Famiglia: i coniugi devono per forza avere la stessa residenza per non violare l’obbligo di coabitazione? E quali sono gli effetti sul pagamento delle tasse?
In ogni famiglia può succedere che il lavoro costringa i coniugi a non vivere nella stessa casa: ma due persone sposate possono avere residenze diverse? Secondo la legge, sì: la presenza di due residenze anagrafiche non implica automaticamente la violazione dell’obbligo di coabitazione. Si tratta infatti di aspetti differenti: la coabitazione è un dovere imposto dal diritto di famiglia, la cui violazione comporta implicazioni, ad esempio, sull’addebito della separazione; la residenza invece indica soltanto il luogo in cui una persona dimora abitualmente (e assume rilevanza a fini fiscali). Riguardo alle tasse, il fatto di avere residenza diversa ha effetti diversi caso per caso.
I coniugi con residenze diverse
Accade spesso nella realtà familiare che due persone sposate siano costrette a vivere in città diverse, ad esempio per esigenze lavorative. Che succede in questo caso secondo la legge? Il nostro codice civile impone ai coniugi l’obbligo della coabitazione [1]. Tuttavia, bisogna distinguere tale dovere dalla possibilità di avere una residenza anagrafica diversa. La coabitazione, infatti, è un obbligo reciproco che discende direttamente dal diritto di famiglia. Esso è volto (unitamente ai doveri di fedeltà, di assistenza morale e materiale e di collaborazione) a valorizzare l’unità familiare intesa come progetto comune di vita. Di conseguenza, se uno dei coniugi viola l’obbligo di coabitazione, ciò potrà essere ad esempio causa di addebito della separazione, con tutto quello che ne deriva in tema di alimenti e affidamento dei figli.
Il fatto di avere due residenze diverse è fatto totalmente diverso, in quanto non implica necessariamente l’assenza di unità familiare. Anzi, questa soluzione potrà essere necessaria e inevitabile per motivi di lavoro e, quindi, proprio per assolvere i doveri di collaborazione e contribuzione alla vita familiare che la legge richiede alle persone sposate. Dunque, alla domanda va data risposta affermativa: i coniugi possono avere residenze diverse.
Se uno di essi chiede all’anagrafe di spostare la propria residenza, l’ufficiale preposto non può rifiutare la richiesta per il solo fatto che si tratta di una persona sposata. Al massimo, compete all’anagrafe la verifica dello stato di fatto (ossia accertare che il soggetto dimori effettivamente nella nuova casa). Il funzionario dell’anagrafe non potrà mai entrare nel merito della scelta di abitare in case differenti, valutando se ciò configuri o meno violazione dei doveri matrimoniali. Egli accerterà solamente la situazione di fatto e registrerà i coniugi in due residenze diverse.
Residenze diverse: gli effetti sulle tasse
La residenza della famiglia assume importanza a fini fiscali: se i coniugi hanno residenze diverse, si pone il problema di quale va considerata «abitazione principale» per godere delle agevolazioni Imu e Tasi. Queste due imposte, infatti, non si pagano sulle abitazioni principali, mentre vanno versate per la seconda casa.
Ai fini tributari, la legge considera «abitazione principale» il luogo in cui i coniugi hanno la residenza anagrafica e la dimora abituale. Che succede quindi se vivono in case diverse? La soluzione è diversa a seconda dei casi [2]. In particolare:
se i coniugi hanno due residenze nello stesso comune, verrà considerata abitazione principale solo uno dei due immobili, mentre sull’altro andranno pagate regolarmente Imu e Tasi. Lo scopo è quello di evitare elusioni della legge fiscale: in pratica, i coniugi potrebbero iscrivere due residenze diverse nello stesso comune per pagare meno tasse (se si considerassero entrambe abitazioni principali, su tutte e due le case ci applicherebbero le agevolazioni fiscali);
se invece i coniugi hanno due residenze in comuni diversi, è astrattamente possibile che entrambe le case vengano riconosciute come abitazioni principali: in questo caso non c’è rischio di elusione della legge, in quanto si presume che uno dei coniugi si sia trasferito in un’altra città per motivi lavorativi.
La questione è trattata da una recente sentenza della Cassazione [3], per il cui approfondimento si rimanda agli articoli Agevolazioni prima casa se i coniugi hanno residenza diversa e Agevolazioni prima casa: obbligo di residenza per entrambi i coniugi?
Quanto al pagamento del canone della televisione, invece, si precisa che in ogni caso, se i coniugi hanno residenze diverse, dovranno pagare due tasse distinte (purché ovviamente siano presenti apparecchi televisivi in entrambe le case).  [NOTA DI SETTEMBRE 2020: ora non è più così!]
note
[1] Art. 143 cod. civ.
[2] Circolare ministero dell’Economia e delle Finanze n. 3/df/2012 del 18.05.2012.
[3] Cass. sent. n. 13334/2016 del 28.06.2016.
FONTE