare, richiedono diverse ore di lavoro. Tra i generi vegetali più produttivi da questo punto di vista, relativamente alle nostre latitudini, vengono annoverati Populus spp, Salix spp, Betula spp, Alnus spp, Pinus spp, Abies spp, Prunus spp. La teoria che ipotizza un’origine della propoli interna all’alveare è meno accreditata in quanto non è stata ancora dimostrata.
Composizione
È impossibile definire una composizione esatta ed universalmente valida della propoli in quanto estremamente variabile a seconda della vegetazione di origine, della stagione e di molti altri fattori. Nel corso di numerosi studi su propoli di varia origine sono stati identificati più di 150 diversi composti biochimici ed altri ne vengono scoperti ancora oggi. Per semplificare possiamo suddividere i principali componenti in cinque grandi gruppi:
- resine (45-55%),
- cera e acidi grassi (25-35%),
- oli essenziali e sostanze volatili (10%),
- polline (5%)
- composti organici e minerali (5%)
I flavonoidi
Particolare menzione merita il gruppo dei flavonoidi che sono contenuti in grande quantità nella propoli (fino al 20% del peso). L’ape modifica la struttura dei flavonoidi, originariamente presenti nelle piante, togliendo gli zuccheri contenuti nel composto organico grazie agli enzimi prodotti dalle loro ghiandole salivari. I flavonoidi hanno proprietà inibitrici degli enzimi che normalmente rimuovono il rivestimento proteico dei virus. Allo stesso modo riescono a bloccare il processo di reazione allergica impedendo la fuoriuscita di sostanze (istamina e serotonina) dalle cellule, fenomeno che accade in presenza di allergeni. I flavonoidi bloccano la produzione di prostaglandine all’origine del processo di invecchiamento.
Utilizzo da parte dell’ape
Le api utilizzano la propoli per rivestire le pareti interne delle celle utilizzate per la deposizione delle uova e l’allevamento delle larve. Viene utilizzato anche per chiudere le piccole fessure che non consentono il passaggio delle api (spazio d’ape) e per rivestire, mummificandoli, i cadaveri di animali morti all’interno dell’alveare (api e predatori) che le api non riescono ad espellere, per costruire barriere di difesa, per ridurre il foro di volo. In sintesi la propoli viene utilizzata insieme alla cera come materiale da costruzione, come isolante e come rivestimento protettivo per tutte le superfici interne dell’alveare. Dal punto di vista sanitario la propoli svolge le funzioni di antibiotico e antivirale.
Utilizzo da parte dell’uomo
È molto probabile che, presso gli Egizi, la propoli fosse una delle sostanze usate per la mummificazione (la “resina” che viene citata nelle fonti storiche). Più tardi è stato utilizzato come vernice per strumenti musicali dai maestri liutai, il più famoso dei quali è Antonio Stradivari. La propoli viene utilizzato in apiterapia, disciplina ancora relegata ad un ruolo di secondo piano all’interno delle medicine alternative, anche se negli ultimi anni si sono incrementati notevolmente gli studi scientifici da parte della medicina. Viene utilizzato anche nella produzione di caramelle e in soluzione alcolica contro il mal di gola e le infezioni orali. In virtù delle innumerevoli attività benefiche, prodotti a base di propoli sono ammessi anche in agricoltura per la difesa delle colture. In particolare, si sfruttano le seguenti azioni:
- Antisettico: contenimento di batteri e funghi (antibiotico naturale), accentuazione delle auto-difese delle piante, riduzione della formazione delle gommosi fisiologiche delle drupacee
- Protettivo: formazione di una pellicola cerosa idrorepellente di difesa sulla superficie dei frutti che ostacola lo sviluppo dei patogeni
- Cicatrizzante: rapido asciugamento e cicatrizzazione delle ferite provocate da tagli di potatura, eventi climatici, (grandine, vento, ecc.), punture di insetti.
- Attrattivo per le api: la caratteristica profumazione attrae gli insetti impollinanti favorendo una naturale fecondazione del fiore (la presenza di boro favorisce l’allungamento del budello pollinico).
Raccolta e produzione
La propoli si può produrre in due maniere radicalmente differenti. La raccolta naturale consiste nel rimuovere con un apposito raschietto tutta la propoli che le api hanno depositato in giro per l’alveare. L’operazione, detta raschiatura, permette di ottenere quantitativi moderati di scarsa qualità, poiché vengono inglobati anche pezzetti di legno, resti di api morte, cera e altre impurità. Tale metodo è quindi inadeguato per obiettivi commerciali e può essere adottato al massimo per il consumo familiare. La raccolta artificiale invece viene praticata con vari metodi e strumenti sperimentati dagli apicoltori nel tempo che permettono di ottenere propoli in quantità e qualità adeguata agli usi commerciali.
FONTE
La propoli: resina dalle mille virtù
La sostanza prodotta dalle api è un valido rimedio contro influenze e infiammazioni varie del corpo umano
La propoli è uno dei prodotti dell’alveare più noti e utilizzati, preceduto per notorietà soltanto dal miele. Si tratta di una sostanza che le api producono elaborando con le loro secrezioni salivari ed enzimatiche le resine di alberi come pioppi, betulle, frassini e abeti. Il termine propoli deriva dal greco “pro” ovvero “davanti, a difesa” e “polis” ovvero “città” proprio ad indicarne l’uso che le api fanno di questa preziosa sostanza: il termine infatti fu utilizzato per la prima volta da Plinio il Vecchio nel suo “Naturalis Historia” per indicare come le api usassero la propoli come sistema di difesa dell’alveare (la loro “città”) nei confronti di predatori ed infezioni.
Questa resina infatti viene utilizzata per sigillare fessure, rivestire le pareti dell’alveare soprattutto quelle delle celle adibite alla produzione di uova in modo tale da proteggere le larve da infezioni ed aggressioni. Il colore della propoli è variabile dal giallo/bruno al marrone scuro, a seconda della zona di produzione, della composizione e dell’albero di provenienza, ma altrettanto variabili sono il sapore (da amaro a più dolciastro) e l’odore (più o meno aromatico). I principali costituenti della propoli sono balsami e resine (oltre il 50%), cere, oli essenziali, polline, flavonoidi (in particolare pinocembrina e galangina), acido caffeico, vitamine e sali minerali. Dal punto di vista terapeutico la propoli presenta numerose proprietà scientificamente dimostrate.
Grazie alla sua azione antibatterica e antivirale è un composto indicato per affrontare i malanni influenzali già a partire dalle prime avvisaglie: i sintomi di raffreddore e influenza, tra cui laringiti, tonsilliti, febbre, mal di gola possono infatti essere alleviati grazie ai principi attivi della propoli che, agendo anche come stimolanti del sistema immunitario, favoriscono un’immediata ripresa dell’organismo. Ma la propoli si è rivelata anche un valido rimedio per afte e stomatiti: sciacqui e toccature a base di propoli sono infatti un vero toccasana per i disturbi gengivali e dentali!!
La sua attività cicatrizzante, blando anestetica e antinfiammatoria la rendono inoltre un valido rimedio in caso di ustioni e alterazioni cutanee; di spicco anche la sua attività nei confronti dell’herpes labiale, della candida ed in caso di cistiti (può essere usata efficacemente anche per effettuare sciacqui locali). In erboristeria oltre alla classica tintura ritroviamo numerosi prodotti a base di questa preziosa sostanza: dagli sciroppi agli spray, dalle caramelle alle pomate, fino a prodotti cosmetici specifici. Quindi la propoli può essere utilizzata in maniera piuttosto ampia e con totale tranquillità: andrebbe però evitata nei bambini al di sotto dei 3 anni, nei soggetti allergici a pollini e veleno d’ape, e nelle donne in gravidanza ed allattamento (salvo diverso consiglio medico) .
Il consiglio dell’erborista: il dosaggio medio per l’uso interno in un soggetto adulto è di circa 25-35 gocce di estratto idroalcolico, tre volte al giorno, diluite in un po’ d’acqua o anche in tisana; in caso di herpes labiale, ulcerazioni e ustioni cutanee è invece sufficiente diluire poche gocce di propoli in olio vegetale o in una crema base, applicando sull’area interessata anche più volte al giorno. Poche gocce di propoli diluite in acqua possono infine essere utilizzate per effettuare gargarismi o sciacqui locali (in caso per esempio di disturbi gengivali, della gola oppure in caso di candida o cistite).
FONTE
I consigli dispensati NON SONO IN ALCUN MODO DA RITENERSI DI VALORE MEDICO/PRESCRITTIVO. Le informazioni fornite sono a scopo puramente divulgativo e informativo, pertanto non intendono in alcun modo sostituirsi a consigli medici. In presenza di patologie occorre sempre consultare il proprio medico.